Recensione: If You Are Going to Kill Yourself, Kill
“If You Are Going to Kill Yourself, Kill Yourself to This…” non è uno scioglilingua bensì lo sventurato titolo di questo primo release della band che consta di ben otto pezzi, ma fra loro tutti identici. La prima cosa che traspare, infatti, è una considerevole mancanza di idee per questi giovani svedesi, decisamente troppo frettolosi: ideato e registrato in un lasso di tempo brevissimo, questo demo sembra possedere come unico pregio l’originalità, se si tralascia la discreta qualità sonora. Difatti per il resto il prodotto in questione non sembra avere altri assi nella manica.
Un cantante bolso, modi sbiaditi e monotoni, riff al limite del paranoico sono i punti fermi attorno ai quali ruotano tutti i brani. Al di fuori di ogni logica commerciale ma anche lontani dalle valide produzioni sperimentali, i 6S6 creano un sound insipido, malsano (nel senso negativo del termine), pervaso da tenui morbosità, riuscendo a sfuggire ad ogni tentativo di etichettatura. Classificarli risulta molto complesso e per dare un idea al riguardo si potrebbe definirli, non senza un pò d’audacia, come industrial; una specie di post Marilyn Manson, con diversi riferimenti ai Nine Inch Nails, dove trionfano suoni di chitarra talmente distorti da risultare terribilmente freddi e distaccati, insieme a fastidiosi ronzii che a fatica si comprendono essere parole. In un angolo, quasi in disparte un basso difficilmente percettibile e una drum machine fantasma che in alcuni casi si eclissa per l’intera durata della canzone.
D’accordo ora che bisogna lasciare spazio alle avanguardie ma se è vero che quello che “quello che oggi è strano domani sarà schema” si deve giudicare con ancora più attenzione e prudenza un lavoro melenso come questo.