Recensione: Human Error… Global Terror
Chi bazzica gli ambienti underground del Nord Italia avrà senz’altro notizia di Death Mechanism, agguerrito trio del veronese in attività dal 2003. La discografia conta due registrazioni auto-prodotte, Demo (2003) e Necrotechnology (2004), e il full-length Human Error… Global Terror, edito nel 2006 e successivamente distribuito sotto l’egida di Thrash Massacre Records e Morbid Tales Records (per il Sud America); in quest’ottica si può scrivere di “novità”, nonostante una problematica gestazione. Il genere di riferimento è quanto già indicato nelle precedenti uscite: thrash metal crudo e senza freni, che mutua sonorità e dinamiche dai Sodom d’annata e, in senso lato, dalla vecchia guardia europea; il programmatico “no compromise”, che campeggia maiuscolo nel retro-copertina, fuga gli ultimi dubbi circa le coordinate (barricate) musicali prefissate.
Forte della radicata collocazione in una scena, quella del Triveneto, leader nel panorama speed / thrash dello Stivale, il gruppo raggiunge il traguardo del debutto ufficiale con rinnovato vigore, confermandosi quale punto di riferimento (nonché pietra di paragone) per i colleghi / rivali. Apre le ostilità una brutale Anthropic Collapse, imperniata sul riffing convulso di Pozza (unico autore di musica e testi): a fronte di ritmi mediamente frenetici, si apprezza l’intenzione di vivacizzare il songwriting con un sistematico ricorso a mid-tempo e stop & go. Stesso marchio di fabbrica per Necrotechnology, rasoiata incendiaria che costringe la sezione ritmica agli straordinari; già piatto forte dell’omonimo demo, l’impianto del brano valorizza le potenzialità del batterista Manu, che non fa rimpiangere il predecessore Rambo. Blood Engine ha l’eleganza di un caterpillar, mentre Genuin-cide (!) rievoca per intensità e furia esecutiva lo spettro dei primi Sadus. A dispetto di una proposta manifestamente oltranzista, l’album evita di fossilizzarsi sull’alta velocità: succede in Contaminated Soil (pezzo tra i più maturi e variegati del repertorio) e A Good Reason To Kill, con agguato in picchiata nel finale – una specialità della casa. Il resto si muove sugli stessi (deraglianti) binari, senza accusare cedimenti; menzione speciale per la conclusiva Slaughter In The Jet-Set, un titolo un programma.
Testi che non avrebbero sfigurato su Tapping The Vein e una produzione appropriata completano un disco registrato con tutti gli accorgimenti del caso.
Ciò che in altre circostanze decreta il fallimento di un prodotto, nel caso di Human Error… Global Terror è motivo d’orgoglio: il fiero anacronismo, l’orientamento unilaterale dei brani, il rifiuto della contaminazione sono indici di garanzia che raccontano più di mille parole. Chi si avvicina per la prima volta sceglie una band che sulla passione autentica fonda la propria attività. In un periodo in cui si assiste – salvo casi isolati – all’inevitabile declino delle vecchie glorie, le forze dell’underground sventolano unite la bandiera del mai domo thrash metal. Death Mechanism in testa.
Federico Mahmoud
Tracklist:
01 Intro
02 Anthropic Collapse
03 Necrotechnology
04 Blood Engine
05 Genuin-cide
06 Contaminated Soil
07 Unknown Pathology
08 A Good Reason To Kill
09 The Frail Path Of Peace
10 War Mechanism
11 Slaughter In The Jet-Set