Recensione: I Killed My Wife With a Knife
Prima di dare in pasto al lettore il nuovo EP di Parris Hyde, è il caso di fornire qualche cenno biografico su questo musicista milanese, attivo sulla scena da qualche decennio.
Nato artisticamente negli anni ’80, con i thrasher italiani Bonecrusher, il biondo frontman successivamente forma una hard rock band che risponde al nome di Waywarson, con cui realizza dischi quali “Long way home” e “Alone” (2008). Dopo lo scioglimento dei Waywarson, Parris Hyde si dedica al progetto che porta il suo nome e, dopo aver prodotto il citato EP, attualmente è impegnato nelle registrazioni di un album.
Fatte le doverose premesse, giunge ora il momento di darci all’ascolto di questo disco dal titolo inquietante: “I killed my wife with a knife”.
La title-track “I Killed My Wife With a Knife” inizia con un motivo ossessivo, ripetuto e martellante, che si trascina dietro una ritmica molto speed. Caratterizzata da un’impronta Metal nei suoni e nell’impostazione strutturale, la song si distingue per un testo ironico, per le linee vocali filtrate e per le ruvide schitarrate, possenti e graffianti quanto basta, sorrette da un timing alquanto veloce e spedito.
La successiva “One World” si apre con un’intro più pacata, le voci ben curate e calibrate che scandiscono un ritornello assai orecchiabile, di buon impatto e immediatezza. L’approccio, qui, è più AOR che Metal e lo stile riecheggia modelli ottantiani tipo Dokken, King Diamond, Lizzy Borden per intenderci.
L’inizio di “Alone” presenta arie assai suggestive, grazie a deliziosi arpeggi di chitarra che si distendono su un tappeto di synth; in seguito la traccia assume i connotati più netti di una rock ballad di grande spessore e personalità. Interamente strumentale, questo brano colpisce per un gusto equilibrato, più decisamente “Hard Rock oriented”, con la chitarra che si erge a protagonista grazie a scale indovinate e a impennate acute, sostenute da una linea melodica energica e incisiva.
L’ultimo brano, “I Killed My Wife With a Knife – Gothic version”, esordisce con un suono di organo tanto classicheggiante quanto intenso, affiancato da cori possenti e penetranti. Tale abbinamento conferisce un tocco mistico al feeling che promana da questa canzone, completamente stravolta rispetto alla versione di cui alla prima traccia. Sullo sfondo, il rumore di un temporale è accompagnato da angoscianti note di pianoforte, mentre il ritornello è eseguito da cori sempre carichi di pathos. Il finale, altrettanto coinvolgente, è marcato da rintocchi di campane mescolati a un discreto scroscio di gocce di pioggia.
Finisce, a questo punto, il nostro breve excursus negli Anni 80, grazie a questo artista che ripropone suoni e stilemi tipici di un’epoca ben definita, in un mix di Hard Rock, Metal e Glam, non rinunciando a un condimento originale (in particolare, nella ricerca di nuove sonorità e nelle componenti di humour tinte di nero).
Non resta, quindi, che attendere di vedere quanto prima la band cimentarsi on stage, per avere una conferma in chiave “live” delle buone impressioni suscitate dall’ascolto del disco.
Sito ufficiale: www.facebook.com/parrishyde – www.reverbnation.com/parrishyde
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