Recensione: II
Quando si parla di grandi voci in ambiti melodic rock, i nomi che vengono citati sono più o meno sempre i soliti che si rincorrono da anni, simboli incrollabili di un modo di interpretare un genere come l’AOR, basato essenzialmente su di un perfetto equilibrio tra grandi capacità tecniche e forte potere espressivo.
Singer AOR non ci si improvvisa, non è sufficiente urlare nel microfono o produrre suoni a casaccio. Occorrono piuttosto un talento sopraffino e massima capacità nel segnare con le proprie corde vocali le linee melodiche di ogni brano.
Esemplare che si attaglia perfettamente a tale descrizione è senza dubbio l’ottimo Mitch Malloy, frontman spesso poco ricordato, seppure stimatissimo dagli appassionati più attenti e memori di una bravura indiscussa provata più volte in carriera, ma soprattutto, ancora accecati dalla bontà dello straordinario debutto datato 1992, eccellente condensato di armonia AOR e melodic rock superiore, giunto fuori tempo massimo e presto ottenebrato dall’imperante cambio di tendenze musicali del periodo.
Lo ripetiamo da un po’. Merito di qualche label capace di lavorare in modo egregio e grazie ad un interesse rinnovato per un certo tipo di suono, il rock melodico ha raggiunto in questi ultimi anni nuovo lustro e vigore. Forse non paragonabili alle epoche di maggior consenso di pubblico, ma sufficienti nello spingere anche artisti da sempre affini – ma da qualche tempo divenuti meno “frequentati” – a ritentare la strada che li ha resi famosi in origine, riabbracciando stilemi messi da parte ed in buona misura abbandonati.
Intitolare “II” quello che è, a conti fatti, il sesto album in carriera, non può in effetti voler significare altro che vada oltre quanto appena detto. La volontà di saltare piè pari tutto ciò che è stato nel frattempo, per riappacificarsi con quella che è da sempre la propria radice primaria, nella speranza di cogliere due risultati contemporanei. Guadagnare nuovi slanci artistici e nel contempo, soddisfare le richieste di molti fan, da anni speranzosi di riascoltare il biondo Mitch sui toni a lui più congeniali.
Un successo a quanto pare. Di certo un’operazione riuscita in termini di semplice qualità e piacere d’ascolto.
Limpido, radio friendly, orecchiabile, denso di buone composizioni inneggianti all’AOR più classico e tradizionale, “II” è, infatti, un disco come se ne concepivano venticinque anni fa.
Melodico, avvolto da più strati di classe ed eleganza, prodotto in modo accettabile (seppure, in tal senso, migliorabile) e realizzato con cura, ma soprattutto solido dal punto di vista delle interpretazioni strumentali e canore.
Per confezionare un buon ritorno in scena, Malloy non poteva d’altronde ovviare alla presenza di ottimi compagni sui quali poter fare pieno affidamento.
Phil Collen (Def Leppard), Jeff Scott Soto, Bruno Ravel (Danger Danger), Leo Leoni e Freddy Scherer (Gotthard), Pete Lesperance (Harem Scarem), Randy Goodrum, Brett Walker e la piccola pattuglia tricolore composta da Alessandro DelVecchio e Mario Percudani sono nomi che a vario titolo appartengono all’olimpo del rock di classe, garanzia assoluta e totale di quanto ben poco sia stato lasciato al caso.
Ed i brani che impreziosiscono l’album ne sono una perdurante e certa testimonianza.
Sin dalla radiosa opener “I’m The One”, l’aria che si respira è quella del miglior rock melodico “d’annata”, dagli ampi ed assolati scenari nordamericani in cui atmosfere vitali e ricche di brio si mescolano con ambientazioni tipicamente yankee.
La bella voce di Malloy, ritornelli pieni e carichi di positività ed un approccio strumentale deliziosamente anni ottanta, corredano la gran parte delle canzoni offerte, ponendosi quali pietre angolari di un songwriting che non tradisce alcuna incertezza nel volersi affacciare alle linee classiche dell’AOR americano di vecchia concezione.
Pochi artifici, tanto cuore e molta anima: gli elementi che da sempre rapiscono i sensi degli amanti di tali sonorità, trasportandoli in un immaginario carico di sensazioni piacevoli in cui le ballate sono scritte per sognare ed i momenti di vigore regalano allegria, voglia di vivere ed emozioni solari.
Come si suol dire, c’è l’imbarazzo della scelta: se quindi, “Falling To Pieces” è un gradevole up tempo e la bellissima “I’ll Love You Still” guarda da vicino i Journey, “Love Song” pare un pezzo rubato ai primi Danger Danger, mentre “What I Miss” ricama armonie che ricordano i Survivor, “Carry On” e “Take It All” e “As Long As I’m With You” sono slow da “accendino in mano”, con tanto di effetto vento caldo estivo che scompiglia i capelli e zucchero a profusione.
Un assortimento di grande qualità e valore insomma, con la quasi miracolosa assenza di filler in scaletta. Qualche breve momento leggermente scontato o dai vaghi contorni del deja vu: ma è roba di pochissimo conto.
Il resto è eccellenza assortita, classe a badilate e belle canzoni a cascata. Dall’inizio alla fine.
Proprio come succedeva tanti anni fa. Proprio come prevedeva il migliore AOR: alta qualità, dalla prima all’ultima traccia.
Grande ritorno dunque. Tra le cose migliori ascoltate in tali ambiti quest’anno, nella speranza che il testo ancora una volta ricco di positività della conclusiva “All My Friends” sia il migliore augurio per un prossimo arrivederci ancora su livelli tanto elevati:
“Say Goodnight, it’s just Goodnight not Goodbye,
it’s not the end, we’ll meet again, my friends”
Bentornato alla tua vera casa, Mr. Malloy…
Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / Aor!
Tracklist:
01. I’m The One
02. Falling To Pieces
03. I’ll Love You Still
04. Carry On
05. Love Song
06. On And On
07. I Don’t Know How
08. Take It All
09. What I Miss
10. As Long As I’m With You
11. Let Love Win
12. All My Friends
Line Up:
Mitch Malloy – Voce / Chitarre / Percussioni
Victor Brodén – Basso
Miles McPherson – Batteria
Keith Howland – Chitarre
Alessandro Del Vecchio – Tastiere
Phil Collen – Chitarra traccia 10
Pete Lesperance – Chitarra traccia 2
Keith Scott – Chitarra traccia 5
Leo Leoni – Chitarra traccia 4
Freddy Scherer – Chitarra traccia 4
C.J. Vanston – Tastiera traccia 10
Hugh McDonald – Basso traccia 9
Randy Goodrum – Piano traccia 8
Bruna Ravel – Cori
Mario Percudani – Cori
Brett Walker – Cori
Jeff Scott Soto – Cori