Recensione: Ignition
Cosa succede se un manipolo di vecchi metallari inglesi con la passione per le motociclette veloci e parecchi trascorsi musicali alle spalle decide di mettersi insieme e dar vita a una nuova band di heavy metal? Accade che, quasi per magia, riesca a confezionare un disco di dieci pezzi e ottenerne la “benedizione” da parte di migliaia di biker durante il centenario del mitico TT Road Race dell’isola di Man, una corsa dal sapore antico che ancora oggi rappresenta un “must” per tantissimi motociclisti.
Redline annovera fra le proprie file due ex componenti dei Bitches Sin, una band oscura della NWOBHM passata alle cronache per aver pubblicato il buon Lp Predator nel lontano 1982. Essi corrispondono ai nomi di Martin Orum al basso e Mark Biddiscombe alla batteria. Oltre a questi due marpioni la line-up si avvale del singer Liam Doherty, vecchia conoscenza del metallo inglese grazie ai suoi trascorsi all’interno dei Love&War. La formazione si completa con il chitarrista Adrian Yeomans (detto A.D.), ex Slowburner.
La proposta sonora dei Redline è il giusto compromesso fra i Dokken degli inizi (Tooth and Nail e Under Lock and Key) e il classico British Metal in stile Saxon/Priest. La voce di Liam Doherty spesso richiama quella di Phil Lewis degli L.A. Guns così come a tratti l’Hair metal più duro fa capolino fra un inno biker e l’altro. Il gruppo però che più si avvicina ai Nostri è T.T. Quick, del quale si sono ormai perse la tracce dal 2000.
Ignition si apre alla grande con King of the Mountain: un brano roccioso dal riff bello duro e puro, con la chitarra di A.D. “libera” a la Fast Eddie Clarke. Il chorus “King of the Mountain” pare scritto appositamente per essere urlato on stage con una folla di duri biker col pugno alzato davanti al palco.
Accanto a pezzi classici per il genere come No Limits e Twistin’ the Knife spicca la ballad Cold Silence, ben riuscita ed interpretata. Come da copione in ambienti biker non possono mancare episodi di ispirazione Rock’n’Roll (High Price to Pay, Some Kinda’ Mean) e attacchi frontali (Straight Between the Eyes). Coast to Coast farà la gioia dei tanti fan di Ac/Dc mentre Heaven’s Gate è un praticamente un tributo dei Nostri alla band di Don Dokken. Si chiude con Ride, nella quale l’ex Love&War tira fuori alla grande gli attributi, anche se la canzone non riesce a decollare per via di un songwriting insoddisfacente e una certa ripetitività.
Personalmente, per il prosieguo della carriera dei Redline auspicherei che venga inserita una seconda chitarra, che sarebbe stata benedetta come il cacio sui maccheroni anche all’interno di questo album. Un band massiccia e onesta come quella di Liam Doherty abbisogna di un’ulteriore ascia: i dieci brani del disco “avrebbero potuto dare di più” con un valido pard a fianco di A.D.
Nonostante questo Ignition è un lavoro che non può mancare nella collezione di tutti i metaller che hanno amato alla follia Metal of Honor dei succitati T.T. Quick.
Stefano “Steven Rich” Ricetti