Recensione: Hostile Defiance
Gli Exumer sono vecchi leoni che sanno tendere i loro agguati con sagace esperienza. Uno di questi è ‘Hostile Defiance’, che sarà reso disponibile dal 5 aprile 2019 via Metal Blade Records, loro ultimo album, quinto della loro scaletta iniziata nel 1986 con quel bombardamento sonoro che è ‘Possesed By Fire’.
Da allora in casa Exumer sono cambiate tante cose: modifiche di lineup, anche sostanziali, come quando il leader Mem Von Stein è stato sostituito dall’americano Paul Arakari, con il quale hanno inciso, nel 1987, lo storico ‘Rising From the Sea’ e poi scioglimenti, pause di riflessione, ricongiunzioni con il ritorno di Von Stein … fino al 2016, quando la band ha sfornato ‘The Raging Tides’ e si è finalmente assestata.
E’ infatti con la stessa formazione che hanno inciso il successivo ed ultimo lavoro, ‘Hostile Defiance’ appunto.
Il nuovo album non solo non smentisce la loro natura e bravura ma ne dimostra la crescita (eh si! Si può crescere ancora pur essendo nel giro da trentaquattro anni e passa) avendo gli Exumer introdotto ritmiche più variabili, rispetto al passato, e linee melodiche per loro nuove, con addirittura una traccia, ‘King’s End’, nella quale è stato usato il synth come strumento riempitivo (se la memoria non m’inganna l’unica della loro carriera).
Il tutto senza diminuire di un Watt la potenza sonica, rimanendo cattivi come l’aglio ed aggressivi come cavalieri che caricano coraggiosamente all’arma bianca travolgendo ogni cosa.
Velocità e cambi frenetici di tempo dominano il platter, senza che vi siano pause, arpeggi, aperture introduttive e simili. Non c’è tregua, il ‘battere e percuotere’ è continuo, diretto e non dà fiato. Al contempo buone linee melodiche aprono ad assoli grintosi ed a refrain coinvolgenti, rendendo i componimenti dinamici ed esplosivi.
Un album che esprime il talento ed il lavoro fatto dagli artisti, che sono riusciti a rinnovarsi rimanendo se stessi.
Il primo siluro che viene lanciato è quello che dà il nome all’album: ‘Hostile Defiance’, la cui deflagrazione apre un cratere enorme: veloce ed incandescente è come lava che cola senza poter essere fermata fino ad infrangersi contro le rocce, rappresentate da un granitico quanto melodico refrain.
La seguente ‘Raptor’ non è da meno: intrisa di Hardcore è potente e strafottente, con strofe violente quanto epiche.
La testa continua a scuotere ascoltando ‘Carnage Rider’, super veloce e diretta, con rallentamenti feroci e violenti mentre ‘Dust Eater’ lascia piacevolmente stupiti per la sua ritmica alla Accept vecchio stile ed il tempo cadenzato che deflagra. A parere del sottoscritto un vero gran pezzo.
‘King’s End’, di cui si è accennato sopra, è durissima e feroce mentre ‘Descent’ è un pezzo cadenzato e massiccio, che pesta come il maglio di un fabbro indiavolato che lavora incessantemente nella sua fornace infernale.
‘Trapper’ è carica d’odio mentre ‘The Order of Shadows’ ha toni quasi punkeggianti che s’induriscono trasformandosi in un fragoroso Thrash.
Diminuiscono di qualità gli ultimi due pezzi composti dal combo: ‘Vertical Violence’ e ‘Splinter’, potenti, veloci ma scontati. Peccato.
Chiudono il lavoro le cover di ‘He’s a Woman – She’s a Man’ degli Scorpions (da ‘Taken By Force’ del 1977) e ‘Supposed to Rot’ degli Entombed (da ‘Left Hand Path’ del 1990).
Non c’è altro da aggiungere: gli Exumer, con ‘Hostile Defiance’, non si smentiscono, anzi … migliorano come whisky sapientemente distillato che viene lasciato invecchiare a dovere. Rappresentano, insieme agli altri gruppi della ‘vecchia guardia’ ancora in auge, dai Destruction agli Overkill, per citare due nomi tra i tanti, l’essenza del vero Thrash Metal, quello ribelle ed aggressivo, quello che non cambierà mai …