Recensione: House Of Insanity
Non ha certo bisogno di presentazioni Chris Caffery, chitarrista il cui nome
è legato in qualche modo agli storici Savatage, con i quali ha messo la propria
firma (sopratutto a livello esecutivo) in vere e proprie perle del calibro di Gutter
Ballet, Dead Winter Dead e The Wake Of Magellan. Dopo i vari (anche se non
tantissimi) impegni con la Trans-Siberian Orchestra e alcune collaborazioni, tra
le quali l’ultima con il singer Tim “Ripper” Owens per il disco
Play My
Game, il chitarrista statunitense torna, quest’anno, con la sua terza fatica
ufficiale da solista che risponde al nome di House Of Insanity.
Che Caffery non sia mai stato tutto questo gran talento lo si sapeva già: buon
esecutore, ma non del tutto indispensabile dal punto di vista compositivo già ai
tempi dei Savatage. Se l’esordio
Faces/God
Damn War era stato in qualche modo positivo e degno di
nota, il successivo
Pins And
Needles, escluso qualche episodio isolato, metteva già in mostra tutti
quelli che sono i limiti compositivi del chitarrista statunitense. Non ne fa
eccezione, ahimè, nemmeno questo nuovo House Of Insanity, disco
che, come avremo modo di vedere, purtroppo riesce a fare acqua da più o meno
tutte le parti.
Poca, pochissima incisività delle chitarre, songwriting che manca di freschezza
e originalità ed una voce che, nonostante i netti miglioramenti rispetto agli
esordi, riesce ancora a far storcere non poco il naso. Sono infatti questi i
difetti principali di questo nuovo studio album di Caffery, il quale si
avvale sì di una produzione moderna e curata nei minimi dettagli, ma che non
basta sicuramente a rendere accettabile la proposta musicale dell’artista
americano. Eppure l’iniziale Seasons Change fa ben sperare per
quelle che saranno le sorti di questa terza fatica in studio: riffing duro e
diretto al punto giusto, linee vocali buone e convincenti (tenendo comunque
conto dei limiti già citati) e un ritornello altamente melodico e che si stampa
subito in mente. Ma le vere e proprie note dolenti arrivano già con l’arrivo della
successiva House Of Insanity, title-track del disco che comincia
anch’essa nel migliore dei modi, per poi perdersi in una seconda parte piuttosto
banalotta e al limite del soporifero. Sulla stessa linea anche il restante della
tracklist, composta da una serie di brani privi di originalità e che faticano
già a decollare nel corso del primo giro del lettore. Zero sussulti quindi, e
tante occasioni sprecate che danno alla luce una serie di brani incapaci di fare
presa diretta sull’ascoltatore, nemmeno quando a prendere possesso del microfono
è Zachary Stevens, presente in qualità di ospite su Solitaire.
A corredare il tutto c’è la chiusura affidata alla discutibilissima Get
Up, Stand Up, cover di Bob Marley qui riproposta in una versione
in chiave metal decisamente fuori luogo.
Inutile aggiungere altro a quanto già detto; House Of Insanity
è semplicemente un disco scialbo, composto senza ispirazione, privo di
personalità e incapace di convincere in pieno anche dopo svariati giri del
lettore. Release tranquillamente trascurabile quindi, tenendo comunque conto
che il mercato musicale offre prodotti ben più interessanti e convincenti, anche
ad opera di band meno blasonate.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Seasons Change
02 House Of Insanity
03 I Won’t Know
04 The Fleas
05 Madonna
06 Big Brother
07 Back’s To The Wall
08 Solitaire
09 I’m Sorry
10 Shame
11 Winter In Hamburg
12 No Matter What
13 Get Up, Stand Up (Bob Marley Cover)