Recensione: II – Interitus
And then the stones began to speak. To tell the stories of ou fallen empires.
Debut-album per i tedeschi Nero Doctrine che, dal 2012 sino a quest’anno, hanno vissuto foggiandosi con il moniker Dystopia, sicuramente meno originale di quello appena scelto. Il quale pone attenzione sul progressivo decadimento della società umana, intrappolata nei traumi delle guerre, negli abusi di potere e nelle aberrazioni del credo religioso. Temi che riportano a un’Umanità che ha perso la strada maestra, finendo per perdere, anche, il focus sui giusti valori della propria esistenza.
E, infatti, l’opener-track ‘… and Then the Stones Began to Speak’ porta con sé un mood, tero, melanconico e oscuro; che dipinge a tinte fosche il melodic death metal elaborato dal combo di Greifswald.
Modern isn´t always bad and old isn´t always good.
L’affrontare le principali problematiche che affliggono il genere umano rende caleidoscopico lo stile musicale di “II – Interitus”, nel quale s’intravedono più d’una influenza: il gothenburg metal del passato, il modern metal del futuro, il melodic death metal del presente. Melodic death metal di eccellente fattura: in fin dei conti “II – Interitus” è un’Opera Prima ma non si direbbe. I Nero Doctrine ci sanno fare, sia con la questione della preparazione tecnica e quindi dell’esecuzione vera e propria, sia con la complicata arte della composizione. Difatti la molteplicità di odori che impregnano il sound del disco non esime la formazione teutonica dal riuscire a seguire un unico filo conduttore. Tante sfaccettature, nessun sfilacciamento; per un suono potente e massiccio, lindo e pulito.
Ancora una volta, giova rammentare che la buona riuscita di una proposta dipende fortemente dal cantante, anche per quanto riguarda il metal estremo. In questo caso non si può non segnalare l’ugola scartavetrata di Stefan Rengert, ottimo quando affronta le linee vocali con piglio thrashy, ottimo quando deve alzare i toni per lo screaming.
Buono l’impianto delle canzoni, nove, ben amalgamate fra loro nonostante la ridetta poliedricità d’intenti. La melodia c’è ma non è certamente debordante e, ovviamente, tantomeno, stucchevole. Il suo compito non è quello di raccogliere proseliti dell’ultima ora bensì quello di arrotondare il sound, anche quando, addirittura, si raggiungono le paludi del doom (sic!) con la lenta e trasognante ‘Hope Is Just a Word’. Non manca la suite, ‘Face to the Ground’ che, con i suoi cambi di tempo, i suoi delicati e morbidi arpeggi e le sue multiformi propaggini melodiche, fa da cartina al tornasole, nella sua qualità complessiva, per l’interno full-length.
Da parecchio tempo sembra essere giunta la parola fine, per quando riguarda il death metal melodico. Così non è: ci sono realtà come i Nero Doctrine, a sottolineare il contrario. Come tutti gli altri sottogeneri death, anche il melodic si è evoluto, e “II – Interitus” è uno dei (tanti) buoni risultati targati 2017.
Daniele “dani66” D’Adamo