Recensione: II

Di Francesco Maraglino - 30 Gennaio 2021 - 14:00
II
Band: Creye
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: AOR 
Anno: 2021
Nazione:
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80

Il debutto, datato 2018, degli svedesi Creye è stato accolto unanimemente, all’epoca, come una delle più fresche e sorprendenti novità nell’ambito del melodic rock contemporaneo.

I musicisti scandinavi, infatti, hanno dimostrato fin dalla loro opera prima la propria attitudine a congegnare un suono rock stracarico di armonia, levigatezza ed eleganza. Si sono collocati così immediatamente nel novero delle promesse più sfavillanti di quell’AOR nordeuropeo di cui H.E.A.T., Work of Art, e, perché no, One Desire, sono già considerate le stelle di prima grandezza.

La band del boss Andreas Gullstrand, la quale ha fornito prova di sé anche in importanti manifestazioni live di settore come Melodicrock Fest, Frontiers Rock Sweden, e Rockingham Festival,  torna oggi con il proprio secondo album, intitolato semplicemente “II”, che vede alle prese con il microfono il nuovo vocalist August Rauer, con loro peraltro dalla fine del 2018.

E, ancora una volta, i Creye esibiscono anche qui il proprio talento per la melodia incastonata nel contesto rock, non lesinando incursioni mai banali in un ambito maggiormente pop oltre che nell’AOR di stampo “ottantiano”.

Proprio più affini alle istanze dell’Adult Oriented Rock degli Eighties si palesano alcune delle gemme maggiormente sbrilluccicanti di questo full-length: parliamo di canzoni come Siberia , composizione  dalla melodia assolutamente irresistibile,  Face To Face, un tuffo negli anni ottanta del ventesimo secolo veloce e ipermelodico, e Lost Without You, ballatona condotta dal pianoforte che rimanda in partenza agli stilemi dei gloriosi Survivor.
Sulla linea vigorosa del più recente hard melodico nordeuropeo d’alta scuola s’avanzano incalzanti, altresì, l’energica Carry On e le epiche The Greatest (con le sei-corde e le melodie sempre sugli scudi) e War Of Love.

Altrove i Creye strizzano l’occhio – ma con garbo e stile impeccabili – a certo pop contemporaneo e, quindi, ad un pubblico mainsteam: si vedano, in proposito,  Broken Highway (midtempo dalle melodie zuccherose e dai suoni cristallini), Can’t Stop What We Started (che si energizza però nel finale) e Find A Reason (caratterizzata da un bel gioco di riff e di assoli di chitarra).

A rendere “Creye II” un lavoro che si colloca qualitativamente un filo al di sotto rispetto all’esordio della band, c’è però una certa ripetitività di atmosfere, soprattutto in alcuni brani più delicati. Ne è esempio il soft-rock gradevole ma un poco anonimo di Let The World Know.

Ma si tratta di dettagli che non inficiano il valore complessivo dell’album. Il secondo disco di Andreas Gullstrand e soci è, infatti, un’altra pietra preziosa raffinata e carica di positiva vitalità che farà la gioia di chi ama queste sonorità in cui eleganza, vivacità e melodie si fondono in una miscela ad altissimo tasso di gradevolezza.

Francesco Maraglino

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