Recensione: House of the Black Geminus

Di Gianluca Fontanesi - 2 Luglio 2024 - 0:57
House of the Black Geminus
Band: Akhlys
Etichetta: Debemur Morti
Genere: Black 
Anno: 2024
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

Sono passati quattro lunghi anni dall’uscita di Melinoë e il disco non ha ancora smesso di essere suonato in lungo e in largo dai nostri riproduttori preferiti. Nel frattempo però, Naas Alcameth non è rimasto con le mai in mano arrivando a concepire, dopo qualche tour, un nuovo capitolo delle sue allucinanti scorribande sonore. House of the Black Geminus, il quarto sigillo targato Akhlys, è finalmente nelle nostre mani; cronaca di un capolavoro annunciato?

I primi due brani sono in grado di arare un campo. The Mask of Night-speaking e Maze of Phobetor proseguono il discorso di Melinoë con una potenza e una cattiveria che sarà difficile da bissare in futuro. Ciò che esce dalle casse è inaudito. Le coordinate artistiche non sono cambiate di un millimetro e ci si ritrova ancora in quel luna park maledetto gestito dal sonno e dal suo esercito di mostri, col solito riffing tagliente e beffardo e una sezione ritmica che sembra gestita da due batteristi. Eoghan fa paura, e offre una prestazione anche superiore a quella registrata nel precedente lavoro.

Through the Abyssal Door si rivela un esperimento interessante, che va a rallentare notevolmente il metronomo concentrando tutta la forza distruttiva sull’atmosfera malsana e disturbante che ormai è un vero e proprio marchio di fabbrica della band statunitense. Un’altra costante dei dischi degli Akhlys è il brano ambient, che è sempre posto come spartiacque a metà della tracklist  ed è sempre un po’ come un ritorno alle origini (il primo album, Supplication, era completamente ambient). Black Geminus scava quindi un solco rilassando l’ascoltatore per qualche minuto ma tenendolo sempre sul chi vive e preparandolo al gran finale.

Sister Silence, Brother Sleep rappresenta una piacevole sorpresa: un brano sì molto aggressivo ma melodico. Naas Alcameth è in grado di padroneggiare il black metal in tutte le sue forme e in quest’opera ne esce in grande spolvero. Eye of the Daemon – Daemon I con buone probabilità è il brano più debole del lotto: si punta sulla solita aggressività ma senza momenti memorabili ed è un peccato. Probabilmente sarebbe stato meglio concludere con Sister Silence, Brother Sleep, che è musicalmente molto più epica e avrebbe rappresentato meglio il finale dell’opera.

Sono comunque dettagli, perchè House of the Black Geminus rimane un disco fantastico e dal valore artistico altissimo come il suo predecessore. Melinoë, nonostante rimanga un capolavoro inarrivabile, ha comunque tracciato una linea ben chiara nella carriera di Naas Alcameth. Akhlys era partito come un progetto in studio senza troppe pretese ed è diventata una band vera e propria nel corso del tempo; Nox Corvus alla chitarra va qui a completare il quadretto e il songwriting ne giova. House of the Black Geminus ha un’impronta più live e più votata all’impatto; le composizioni, nonostante la lunghezza, sono comunque strutturalmente accessibili e in grado di non annoiare praticamente mai, svelando all’ascoltatore dettagli sempre nuovi ad ogni passaggio.

Il nome Akhlys oggi è un’eccellenza: fa parte di quelle band recenti che sono riuscite, in un modo o nell’altro, ad alzare l’asticella di un genere che, tra un Satana 1 e un Satana 2, aveva bisogno di nuovi stimoli. Akhlys oggi non è solo black metal, è IL black metal.

Ultimi album di Akhlys

Band: Akhlys
Genere: Black 
Anno: 2020
90