Recensione: Human Wreck
Spesso mi domando se i più hanno consapevolezza di cosa sia riuscito a produrre l’underground thrash metal statunitense ed europeo nel primo lustro degli anni novanta. Sin dalla fine dell’età dell’oro californiana, coincidente più o meno con la fine degli anni ottanta, sono moltissime le produzioni discografiche il cui valore non è emerso immediatamente, ma a posteriori. Frequentemente è accaduto che, dopo anni trascorsi ricoperte dalla polvere, negli scaffali delle sedi delle etichette, o nei garage delle stesse band, le produzioni migliori sono rimaste sconosciute al grande pubblico e solo ora vengano ricordate. I nostrani Desmodus non fanno eccezione a questa scoraggiante regola.
Più vicini alla scena europea di band come Artillery e Xentrix, il gruppo propone un thrash metal ricco di strutture speed metal, arricchite da elementi melodici innestati su un tappeto di ritmiche ad alta carica esplosiva. Il bassista Attollino e il batterista Figallo danno origine a ritmi vertiginosi, dimostrando una grande sintonia nell’eseguire i brani e costituiscono un solido e misurato supporto ai chitarristi Ares Movio ed Emiliano Pressacco. Gli axemen si ricordano per prestazioni notevoli: dall’intuizione melodica alla tecnica esecutiva, mentre il frontman Massimo Cechet, noto per la caratteristica timbrica vocale sempre molto pungente, ricorda capiscuola fondatori come Sean Killian dei Vio-Lence o Charles Sabin dei Toxic.
Veniamo ai pezzi. Molto caratteristico è il brano intitolato Domination, l’unico davvero orientato a richiamare gli stilemi statunitensi ovvero a riportare alla memoria le ispirazioni bay area più pure stile Atrophy e Testament. Il songwriting del brano si caratterizza per armonie e ritmi mai cadenti oltre che per un parco di soli di grande pregio.
La title track è la perla del disco, soprattutto per la presenza di un ritornello che trascina inevitabilmente l’ascoltatore. Il brano, caratterizzato dalla classica struttura cara al genere: apertura-strofa-chorus-break-assolo-chorus-strofa-chiusura, è il manifesto della capacità compositiva del duo Figallo/Movio. L’ispirazione del combo nostrano colloca in questa Human Wreck la massima sinergia di intenti. Grazie a strutture ritmiche e melodie del tutto bilanciate, la canzone genera un grandissimo impatto emotivo. A far da padrone sono soli degni delle migliori interpretazioni della storia del genere, qui incastonati come pietre preziose nel brano principe del lotto.
See the Light parte incalzante cavalcando i classici ritmi che hanno fatto la scuola dello speed metal moderno, per poi accelerare a favore di un gusto thrash-core, i cui stilemi sono stati dettati in passato da gruppi di scuola Nuclear Assault. Pure in questo brano l’apice qualitativo lo si raggiunge nei soli di raffinata fattura che, ancora una volta, si fanno ricordare per virtù esecutiva e musicalità concepita.
Everything Is Dying (così come lascia presagire il titolo…) apre all’ascoltatore un panorama cupo, la cui dinamicità musicale è scandita da ritmi cadenzati e ricchi di groove. La canzone si realizza nell’ennesima sezione solista di elevata virtù. Lode al merito per le ritmiche: tanto Figallo che Attollino intrecciano con spiccata capacità break e accellerate, forse le più efficaci dell’intero EP. La produzione è vera, semplice, spogliata di ogni orpello e per questo capace di trasmettere la sostanza di ciò che voleva davvero essere: musica.
Tutto questo è “Human Wreck”. Essenza di un thrash tinto di speed metal e connotato dalla velocità e dal groove tipico del thrashcore di fine anni 80. Stenterete a credermi sulla parola, ma tale demo eccelle, anzi meraviglia! Tutto avrebbe lasciato presagire un grande successo nel firmamento delle grandi thrash metal band, ma non sempre i presagi si realizzano. Rimane solo questo segno, sufficientemente profondo per farsi ricordare ancora oggi, ma sfortunatamente mai riuscito a farsi notare ai canali promozionali per una degna e sostenibile produzione ufficiale.
Piccolo tributo dovuto a un grande mini album. Niente filler o trucchi per dare sostanza alle canzoni, “Human Wreck” è un disco che ha avuto solo tanta, tanta sfortuna, ma certo, perché no, anche una fortuna: ai noi posteri è toccata l’ardua sentenza di poterlo giudicare in tutto il suo valore.
Nicola Furlan
Tracklist:
01 Domination
02 Human Wreck
03 See the Light
04 Everything is Dying
Line up:
Massimo Cechet: Voce
Andrea Attollino: Baso
Ares Movio: Chitarra
Emiliano Pressacco: Chitarra
Ilario Figallo: Batteria