Recensione: Horror Music Vol.3 B-Sides & Outtakes 2012-2022

Di Stefano Ricetti - 31 Marzo 2023 - 10:31

Più di quarantacinque anni di storia sul groppone (sono nati nel 1977), sebbene non continuativa, giustificano ampiamente il fatto di far uscire, di tanto in tanto, degli album che fungano da compendio in riferimento a un determinato periodo.

La discografia dei Death SS, pressoché da sempre, è stata caratterizzata, oltre che dalle uscite ufficiali con tutti i Sacri Crismi, anche da una miriade di realizzazioni a corollario, nella fattispecie una selva di singoli, Ep, box e pubblicazioni in edizione limitata dai contenuti speciali.

Materiale che ovviamente il numerosissimo pubblico pluri-affezionato non si è mai fatto mancare a differenza dei semplici appassionati, sì fan dei Death SS ma assolutamente non completisti. Gente che mediamente ha seguito la parabola artistica del combo di Steve Sylvester limitandosi all’acquisto dei vari full length, concedendosi le varianti di cui sopra solo sporadicamente.

Dopo Horror Music Vol.1 del 1996 e Horror Music Vol.2 del 2014 e del 2016 è ora la volta di Horror Music Vol.3 B-Sides & Outtakes 2012-2022, una raccolta griffata Lucifer Rising/Self Distribuzione che ingloba sedici brani tratti dalle B side dei singoli e dalle bonus track pubblicate dalla band fra il 2012 e il 2022, ossia l’insieme delle canzoni in versione rimasterizzata mai pubblicate sui dischi “ufficiali” della band nel periodo indicato. Un arco temporale che si può tranquillamente definire come “quello della resurrezione”, dal momento che con il disco The Seventh Seal del 2006 si erano conclusi, di fatto, i “Sette Sigilli” che nell’idea primigenia del gruppo dovevano sentenziarne il cammino. L’album “Resurrection” del 2013, nomen omen, ha poi nel concreto dato il via a un nuovo corso del gruppo, svincolato da antichi patti inviolabili, un momento caratterizzato da una libertà estrema di espressione e di manovra, benché, beninteso, i Death SS abbiano sin dal ’77 dimostrato di non voler mai essere uguali a se stessi.

Il prodotto è disponibile sia nel classico Cd gatefold con maxi-booklet  di otto pagine, in ossequio alla tradizione Horror Music, che a doppio vinile gatefold sempre accompagnato dal maxi-booklet.

La recensione in oggetto riguarda la prima versione.

In continuità con il passato, la confezione e l’allestimento si confermano di alta qualità, la copertina apribile a doppia anta è quella tipica del formato a 33 giri, con le due facciate interne ad appannaggio dei testi di tutte le canzoni e la back cover dedicata alla scaletta dei brani, con la specifica per ognuno riguardo la provenienza. La tasca di sinistra contiene il maxi libretto di otto pagine mentre quella di destra funge da alloggiamento per il massiccio cartonato nero con al centro l’incastro in plastica rigida per contenere il Cd.

Per quanto afferente il maxi booklet, dalle dimensioni generose (30 cm x 30 cm), esso riporta un testo di due pagine sia in italiano che in inglese che racconta la storia del gruppo e ne inquadra il periodo storico riferito alla raccolta, a firma Gianni Della Cioppa. Nelle due centrali è ricompresa una davvero suggestiva  carrellata delle copertine delle uscite dei Death SS dal 2012 a oggi, fra singoli, album e Dvd, ove spicca l’avvento della connotazione fumettistica nelle grafiche, una novità assoluta per la band. Il resto è occupato dalle note tecniche, dalle varie line-up del gruppo e da alcune foto della band in posa, nei diversi anni.

Musicalmente, nonostante l’estrema eterogeneità del materiale contenuto dentro Horror Music Vol.3 B-Sides & Outtakes 2012-2022, fra numerose cover e pezzi propri è stupefacente verificare quanto esista un sottilissimo fil rouge a collegare il tutto. Una pulsione strisciante capace di accomunare canzoni apparentemente agli antipodi quali “Fallen Angel” dei Bulldozer e “Temptation” degli Heaven 17 che nella loro versione Death SS paiono (quasi) azzerare la distanza stilistica oggettiva che le contraddistingue.

Lo spettro d’azione della band dell’ultimo decennio è ben rappresentato all’interno dei sedici estratti, si passa dalle suggestioni cinematografiche di “The Swing” all’allure new wave della gotica “The Wizard” sino ad arrivare al brano-ponte col passato, incarnato da “Until Afterlife”. Non manca, e ci sarebbe da stupirsi del contrario, l’attacco in classico stile heavy metal sprigionato da “Jingle Hells”, un brano interpretato in comunione con i sodali Bulldozer. Ad aprire la rassegna “Panting Breath” che, come già riportato dallo scriba su queste stesse pagine, a suo tempo fu scritta da Aldo Polverari, primo tastierista dei Death SS e grande amico di Sylvester, personaggio atipico, a proprio modo emblema degli eccessi degli anni ‘80, sia nel bene che nel male. Un pezzo liquido tipico di una colonna sonora, che rende  onore alla infinita creatività di Aldo, purtroppo prematuramente scomparso nel 1995. Tornando alle varie cover, ce ne sono un po’ per tutti i gusti, a partire da “Cat People” di Bowie, seguita da “20th Century Boy”  dei T. Rex per poi approdare al classico hard rock di “Gates Of Babylon” (Rainbow) e Godzilla (Blue Oyster Cult).

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

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