Recensione: Idiosyncratical Armageddon
Prima impressione: “Ah, diamine non ci siamo! Non ci ho capito niente!”, secondo ascolto con annessa “sfregatina” di mento pensando: “mmmhhh interessate, interessante…”, terzo giro ed una certezza: i Nalvage non sono nati ieri.
Non so perché, ma vedo inconsciamente l’autoproduzione come il primo passaggio embrionale di una band, convinzione superficiale a priori sbeffeggiata da Idiosyncratical Armageddon un EP preciso, professionale, meticoloso e che anche visivamente dà dei risultati eccellenti. Artwork convincente, che segue in un certo senso l’ottica del concept socio-filosofico esaltato giustamente dalla band, sia nelle note biografiche che all’interno del booklet. Un lavoro completo che vuole essere esauriente spiegando i testi, non inclusi nel booklet ma disponibili dal sito, illustrarli con alcune note in inglese che introducono i motivi e le tesi dell’autore e voce Hypersang. In particolare, trattasi di un excursus sul tentativo dell’io di negare la sua naturale pulsione d’identità, che lo lacera da sempre e che si esprime secondo due livelli, fisico e psichico.
Dovendo dare un categoria, parlerei di brutal death tecnico, quello che prende sempre più piede negli ultimi tempi e che cerca di sorprendere incessantemente, scovando una maniera inedita di accostare violenza e tecnica, melodie e potenza; un’arma difficile da maneggiare che richiede grande padronanza ed una dose notevole di pelo sullo stomaco.
Il coraggio ed una sana faccia tosta (ma non solo) di certo non mancano ai napoletani, che si inerpicano a testa bassa in un miscuglio estremamente dinamico di ritmiche, cambi di tempo e controtempi, rallentamenti ed attacchi del duo elettrico Remesis/Amaral, tra il growl profondo prima e lo scream dopo di Hypersang e l’eccellente lavoro creativo del drummer Luca, sciolto ed in linea con l’evolversi delle partiture. Tutte qualità che denotano un’apprezzabile voglia di esprimersi attraverso costrutti tutt’altro che lineari ma non involuti e di eccellente presa, puntando sui tecnicismi al servizio di velocità, violenza e brutalità che sento come i temi musicali dominanti.
I Nalvage hanno basi estremamente interessanti su cui lavorare, dalla tecnica individuale alla fantasia al servizio del songwriting, pertanto mi piace essere esigente con loro: per il sottoscritto andrebbe ulteriormente affinato l’equilibrio nelle composizioni per renderle ancor più incisive e ficcanti, trasformandole nei preziosi tasselli di un mosaico e non dei semplici mattoni di una parete solida. Mi piacerebbe anche sentirli più scorrevoli ed ordinati in taluni passaggi, migliorando i già buoni raccordi tra i vari temi affinando ulteriormente l’esecuzione, che diventa particolarmente importante se riferita ad un genere tanto elaborato. L’effetto globale del disco è indubbiamente positivo, denotando personalità ed estro estremamente incoraggianti, tant’è che un valido punto di partenza per il futuro lo vedo già in casa e si chiama “HFG”. Track più bilanciata delle altre, potrebbe fare da tavolo di lavoro sul quale studiare le giuste migliorie, senza però far venir meno l’ottima potenza e la convinzione nei propri mezzi che emergono prepotenti.
Idiosyncratical Armageddon è un lavoro ambizioso, che lascia presagire margini di sviluppo davvero interessanti grazie alla completezza dell’offerta sotto tutti i punti di vista e alla personalità solida che denota il progetto musicale. Un’ottima realtà che, guarda caso, è anch’essa targata Italia, segno che l’esterofilia potrebbe andare fuori moda a breve.
Tracklist:
01. Unhearthly Bloodism
02. HGF
03. Centuries of Me
04. Theuthian