Recensione: Horror Music Vol. II – Singles, Outtakes & Rare Tracks – 1997/2007
L’ultimo comunicato stampa dei Death SS recita:
era il 6 giugno 1996 quando uscì in tutti i negozi di dischi ‘Horror Music – The Best of DEATH SS’, prima raccolta ufficiale e prima uscita della Lucifer Rising Record, etichetta discografica creata dallo stesso Steve Sylvester in collaborazione con Vittorio Lombardoni della Self Distribuzione. A celebrazione del suo ventesimo compleanno, l’etichetta presenta ora il secondo volume intitolato: ‘Horror Music Vol. II – Singles, Outtakes & Rare Tracks – 1997/2007′. “Un doppio LP più doppio CD speciale Gold, che riunisce hits, outtakes e rare B-side della decade successiva, dal 1997 al 2007, il tutto corredato da un Maxi booklet di 8 pagine a colori e racchiuso in un una lussuosa confezione gatefold rifinita in oro in edizione limitata e numerata di 999 copie”.
Vent’anni fa, appunto, vedeva la luce Horror Music – The Best of Death SS, quindici canzoni racchiuse in un Cd alloggiato all’interno di una arrapante confezione per 33 giri. Il pacchetto comprendeva anche otto “vere” pagine – il formato era appunto quello classico per Lp, quindi con il giusto spazio a disposizione per poter confezionare qualcosa di artistico – nelle quali il giornalista Beppe Riva, abbinandola a belle foto, raccontava la storia della band, sia in lingua italiana che in lingua inglese. Al netto di qualche omissis, come è inevitabile che accada in questi casi, nel momento in cui si è alle prese con una ridda di pezzi killer fra i quali operare delle scelte, l’obiettivo di fotografare quanto fatto fino a quel momento da parte del Combo Maledetto riuscì più che bene, grazie anche a un paio di chicche poste sul finale del lavoro: “Black & Violet e Chains of Death”, entrambe totalmente risuonate e passate agli annali come version ‘95.
Come ben si sa, poi, le vicende dei Death SS continuarono alla grande, inanellando una serie di album che fecero molto parlare di sé: “Do What Thou Wilt” (1997), “Panic” (2000), “Humanomalies” (2002) e “The 7th Seal” (2006). Dischi controversi che in dieci anni, apparentemente, rivoltarono come un calzino sia l’immagine che l’attitudine della band, a quel punto non più inscrivibile all’interno dei soli ambiti legati all’heavy metal classico e al Doom. D’altronde l’inquietudine artistica di un personaggio come Steve Sylvester è cosa risaputa, così come la sua propensione ad andare oltre gli schemi mentali precostituiti. Sempre meno le certezze legate al passato remoto, quindi, a partire dall’utilizzo di un nuovo logo e apertura all’Elettronica, al Dark Industrial e all’effettistica d’avanguardia. Un’opera di rivoluzione interna epocale che diede una scossa all’intero panorama musicale italiano e che riuscì miracolosamente a convertire anche qualche die hard fan della prima ora, in virtù di un percorso a proprio modo coerente fatto di scelte coraggiose rivolte al futuro, anticipatrici – e pure bellamente scopiazzate da personaggi d’oltrefrontiera, che ci costruirono sopra una mirabolante carriera – ma che mai e poi mai recisero del tutto il nero cordone ombelicale con il primo, catacombale periodo di vita del gruppo.
“Horror Music Vol. II – Singles, Outtakes & Rare Tracks – 1997/2007”, messo sul mercato dalla Lucifer Rising Record riprende a aggiorna, in una veste grafica e realizzativa finalmente degna di un prodotto Death SS, quanto licenziato nel 2014 dalla messicana Under Fire Records con l’aggiunta di due ellepì rispetto al prodotto originario. Il succoso packaging, nonché oggetto della recensione, fornisce un quadro esauriente ed esaustivo di quanto realizzato dal combo di Steve Sylvester nei dieci anni rappresentati nel titolo. Incarnando il naturale seguito di “Horror Music I” del ’96, questo nuovo lavoro prevede due Cd ottimamente alloggiati in una confezione a doppio ellepì apribile, con all’interno i testi di tutti i trentun brani previsti, i due vinili di cui sopra con un estratto di diciannove dei brani presenti e, per finire, un libro di otto pagine a grandezza Lp con la storia del gruppo di quel decennio raccontata dal “Nostro” Stefano Ricetti detto Steven Rich in lingua sia italiana che inglese, accompagnata da foto e disegni a tema.
Molti dei brani citati all’interno del narrato sono presenti nei due cd, a costituire una ipotetica colonna sonora da spararsi idealmente durante la lettura delle vicende legate al combo di stanza a Firenze: “Baron Samedi”, “Scarlet Woman”, “Hi-Tech Jesus”, “Panic”, “Lady of Babylon”, “Transylvania” e “Sinful Dove”. Brani innovativi, certo, ma a scanso di equivoci, a testimoniare che quando c’è da pestare duro i Death SS ci sanno sempre fare, alla grande, “Horror II” piazza in scaletta due mazzate di heavy fucking metal possente e veloce del calibro di “Straight to Hell” e “Guardian Angel”, con quest’ultima scritta da SS insieme con Andy Panigada dei Bulldozer, altro Signore del rumore made in Italy.
Una raccolta che come secondo nome fa “Singles, Outtakes and Rare Tracks” non poteva di certo esimersi dal dispensare chicche su chicche, ove la parte del leone la fanno varie cover interpretate dai nostri, fra le quali svettano il classicone “Come to the Sabbat” dei Black Widow – finalmente presente e per errore sostituito da In Ancient Days nella versione messicana dell’uscita – e “The Four Horsemen” degli Aphrodite’s Child, canzone tratta dall’album “666 (The Apocalypse of John, 13/18)” del 1972 con Demis Roussos, purtroppo scomparso il 25 gennaio 2015, alla voce.
Vengono poi passati al setaccio pezzi appartenenti ad Atomic Rooster, High Tide, D-A-D e The Gun più altre primizie, oltre a qualche episodio evitabile, andando a comporre l’ossatura dei due dischetti ottici atti a disegnare il perimetro artistico di una band mai doma: “Magick”, brano da “Rock Arena”, la dissacrante e divertente “Crazy Horses” degli Osmonds (1972) per arrivare al Pop imbastardito di “Love Resurrection” (Alyson Moyet, 1984), che definire sfidante suona quasi come un eufemismo, a segnare uno fra gli episodi più interessanti di “Horror II”.
Tornando ai Death SS autori, da segnalare la sana e benefica porzione di Horror cinematografico garantita da “Thrillseeker”, la pesantezza atavica contenuta in “The Book of the Law” e “La Voie Lactée”, canzone straniante, magnetica, ove Sylvester e sodali esprimono il mistero ancestrale contenuto nel loro Dna.
In definitiva questa “Horror Music Vol. II – Singles, Outtakes & Rare Tracks – 1997/2007”, giustamente realizzata in una confezione premiante è uscita stuzzicante, particolare, che traccia un decennio di storia di una band che costituisce un unicum non solo a livello italiano. Acquisto obbligatorio per i numerosi ultras dei Death SS, ma non solo…
Fabio Vellata