Recensione: Hunters
Apprezzo i gruppi che sanno quello che vogliono dalla loro musica.
In tal senso, i giovani ellenici X-Piral si meritano davvero un applauso. La maturità non è ancora giunta con questo secondo cd, ma la voglia di fare c’è, insieme ad un buon gusto nell’architettare, nel comporre e nel costruire la propria strada passo dopo passo. Molto pragmatico, il tastierista Dimitris Marinis nell’intervista concessa a TrueMetal dichiara gli intenti della nuovissima power band: “suonare heavy metal col cuore, sperando di raggiungere con la musica più persone possibile…”
Obiettivo semplice, tutto sommato. Ma sono pochi quelli che se lo pongono in modo così chiaro. E la chiarezza di intenti, unita alla volontà di spirito, è sempre un ottimo biglietto da visita.
Ma che musica è quella che propongono questi ragazzi? È power metal, su questo non c’è ombra di dubbio. Nonostante gli influssi esterni siano vari e molteplici; nonostante, come spesso accade, l’etichetta power sembri andare un po’ stretta.
Hunters è soprattutto, e dichiaratamente, un’opera di citazione. Nel senso buono del termine, sia chiaro! I maestri sono tanti, e gli X-Piral accettano l’aiuto di tutti. Se fossimo dei cultori del post-moderno, forse definiremmo questo cd un vero capolavoro… io però, personalmente, non lo sono.
Ma elenchiamoli un po’, questi maestri: David De Feis è sicuramente il punto di riferimento numero 1 per l’impostazione vocale del cantante, Michael Apostolakis: il suo timbro non è affatto adatto agli acuti tipici del genere, il ripiego è una sobria medietà baritonale, all’insegna dell’aggressività e della pienezza di suono. Certo, David è una stella splendente di cui Michael può solo scorgere la luce in lontananza… ma il richiamo è evidentissimo, sin dal primo ascolto. Poi… Symphony X, ovviamente! E non solo per l’aiuto e la consulenza fornite da Markus Teske in fase produttiva; ma anche e soprattutto per certe canzoni un po’ più prog-gheggianti, come “Duat (The Land of the Dead)”, la cui strofa è una citazione diretta di “Absinthe and Rue” della band di Romeo. E pure Russel Allen, sull’interpretazione di Michael, qualcosina reclama. Per non dire Kamelot, nell’intro strumentale di “Powerlust”, o un certo Bruce Dickinson… o addirittura The Dogma, incredibile ma vero! Basti ascoltare “The Fire’s Burning Bright” per credere! (Anche Dimitris ammette l’interessamento alla scena metal italiana… Sarà un caso?)
Ogni canzone richiama alla mente qualcos’altro, questo è un anatema a cui la band non riesce a sottrarsi. Ma, tutto sommato, va bene così. La bravura dei ragazzi sta nel mostrare apertamente ciò che gli altri nascondono, non mettere in tasca la mano che ha gettato il sasso.
“In futuro la nostra musica sarà ancora migliore”… detto questo, la consapevolezza è completa. L’album è un momento di passaggio, di crescita, verso lidi che si preannunciano molto buoni. Citazioni a parte, infatti, sono poche le band che propongano un sound complessivo come quello degli X-Piral. La loro musica è una derivazione unica, questo è vero, ma non vuol dire che manchi di originalità! L’essere molto versatili li porta a non essere né carne né pesce: suonano Kamelot, ma non lo sono completamente; hanno orchestrazioni tastieristiche nordiche, ma sono tutto tranne che emuli degli Stratovarius!
E comunque, questo Hunters è confezionato a puntino: sono ben 68 minuti di buona musica, quasi due cd in uno! E non c’è nulla di “buttato dentro” per far numero… tutto l’album è sullo stesso livello, non eccelso, ma comunque positivo. Una nota di merito va all’opener “.com-fusion” e alla title-track, particolarmente varie e ispirate. Interessante anche la ricerca di sonorità caratteristiche in “Fall into Oblivion”, in cui Michael Apostolakis sfoggia una buona prestazione vocale, via di mezzo tra cantato e recitato, sempre adatta a ciò che il testo richiede. Lavoro degli strumentisti a tratti anche sopra la media, in particolare quello del bravo tastierista Dimitris: i suoni sono scelti alla perfezione, le canzoni sono sorrette (checché ne dica lui) più dal suo synth che dai riff di chitarra (abbastanza “di maniera”, a dire il vero…).
Unico vero punto interrogativo è proprio il cantante: finora ne ho parlato bene… nella teoria però! Ok, la sua voce è la vera chiave di volta di tutto. Ok, il suo modo di cantare è abbastanza inusuale, e proprio per questo originale… Ma canta bene? Non sempre, ad essere sinceri. Talvolta sì (ho appena citato “Fall Into Oblivion”), talvolta decisamente no. In difficoltà nei timbri acuti, la scelta di medietà di cui sopra è più un obbligo che una vera decisione… e, mi spiace per lui, la sua interpretazione della bella ballad “Hear Me Calling” è un po’ sconfortante.
Conclusione per gli X-Piral? Diamogli tempo! Spunti buoni ce ne sono a miriadi, l’esperienza permetterà di elaborarli al meglio per produrre album veramente degni di nota. Nel frattempo ci lasciano un lavoro che permette di iscriverli nell’albo delle promesse, non ancora in quello delle rivelazioni.
Tracklist:
01. .com-fusion
02. Golden Wings
03. Fall Into Oblivion
04. Hunters
05. Duat (The Land Of The Dead)
06. Timechaser
07. Powerlust
08. Hear Me Calling
09. The Fire’s Burning Bright
10. Dead Within
11. Lie Down Free