Recensione: Human Nation
Ancora un brutto colpo, per chi ancora pensasse che il melodic death metal fosse già morto da un pezzo… un colpo che si chiama “Human Nation”, debut-album dei francesi Beyond Chronicles.
Il melodic death metal, partito ormai da oltre vent’anni dalle terre svedesi (swedish death metal, gothenburg metal), ha compiuto più volte il giro del Mondo, trasformandosi in forme più evolute e moderne (melodeath, modern metal), oppure formando uno degli ingredienti di base di altre fogge musicali come il metalcore e il deathcore, oppure – ancora – avvicinandosi tantissimo al cugino più prossimo, il power metal. Ma, come dimostrano i Beyond Chronicles, non dimenticando mai le proprie radici, fatte di growling e doppia cassa, di riff heavy e di – ovviamente – tanta, tanta melodia.
“Human Nation” è un full-length piuttosto lungo, che sfiora l’ora di durata, nella quale il duttile vocalist Charles K. – il quale affronta con pari professionalità, oltre al detto growling, anche scream, harsh e clean vocals – assieme ai suoi compagni naviga a tutto tondo nelle tumultuose acque del genere. E lo fa per niente male, in generale, giacché i Beyond Chronicles sembrano essere un ensemble in grado di proporsi con tranquillità nell’affollato panorama musicale internazionale. Pur essendo di recente formazione, difatti, il quintetto di Sèvres pare essere sufficientemente… navigato per dar consistenza al proprio sound, rendendolo forte, chiaro e rotondo. Nessuna incertezza, cioè, nel rutilante incedere dall’opener-track, l’intro ‘Ground Zero’, sino alla closing-track, ‘Win by Blood’.
Se non ci sono indecisioni di sorta sulla giusta rotta da seguire, da parte dei Beyond Chronicles, appare da sistemare, ancora, la composizione. Un po’ discontinua come intensità armonica, in particolar modo per la riuscita dei ritornelli. Alcuni assolutamente grandiosi, come in ‘Human Nation’, ‘Trebuchet’ e ‘Beyond the Dark’; altri più anonimi e scontati. Con ciò, conferendo all’andamento delle canzoni una forma sinusoidale, invece che costante. Indice sicuramente di particolari da perfezionare ma, anche, di un talento chiaro e lampante, in grado di consentire il songwriting di momenti davvero emozionanti, come per esempio accade in occasione dello struggente e malinconico refrain della già menzionata ‘Trebuchet’. Il cui sound duro e secco, che rimanda al deathcore, è, a parere di chi scrive, la miglior interpretazione del combo d’oltralpe.
C’è comunque, pure, per esempio, ‘We’ll March On’, a spingere in direzione di una velata tristezza. Mood che, probabilmente, è congenito nei Nostri e che, quando tocca con prepotenza le corde del cuore, rende la loro musica davvero eccezionale. Mostrando, con ciò, la loro reale natura artistica, lontana dagli allegri scoppiettii del gothenburg metal. Una sensazione che, peraltro, l’attento ascoltatore può percepire immediatamente durante l’incipit di ‘Cold Vengeance’.
Allora, non rimane che dar fiducia ai Beyond Chronicles e al loro “Human Nation“: i mezzi per fare davvero bene ci sono. Tutti. Basta tirarli fuori.
Alla prossima occasione, quindi.
Daniele D’Adamo