Recensione: I Scream You Suffer They Die
La Blackend ha assunto col passare degli anni quel ruolo che labels
più fragili, in tutta Europa, hanno dimostrato di non saper sostenere con
successo: quello di talent-scout in un underground spesso simile ad un vero
marasma, e dove le differenze stilistiche e qualitative sono andate
progressivamente assottigliandosi e appiattendosi verso il basso. Ogni tanto
però salta fuori la piacevole eccezione, ed è il caso di questo I scream
you suffer they die, debut album della one-man band francese Eostenem.
Il gruppo, se così si può chiamare, poggia sul solo lavoro compositivo di Christopher Georges,
poliedrico strumentista: il musicista è palesemente attratto dal sound black
metal, ma riesce a mischiarvi con risultati più che discreti anche riffs death
metal di estrazione europea e basi elettroniche, nonchè campionamenti abbastanza
interessanti. Come avrete notato, non eccedo con l’entusiasmo: si tratta infatti
di un disco chiaramente acerbo, che non raggiunge certo le vette d’intensità e
cattiveria di personaggi come gli Anaal Nathrakh, per fare un esempio
più o meno calzante; ma non si può negare che l’ascolto, specie se
approfondito, risulti piacevole per un appassionato. L’articolazione dei
pezzi,la loro strutturazione, è evidentemente frutto di una buona ricerca
compositiva, e denota buone qualità sin dall’opener Hatecraft:
campionamenti di varia natura fanno da sfondo e scandiscono la ritmica di un
pezzo fortemente contaminato, segnato prima di tutto da tastiere in pieno stile
black sinfonico; e così proseguendo lungo la tracklist, con apici toccati in
pezzi come Ego Wail Slave e la cupissima I creep like worms.
Ma ci saranno chiaramente dei punti dolenti? Ebbene sì, e non pochi. Prima
di tutto la produzione: suoni di chitarra secchissimi, troppo esili per un
riffing che spesso dovrebbe sorreggersi su una ritmica “groovy”; una
voce che troppe volte rischia di non emergere a dovere; ma soprattutto i suoni
della batteria di Dirk Verbeuren (drummer di Scarve e Soilwork,
non certo un dilettante!) del tutto scadenti: il rullante, i piatti, l’insieme
stesso fanno sembrare in più parti che si tratti di una drum machine (che tra
l’altro il combo ha utilizzato per i 2 demo precedenti…uhm…). Certo, questo
non basta a pregiudicare la qualità di un disco, se le composizioni sono di
buon livello: ma non si può certo parlare di qualcosa di rivoluzionario, solo
di un prodotto nella media, che si sforza di emergere con un sound proprio.
In sostanza, idee molto buone disperse in un materiale ancora troppo
immaturo: belli i punti più melodici, con le clean vocals a suggellare il
tutto, interessanti anche certi attacchi intransigenti con riffing esasperato,
carini certi soundscapes elettronici; nulla più, in un disco che dovrebbe
riuscire ad amalgamare il tutto e non ce la fa. Ma è l’inizio della carriera,
si può sempre migliorare.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Incoming (intro)
2. Hatecraft
3. Ode
4. Ego Wail Slave
5. I Creep Like Worms
6. To Die…
7. 1002 a.d.
8. Lycan(thrope) part 2
9. Ej Sius Sruellia’d
10. Ex (outro)