Recensione: Hybrid
Gli Ensight sono un’emanazione diretta della creatività di Gabriele Caselli e Raffahell Dridge, già in forze negli Eldritch. Sarebbe sbagliato, però, considerare questo progetto come una semplice gemmazione musicale del gruppo toscano; sebbene le sonorità proposte siano riconducibili alla sfera del power/progressive metal, gli Ensight hanno una personalità propria e non hanno paura di sfoggiarla. In poco più di due anni di attività, la band ha trovato una formazione stabile e ha cominciato a produrre materiale che, nelle intenzioni degli artisti, dovrebbe confluire in un concept album di cui Hybrid è la testa di ponte. Ad affiancare la coppia, Dimitri Meloni, Alessio Consani e Antonio Cannoletta, cantante che può annoverare nel suo curriculum una collaborazione di peso con Timo Tolkki. Bando alle ciance, dunque, andiamo a vedere cosa abbiamo tra le mani.
Il disco si apre con Morning star, un incipit elettronico che lascia rapidamente spazio alla pompante Godfreak, un brano interessante in cui riff massicci di chitarra si accostano a passaggi di tastiera colmo di rimandi allo strumentale d’apertura. Su tutti, la voce pulita di Cannoletta che si lancia sulle tonalità alte senza alcun timore. Interessante alternanza di momenti più veloci, dal vago retrogusto power metal, e brevi intermezzi più granitici e cupi. L’avvio di Pain society è pesante, cattivo e deciso, un buon punto d’inizio per un pezzo più secco del precedente, in cui fraseggi e orpelli musicali vengono sostituiti da trame più ossessive e incisive. Nonostante il cambio di registro, non viene certo abbandonato un certo gusto per la melodia che trova il suo sbocco nell’assolo di tastiera finale e nell’arioso dipanarsi conclusivo. La title-track è una buona sintesi di quanto già sentito, momenti ad alto tasso di armonia si affiancano senza problemi a episodi più grezzi e sporchi; il tutto è attraversato da linee vocaliche interessanti e riff piuttosto vari. Un bel brano, lungo e stratificato, ottima vetrina in cui il gruppo si mette in mostra per permettere all’ascoltatore di farsi un’idea della proposta musicale offerta. L’arpeggio introduttivo di Words and dust apre la strada alla canzone più rilassata dell’intero disco; un po’ troppo banale nella costruzione è, a mio avviso, il pezzo meno incisivo dell’intero lotto; pur rimanendo gradevole, non ha particolari pregi per cui valga la pena ricordarlo. La conclusione è affidata a Until the end, in cui la band ripercorre in parte i sentieri già calcati durante il secondo brano, con riff pesanti e incattiviti che fanno da contraltare a momenti di più ampio respiro. La cavalcata centrale ci instrada in maniera decisa verso il termine del disco, un turbine in cui tutti gli strumenti spremono sino all’ultima nota per chiudere in bellezza questo demo.
Cosa rimane da aggiungere per analizzare Hybrid nella sua completezza? E’ chiaro che abbiamo tra le mani un prodotto ancora in nuce, specialmente per quanto riguarda la produzione. La veste grafica è piuttosto povera e la registrazione non è impeccabile, con una penalizzazione forse eccessiva del basso di Consani, fin troppo spesso schiacciato dagli altri strumenti. D’altronde, non si può che apprezzare la costruzione dei brani, freschi e intriganti, e la voce di Cannoletta, poliedrica e a suo agio in tutti i passaggi del disco. E’ evidente che non abbiamo di fronte un demo di progressive metal qualunque, ma piuttosto il primo vagito di una creatura che ha ottime potenzialità per crescere forte e sana. Quale sarà il suo sviluppo, però, dipenderà dall’abilità dei suoi “genitori” di massimizzarne i pregi e limarne i difetti. Con queste premesse, ci sono ottime speranze che il futuro album sia davvero di alta caratura, speriamo di non essere smentiti.
Damiano “kewlar” Fiamin
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Tracce:
1- Morning star
2- Godfreak
3- Pain society
4- Hybrid
5- Words and dust
6- Until the end
Formazione:
Antonio Cannoletta – Voce
Dimitri Meloni – Chitarra
Gabriele Caselli – Tastiere
Alessio Consani – Basso
Raffahell Dridge – Batteria