Recensione: Hymns of Morning and Liberty
Provengono dai dintorni di Pescara i Garden of Autumn, quintetto formatosi nel 1999 e autore fino ad ora solamente di due demo autoprodotti (intitolati rispettivamente At the Borders of the Day risalente al 2000 e Stasis del 2002). Inizialmente vicini a coordinate più marcatamente death/doom, il gruppo decide nel corso degli anni di cambiare quasi completamente sonorità, virando verso atmosfere più vicine all’avantgarde scandinavo. Dopo sette anni di silenzio costellati da vari cambi di line up, i cinque abruzzesi danno finalmente alle stampe il full length di debutto, intitolato Hymns of Morning and Liberty e pubblicato nel mese di gennaio del 2009 dalla Black Desert Records.
Un po’ Opeth, un po’ Arcturus, una spruzzata di Ulver (specie gli ultimi più sperimentali) e qualche richiamo di chiara marca Emperor: eccovi servito questo Hymns of Morning and Liberty. Le coordinate stilistiche a cui rimane ancorato questo disco di debutto dei Garden of Autumn si rifanno infatti a un avantgarde di matrice scandinava che alterna sfuriate aggressive e ritmiche tirate a momenti più atmosferici e riflessivi. Protagonista assoluto del disco è sicuramente il frontman Giorgio Grimaldi, cantante abbastanza dotato (anche se a tratti ancora rivedibile nelle parti più atmosferiche e votate all’interpretazione) che in questa sede si occupa anche delle parti di pianoforte e di tastiera. Al suo fianco troviamo la coppia di chitarre composta da Alessandro Petrini e Bruno Ciarfella, mentre la sezione ritmica (davvero valida) è formata da Daniele Valeri al basso (che lascerà la band a beneficio di Vincenzo Scarpone una volta concluse le registrazioni del disco) e Alessandro Pagano alla batteria. Da segnalare inoltre la partecipazione di Fabrizio Carota (growl vocals), No1 (chitarra acustica) e Eugenio Paludi (clean vocals) in qualità di ospiti speciali.
Solamente cinque sono le tracce che compongono questo Hymns of Morning and Liberty, per una durata complessiva che non supera i tre quarti d’ora. Brani dal minutaggio medio abbastanza alto quelli offerti in questo disco (tre superano addirittura i nove primi), egregiamente suonati e che mettono in mostra una band con le idee davvero chiare. E’ un sound estremamente sfaccettato e ricercato quello qui proposto dai cinque abruzzesi, decisamente poco orecchiabile e che coniuga le molteplici influenze del gruppo in una miscela assolutamente personale e avvincente. Bisogna tuttavia segnalare che, malgrado le idee siano effettivamente presenti, il songwriting non può proprio dirsi completamente convincente: in alcuni tratti si ha infatti l’impressione che la band tenda un po’ a strafare, e le composizioni, anche se ampiamente convincenti, risultano un po’ troppo macchinose e traballanti, e nel complesso poco fluide. E’ il caso ad esempio della conclusiva Of Reason, brano dalle atmosfere decisamente interessanti, ma che nel corso dei suoi quindici minuti di lunghezza rischia più di una volta di perdersi un po’ per strada e di cadere inevitabilmente nella prolissità. Vanno sicuramente meglio le cose con The Discipline of a Wolf, il pezzo più breve del lotto di chiara ispirazione Arcturus, decisamente incisivo e affascinante. Molto ben riuscita anche Of Water and Mist, canzone che riporta alla mente gli Opeth più malinconici (quelli acustici di Damnation per intenderci), e che dopo una partenza lenta lasciata a un dolce arpeggio di chitarra (accompagnato da un pianoforte mai invadente in sottofondo) sfocia in una sezione strumentale rocciosa e tirata.
In definitiva, ci troviamo davanti a un’uscita davvero interessante, ottimamente suonata ma con qualche limite ancora piuttosto evidente. Da un lato bisogna infatti sottolineare come nelle composizioni più pretenziose e articolate (In the Open e Of Reason su tutte) il songwriting risulti a tratti un po’ troppo zoppicante, eccessivamente diluito e poco incisivo, mentre dall’altro la produzione si rivela complessivamente discreta ma non pienamente efficace (soprattutto per quanto riguarda il suono di batteria, un po’ troppo impastato), e ciò finisce per penalizzare parzialmente la resa sonora dei brani. Sicuramente i Garden of Autumn potranno ulteriormente migliorarsi nel futuro con la prossima uscita, nella speranza che il gruppo riesca a limare quelle piccole imperfezioni dovute alla mancanza di esperienza, e ad assicurarsi una produzione migliore di questa. Il risultato potrebbe davvero lasciarci a bocca aperta.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
01. In The Open
02. Theory of the Rebel
03. The Discipline of a Wolf
04. Of Water and Mist
05. Of Reason
Lineup:
Giorgio Grimaldi – Vocals, Piano, Synth
Bruno Ciarfella – Guitars
Daniele Valeri – Bass
Alessandro Pagano – Drums
Alessandro Petrini – Guitars
Guest Musicians:
Eugenio Paludi – Vocals (Tracks 1,5)
No1 – Acoustic Guitar (Track 5)
Fabrizio Carota – Scream Vocals (Track 3)