Recensione: Human Insanity
Niente male davvero questi Vomit the Soul, gruppo brutal death con
velleità tecniche proveniente da Lecco: il MCD in questione è infatti un buon
esempio di death brutal nostrano, con ancora diversi punti da sviluppare ma
diverse carte da giocare.
Il tutto si basa su una componente floridiana a dire poco totalitaria: i
Cannibal Corpse sono come sempre un’ispirazione molto presente nel brutal, e
sono in molti a rifarsi da vicino ai dischi pubblicati con Chris Barnes alla
voce. Ma non si fermano qui le influenze dei lecchesi, che mi ricordano in più
aspetti (dall’impostazione grafica a certe ritmiche) i molto più giovani
Visceral Bleeding, leader di un certo modo “europeo” di intendere il
brutal degli anni ’90. Niente di originale quindi nella musica dei Vomit the
Soul? Beh, parlare di vera e propria personalità è difficile, dato il genere
iper-conservatore e la fedeltà agli schemi, ma come tutti gli appassionati
sanno la cosa non è di per sè un difetto: e lo si capisce meglio ascoltando le
quattro canzoni che compongono Human Insanity.
Prima di tutto una sezione ritmica di buon livello, che deve ancora crescere un
po’ sul piano della complessità per arrivare ai livelli ‘super’ di molti
gruppi, ma che già sa reggere bene i riff di chitarra di Max; riff che a loro
volta richiamano spessi altri mostri sacri, Morbid Angel su tutti. Ma sono le
canzoni in sè ad avere importanza, e non si può dire che in esse manchi
qualità: su tutte metterei la più lunga ed articolata Coproanthropophagy,
in cui Azaghtoth fa capolino molto spesso.
Un po’ più lineari, ma anche banalotte, Destroy your planet e Human
Insanity, in cui le idee ci sono ma manca qualcosa, quel quid utile a
renderle davvero perfette: il che non toglie il loro buon livello, specie sui
passaggi cadenzati, da headbanging, della prima.
Insomma, luci e ombre, sì, ma il tempo è tutto dalla loro parte e l’esperienza
la si farà: ora è necessario che i Vomit the Soul lascino da parte, come molti
giovani gruppi, le influenze seguite ciecamente e rivolgano il proprio
songwriting a ciò che sentono definitivamente come loro: i progressi non
tarderanno a venire, specie sulla lunga distanza.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Intro
2. Destroy Your Planet
3. Human Insanity
4. Coproanthropophagy