Recensione: I, the destroyer
Torna il freddo nelle nostre città e torna il black metal nelle nostre orecchie: tutto come dovrebbe andare. Inevitabilmente il vestiario nero e pesante che ci appartiene torna ad essere più confortevole, ed il nostro spirito glaciale si fonde meglio con ciò che i circonda. Gli inglesi Svartfjell provano a trasportarci nel pieno dell’inverno tramite la loro proposta musicale, da loro stessi definito “Arcane Black Metal”. Il gruppo nasce nel 2023 dalla mente di Hearne, e pubblica “I, the destroyer” tramite la Moribund Records.
Il disco spara subito le migliori cartucce: l’opener è un brano trascinante e pieno di elementi, in cui synth e chitarra si mescolano sapientemente, regalandoci un ascolto senza dubbio gustoso. Nel caso di “Will to Power: Courage” invece insieme ai synth prende la scena la batteria, insieme ad un assolo di chitarra incredibilmente tenue ed efficace nel suo non essere graffiante e scattante. Qui possiamo dire che i sussulti “veri” siano un po’ esauriti, ed è un peccato, perché in realtà il disco non perde in qualità, ma piuttosto in ispirazione compositiva. I 7 minuti di durata media per i singoli brani non aiutano: quasi sempre si ha davvero la sensazione che il tutto sia diluito senza troppe motivazioni. Verso la fine si trova un momento di esaltazione in “A Fire to Light the Skies”, un pezzo più tirato e coinvolgente – non è un caso che qui la durata scenda intorno ai 5 minuti.
Tirando le somme, questo esordio dei nostri Svartfjell non graffia, ma ci può stare: da un primo lavoro non si possono avanzare chissà quali pretese, ma nelle uscite successive bisognerà calibrare meglio il tiro per rimanere a galla.