Recensione: Icons Of The Illegal
Dopo sei anni di militanza nei pluridecorati Darkest Hour, due anni fa il chitarrista Kris Norris ha deciso di riprendere un suo vecchio progetto solista per sviluppare più liberamente il proprio estro creativo. Con l’aiuto di due valenti session-man (Dave Fugman e Dave Gibson) e, come vocalist, di Randy Blythe dei Lamb Of God, nei primi giorni dell’anno scorso i The Kris Norris Projekt hanno dato alle stampe il primogenito e sin’ora unico full-length: “Icons Of The Illegal”.
Se il quintetto di Washington ha risolto in modo relativamente semplice e con un deciso taglio melodico il problema di come comporre la musica, Norris propone un songwriting invece complesso e poco incline a essere accattivante. In più, l’intervento di Blythe è stato limitato a due soli pezzi: “Ghostly Shell Removal” e “Remaining Foolish”. Con che, tenuto conto della durata di quasi un’ora, alla fine ci si trova fra le mani un platter strumentale pieno zeppo di note a suggello di una sostanziale glorificazione della chitarra e delle sue infinite possibilità armoniche.
Ben radicata nel Nostro, come ci si poteva aspettare, l’attitudine da shredder che, tuttavia, non inficia la naturale predisposizione al metal estremo da parte del chitarrista medesimo. Lo stile, infatti, è rappresentato da un incrocio ben bilanciato fra death metal e prog, entrambi riconoscibili anche se fusi. La varietà ritmica degli accidentati pattern di batteria, tipica del genere più tecnico per eccellenza, si aggroviglia a una robustissima struttura costruita dal paziente guitarwork; caratterizzato, questo, da una moltitudine di riff massicci e da una pressoché continua cavalcata solista. Se non originale, il sound e l’intelaiatura delle canzoni sono senza dubbio poco consueti. A parte qualche raro tentativo (Levi/Werstler) non sono poi molti coloro che, coraggiosamente, si cimentano nella realizzazione di un’opera lontana dalle sirene del mainstream. Già l’idea di un album privo (o quasi) di voci solletica poco l’auditorio. Se poi ci si aggiunge la complessità insita nel DNA artistico di chi scrive le musiche, allora l’impresa diventa ardua.
Com’è ovvio, per apprezzare lo sforzo compiuto dal chitarrista della Florida occorre, come condizione necessaria, molta dedizione. Che, però, conduce a una certa confusione. Difficile se non impossibile discernere le varie song e, soprattutto, disegnarne le fattezze con precisione. Benché il groove – spinto spesso e volentieri verso un mood cupo e oscuro (“Remaining Foolish”) – si mantenga inalterato fra i vari brani, la sensazione che si prova è quella di essere non di fronte a quattordici singoli episodi ma, paradossalmente, alla ricerca dei pezzi di un infinito rompicapo. Sono talmente tante le divagazioni dal tema (quale?) che, difatti, si perde la bussola con facilità. Troppa.
Il lavoro, preso nella sua completezza, si lascia comunque ascoltare giacché Blythe possiede uno stile tutto sommato costante e consistente, anche se non particolarmente personale. Qualche azzeccata armonizzazione, qua e là, non manca (“Brotherhood Of Melancholy”, “Servants Of Sadness”); tuttavia “Icons Of The Illegal” rappresenta – a parer mio – il classico, scolastico disco a uso e consumo dei patiti della sei corde. Se questi troveranno parecchio pane per i loro denti, gli altri si annoieranno facilmente riponendo il CD negli scaffali là dove l’hanno preso.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Law Of Falling Bodies 3:18
2. Everything Expires 3:06
3. Hegelian Principle 4:52
4. Lament, Requiem, Threnody 2:55
5. Ghostly Shell Removal 5:46
6. Wound Of Amfortas 0:57
7. Condition Of Being Bored 4:09
8. Shift In Normalcy 3:36
9. Bowman’s Friendship 5:53
10. Regression Of The Ictus 4:56
11. Palindrome 3:05
12. Remaining Foolish 4:22
13. Brotherhood Of Melancholy 3:45
14. Servants Of Sadness 3:29
Line-up:
Kris Norris – Guitars, Bass, Keys, Backing vocals
Dave Gibson – Drums
Dave Fugman – Bass
Randy Blythe – Guest Vocals (on “Ghostly Shell Removal” e “Remaining Foolish”)