Recensione: Hymns from the Apocrypha
Nono full-lenght in carriera per i Maestri del death metal, i Suffocation.Da “… of the Dark Light” a “Hymns from the Apocrypha” sono passati ben sei anni, durante i quali Frank Mullen, cantante fondatore, ha lasciato il posto a Ricky Myers (Cinerary, Sarcolytic, Disgorge, Serpents Whisper, ex-Martyred).
Malgrado il cambio di vocalist non è poi mutato così tanto, nel sound della band statunitense. Anche perché, così come era per il suo predecessore, Myers è un professionista di tutto rispetto, capace di adattarsi al sound stesso che, come si sa, è uno dei più potenti sulla faccia della Terra.
Sound che, con ‘Hymns from the Apocryph’, opener nonché title-track, mostra l’ottimo stato di forma cui versano Terrance Hobbs e i suoi compagni d’arma. I lustri scorrono inarrestabili, ma il gruppo non pare essere condizionato da questo ineluttabile fatto: il brutal death metal espresso è sempre e comunque assestato sui massimi livelli tecnico/artistici raggiungibili dalle migliori formazioni che operano nel campo.
Pur essendo estremamente complesso, lo stile non rimanda esclusivamente a manifestazioni lambiccate ma, al contrario, strizza l’occhio anche al songwriting, e cioè alle canzoni. Che, malgrado l’altissimo tasso manifatturiero, non dimenticano che ciascuna di esse, per funzionare come si deve, non può discostarsi troppo dai canoni classici della costruzione rock. Chiaramente i Nostri mettono sul piatto anche la loro personale interpretazione musicale, che semplice non è, giusto per dare vita a un album coerente con se stesso, ordinato, pulito, regolare. Anche se intricato, composito, tuttavia irreprensibile nello sfornare nove brani che scorrono via con linearità e fluidità. Si direbbe in scioltezza, insomma.
A tal proposito si evidenzia che, nonostante i medesimi abbiano un’anima estremamente complicata, a lungo andare, procedendo con gli ascolti, piano piano mostrano tutti una loro personalità. Una loro singolarità. Sotto le ali del Suffocation-sound, ovviamente. Il che allontana in modo deciso la noia che, spesso, affligge i lavori prodotti dal brutal death metal. Una constatazione non da poco, questa.
E qui si torna al discorso di partenza: Myers è un frontman eccezionale, capace di mutare le linee vocali in tempo reale, cioè senza soluzioni di continuità, le quali passano dall’inhale alle harsh, dallo stentoreo al growling. Cosi facendo, si viene a creare una varietà di suoni in grado di movimentare con decisione ogni singolo episodio.
Ma non è solo lui a dimostrarsi un fuoriclasse. Hobbs e Charlie Errigo scatenano l’Inferno sul globo terraqueo con un riffing devastante, annichilente, immenso per quantità di accordi. Con una spiccata propensione agli assoli, eseguiti magistralmente in ogni dove. E della sezione ritmica, che dire? Eric Morotti è un batterista tentacolare, assai preparato nel generare un drumming dalle mille sfaccettature e dai mille cambi di tempo, tale da annichilire la barriera dei blast-beats, sciorinando un numero di BPM in costante mutazione. Regalando, anch’esso, il giusto assortimento energetico. Derek Boyer, infine, non ha bisogno di presentazioni in quanto noto per essere uno dei migliori interpreti del genere, avvinghiando e bombardando i riff per trascinarli là, dove nessuno può arrivare.
Pur essendo un LP tutto sommato prevedibile nelle sue parti essenziali, “Hymns from the Apocrypha” regala momenti di intensa aggressione sonora, calibrata dal talento compositivo dei Nostri su un assortimento sonoro che ha dell’incredibile. Ciò, come più su accennato – unitamente a un mood intenso e oscuro – , comporta come conseguenza diretta una longevità che solo gli act dotati di gran classe riescono a raggiungere.
E, per i Suffocation, la classe non è acqua.
Daniele “dani66” D’Adamo