Recensione: Hunter’s Moon [EP]
Inarrestabili Delain! Siamo giunti al terzo ed ultimo capitolo della trilogia lunare della symphonic metal band olandese, composta dal presente EP “Hunter’s Moon”, dal full-length precedente “Moonbathers” (2017) e dal relativo EP d’apertura “Lunar Prelude” (2017), per un gruppo attivissimo in sede live e particolarmente prolifico negli ultimi anni, in un percorso parallelo e complementare a quello dei “cugini più grandi” Within Temptation – coi quali condividono la maturazione artistica dal gothic metal degli esordi ad una nuova lettura del metal sinfonico negli ultimi anni. Un solo cambio in lineup rispetto all’ultimo disco, dopo lo split con il batterista Ruben Israël, dietro le pelli troviamo l’olandese Joey de Boer, entrato ufficialmente in formazione lo scorso anno.
All of the things we’ve said and done
All of the things we have become
All of the things we’ve said and done
We’ve said and done
We’ve said and done
“Hunter’s Moon” non è propriamente un concept album (il titolo ricorda un po’ Bloodborne, per i videogiocatori incalliti): si tratta infatti di un EP composto da 4 inediti abbastanza eterogenei, 10 brani dal vivo registrati al Tivoli di Utrecht durante il “Danse Macabre European Tour” del 2017 ed un Blu-ray che immortala la suddetta performance di Martjin Westerholt, Charlotte Wessels e soci… con la partecipazione straordinaria di un caro amico della band, il bassista dei Nightwish, Marco Hietala.
Come già sperimentato nel precedente EP, la killer application è senza dubbio il singolo di apertura: “Masters of Destiny” è veramente un bel pezzo, con delle sezioni corali molto spinte, i chitarroni ribassati di Timo Somers e Merel Bechtold che si ergono sulle tastiere di Martjin ed una prova molto impegnativa nei vocalizzi per Charlotte Wessels, che dimostra una maturità ormai piena nel controllo della sua voce. Chi si aspettava il solito pezzo pop metal rimarrà piacevolmente sorpreso. Molto raffinato anche il testo, che ruota attorno alla metafora di un cervo in mezzo alla strada abbagliato dai fanali di un’auto, investito, poi vittima dei corvi famelici – per riflettere sul ruolo del destino nelle scelte fatte, come dopo il lancio di un dado.
La titletcack “Hunter’s Moon” ricorda un po’ la precedente “Suckerpunch”, con degli inserti in growl di Somers ed un ritornello molto incalzante. Il riffing è molto moderno ai limiti del metalcore, cosa che potrebbe allontanare i puristi. Mezzo passo falso invece per “The Silence is Mine”, composta da Somers ma decisamente troppo breve e poco strutturata per raggiungere le sue potenzialità, con i suoi echi ossessionanti che entrano dopo il breve solo, e lo stesso motivo di tastiere a chiudere il tutto come in apertura. Che il senso del silenzio fosse proprio nel vuoto lasciato da un brano di appena due minuti e mezzo?
Chiude il lotto degli inediti “Art Kills”, brano composto da Merel Bechtold sull’infausto ruolo dell’uomo nel mondo, dove l’artigiano crea e viene ucciso da quanto egli stesso ha creato. Anche qui le tastiere la fanno da padrona, con un tappeto di synth da discoteca durante il refrain ed una strofa tra pulito e growl che potrebbe ricordare un buon pezzo degli Amaranthe.
Poco da aggiungere sui brani dal vivo, alcuni dei quali già presenti nel live-DVD registrato al Paradiso e rilasciato poco più di un anno fa. Interessante la riproposizione della cover dei Queen “Scandal” cantata assieme a Marco Hietala, che si vede protagonista di tutti i pezzi vecchi e nuovi ad oggi cantati con i Delain – inclusa la piacevolissima “The Gathering”, che ascoltiamo sempre volentieri dai tempi del debut “Lucidity” (2006).
Il combo olandese continua a crescere artisticamente, cercando di sperimentare nuovi approcci espressivi, in maniera decisamente più ispirata rispetto ai cugini (o fratelli, nel caso degli Westerholt) Within Temptation. Peccato per la frequenza con la quale i Delain continuano a produrre uscite discografiche: nonostante la bontà degli inediti in questo “Hunter’s Moon” mi sembra un po’ pleonastico il riproporre continuamente tutto quel materiale live come riempitivo (ok, ok, c’è il barbuto Marco Hietala…), poco dopo l’uscita di un live-DVD già molto ricco come “A Decade of Delain – Live at Paradiso” (2017) replicando l’operazione dell’EP “Lunar Prelude” che a sua volta proponeva una manciata di pezzi registrati durante le esibizioni degli olandesi. Se da un lato nel mondo dello streaming digitale la scelta di uscire con grande frequenza può risultare vantaggiosa a livello di visibilità, e di conseguenza portare piccoli vantaggi economici, il rovescio della medaglia rischia di essere il creare confusione nell’avventore occasionale che si approccia per la prima volta alla band, con un prodotto pensato principalmente per i die-hard fan – e per uscire subito con un singolo su Youtube.
“Hunter’s Moon” chiude così la trilogia lunare iniziata con “Lunar Prelude” ed apre la strada al prossimo full-length, il sesto nella carriera più che decennale della band, che dovrebbe uscire in questo ricchissimo 2019. I Delain sembrano avere tutte le carte in regola per stupirci sempre di più, con una lineup rafforzata ed una Charlotte Wessels sempre più matura a livello vocale – non ci resta che attendere, sotto gli ultimi raggi di una luna carica di lucida nostalgia, riflettendo sul destino nel “rimembrar delle passate cose”, ma con lo sguardo rivolto al futuro.
Luca “Montsteen” Montini