Recensione: Hunger For Flesh
L’embrione dei Tormention viene concepito durante un incontro casuale avvenuto durante il Wacken Open Air Festival del 2008, quando il bassista Adam Andersson e il batterista Ämir Bata pensano di formare una death metal band assieme al chitarrista Daniel Gustavsson (Demonical). Una volta trovato il cantante (Joakim Mikiver; Caliber 666, Prosperity, Vituperation) nel settembre del 2011, la formazione assume la sua connotazione definitiva e così, dopo un promo di prova, giunge a dare alle stampe il debut-album “Hunger For Flesh”, oggetto di questa recensione.
Una carriera fulminea, quella degli scandinavi, spiegabile facilmente con il fatto che i quattro non siano certo dei musicisti di primo pelo, ma anzi artisti dotati di talento ed esperienza. E, difatti, “Hunger For Flesh” è ben lungi da presentare i vizi e i difetti tipici di un’Opera Prima. Un suono maturo, deciso, sicuro supporta un death metal classico, bagnato sino al midollo nel calderone rovente dell’old school. Il richiamo alle sonorità della vecchia scuola è evidente ma non è né invasivo, né preponderante: si tratta del giusto flavour per dare un sapore speciale a una pietanza nella quale il gusto principale è, semplicemente, il death metal. Quello dei Dismember, Grave, Entombed, Unleashed, ecc., giusto per rimanere entro i confini della Svezia. Con che appare chiaro che Mikiver e soci non si siano certo dannati l’anima per inventare uno stile innovativo, tantomeno rivoluzionario: “Hunger For Flesh” è una manifestazione corretta e coerente con tutti segni caratteristici del death metal ortodosso, nessuno escluso. Dallo stentoreo semi-growling dello stesso Mikiver al drumming lineare e scolasticamente vario di Batar, comprendente l’alternanza di mid-tempo e blast-beats, passando per il guitarwork base-thrash di Gustavsson e le rimbombanti linee del basso di Andersson, non c’è nulla, nemmeno a cercare con il lanternino, che non suoni ‘di già sentito’. Anche se, bisogna ammetterlo, i Nostri hanno saputo fissare a fuoco il marchio della loro proposta artistica riuscendo a mantenere, durante i quarantuno minuti e passa di durata del CD, una costanza e consistenza stilistica assolutamente di prim’ordine. Una timbratura come poche, insomma, ma assai simile a tante altre che hanno contraddistinto, e contraddistinguono, gli act che hanno fatto del death metal incontaminato la propria incrollabile attitudine di vita (musicale).
Se tale modus operandi dei Tormention appare evidente e scevro da tentennamenti di sorta, non bisogna pensare necessariamente che essi si preoccupino di metter giù una banale rivisitazione di situazioni trite e ritrite. Qualche motivo d’interesse esultante dalla manifesta ‘fedeltà alla linea’ c’è. La regolarità del songwriting, punto di forza del quartetto nordeuropeo, ammette difatti qualche divagazione, seppur contenuta. Ne è esempio la suite finale “Felching Pus” che, a dispetto del ‘solito’ titolo, materializza qualche riff più elaborato del solito e un’atmosfera dark alimentata dalla chitarra classica e dalle tastiere dal sicuro impatto emotivo. Anche “Hunger For Flesh” prova a scuotere l’anima con un intro e un outro nuovamente segnati dalla sei corde acustica, così come l’opener “Decapitation” segna la mente con un riff portante che difficilmente passerà inosservato e con uno strano finale dal sottofondo disturbato da un flauto dissonante. Del resto, non c’è molto da raccontare: i brani, seppur tecnicamente corretti, lasciano un po’ il tempo che trovano, non regalando altro che la già menzionata coerenza stilistica. Da headbanging forsennato “Crawling Through Bodies” e “March Of The Undead”, più anonimo e scontato quel che resta del platter.
Brutto a scriversi, dei Tormention e del loro “Hunger For Flesh” il mondo del death metal ne poteva fare a meno, almeno nel 2012. La buona manifattura del lavoro nel suo complesso e la possibilità di avere, comunque, un punto di riferimento in materia di corretto inquadramento della tipologia musicale ne possono fare, per chi volesse approcciare al genere senza traumi né spaventi, un’opera da tenere in sufficiente considerazione.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Decapitation 4:40
2. Crawling Through Bodies 3:11
3. Hatred 3:52
4. Hunger For Flesh 4:24
5. March Of The Undead 3:07
6. Stab Her 3:30
7. The Soil Reeks Of Flesh 5:13
8. Undress Them From Skin 2:41
9. Soldier Of The Dead 4:32
10. Felching Pus 6:29
Durata 41 min.
Formazione:
Joakim Mikiver – Voce
Daniel Gustavsson – Chitarra
Adam Andersson – Basso
Ämir Batar – Batteria