Recensione: Human Device

Di Eugenio Giordano - 7 Maggio 2004 - 0:00
Human Device
Band: Dreamaker
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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30

Gli spagnoli Dreamaker sono il frutto del divorzio artistico occorso in seno ai notori Dark Moor, all’epoca la band iberica giustificò l’accaduto con insanabili divergenze sulla direzione artistica da seguire in futuro e in effetti ascoltando questo “Human device” si comprende quanto fossero differenti le idee musicali dei defezionari Elisa C. Martin, Albert Maroto e Jorge Saez che decisero di lasciare i Dark Moor.

Francamente non ho idea di dove vogliano parare i Dreamaker, in effetti questo disco di debutto si presenta come un lavoro di difficile catalogazione che unisce gli stilemi tipicamente power ereditati dai Dark Moor a influenze sonore disparate che spaziano dal metal americano allo swedish metal degli ultimi anni. Vi garantisco che a livello tecnico questi cinque spagnoli hanno poco su cui essere criticati e senza dubbio il disco mostra una preparazione musicale invidiabile e una tecnica esecutiva impeccabile. La produzione del disco è giocata su schemi chitarristici dalle tinte ritmiche molto marcate e su una alternanza di soluzioni sonore che dimostrano quanto i Dreamaker sentano l’esigenza di evolversi e sperimentare nuove possibilità. La voce di Elisa C. Martin abbiamo già avuto modo di conoscerla con i Dark Moor e i francesi Fairyland e anche in questo caso la cantante spagnola mostra di meritare la fama che negli anni ha progressivamente guadagnato sebbene in più passaggi la musica dei Dreamaker sembri inadeguata rispetto alla timbrica femminile della nostra Elisa. Quello che non ho digerito di questo esordio è una complessiva e sconcertante pochezza compositiva che finisce per generare poco più che pezzi vagamente ispirati e apprezzabili che ben presto finiscono con l’annoiare l’ascoltatore in maniera innegabile. In più la band spazia con fin troppa facilità tra atmosfere melodiche e spunti ritmici che non fanno altro se non confermare la mia generale sensazione di fondo e il sospetto di un certo desiderio commerciale alla base di tutto il platter.

Non aspettatevi in incipit a tutta birra perchè i Dreamaker pensano bene di piazzare un mid tempo in apertura e con “Eye of the storm” già si percepisce una certa mancanza di direzione generale sebbene il ritornello si riveli convincente. Più aggressiva e claustrofobica “Nightmare factory” è un pezzo ibrido e sperimentale che mi ricorda a tratti gli Angel Dust ma che non possiede di certo l’appel ispirato della storica band tedesca. Melodica e decisamente power oriented “Without angels” gioca su linee vocali dalla facile presa che non convincono in pieno chi cerca musica matura e ambiziosa come il sottoscritto. Con “Killing” sfioriamo l’assurdo passando da un genere all’altro, qui siamo di fronte a un brano che poteva stare benissimo su un disco degli In Flames o dei Soilwork se fosse cantato in growling. Vagamente progressiva ma senza dubbio confusa “Enemy” è il perfetto esempio di come questo platter non funzioni, siamo di fronte a un brano discretamente suonato ma scarso sotto il profilo dell’ispirazione. Il disco precipita con pezzi assolutamente inconcludenti e ripetitivi come “Forever in your arms” e “Alone again” dove i Dreamaker giocano con ritornelli banali e riff oscuri a far finta di essere una band innovativa. Più movimentata e convincente “Welcome to my hell” finisce per perdersi in strutture melodiche che sanno di già sentito annoiando a morte chi ascolta. Il disco si conlude nella maniera peggiore con “Eternal love” e “Crystaline eyes” che non aggiungono nulla di buono a quanto suonato fin qui se non un inutile susseguirsi di ritornelli deboli e passaggi inconcludenti.

Francamente mi aspettavo qualcosa di meglio dai musicisti blasonati che nei Dark Moor hanno saputo portare il power metal epico ai livelli più alti della storia del metal europeo e devo dire che come fan della band spagnola sono rimasto parecchio deluso da questo “Human device”. Comunque sia, vi consiglio di ascoltare con attenzione questo lavoro in modo da farvi una idea precisa e personale, credo che paradossalmente quelli che tra voi apprezzino meno il power metal troveranno interessante un disco come questo. Senza dubbio non dovete aspettarvi una prosecuzione del sound dei Dark Moor perchè l’unica cosa che si comprende indiscutibilmente da questo esordio è la volontà di rompere col passato e di cercare nuove strade, strade che secondo me non sono state trovate.

1 Dream machines
2 The eye of war
3 Nightmare factory
4 Without angels
5 Killing
6 Enemy
7 Forever in your arms
8 Alone again
9 Welcome to my hell
10 Eternal love
11 Crystaline eyes
12 Awakening

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