Recensione: III
L’hard rock sembra un genere facile da suonare e comporre: un riff bello distorto, un 4/4 solido, due o tre strofe, un ritornello da cantare a squarciagola e, ovviamente, un assolo sopra le righe e tanto groove.
Sembra facile e non è: anzi, proprio la (iper)canonizzazione del genere rende difficile realizzarne nuovi prodotti che siano davvero interessanti e capaci di trattenere l’attenzione dell’ascoltatore oltre un paio di canzoni.
Ebbene, i Coreleoni riescono nell’impresa con questo III. Alla terza prova, la band di Leo Leoni (per chi non lo sapesse, chitarra e mente dei Gotthard) abbandona finalmente quel ruolo da cover band delle canzoni dimenticate dei Gotthard che si era un po’ cucito addosso per regalare un pacchetto di dieci pezzi nuovi di zecca, che dimostrano tutta la potenzialità dei ticinesi. Certo, III non smette del tutto l’abitudine di coverizzare che è propria dei Coreleoni: ed ecco, quindi, che, nella versione estesa di III, una Jumpin’ Jack Flash si accosta a quattro belle canzoni dei Gotthard più datati.
Ma l’attenzione del recensore si concentra innanzitutto su quella decina di inediti: e ne esce soddisfatta, perché non solo la scrittura è fresca, ma la giusta attitudine c’è tutta. La proposta è chiaramente debitrice dei Gotthard, ma, in vero, non potrebbe essere altrimenti, perché Leo Leoni ha una personalità ben distinta e riconoscibile nel panorama hard rock: ed è un gran pregio, di questi tempi.
Se ci sono due tratti di III che si stagliano netti sul panorama dell’intero prodotto sono i suoni e la voce di Eugent Bushpepa, che in III sostituisce Ronnie “prezzemolo” Romero. Finalmente, troviamo in III un disco che letteralmente vi salta addosso, uscendo vero e sudato dai vostri stanchi amplificatori. La band suona, picchia, accarezza, assola e corre libera sulle ali del rock. L’ascoltatore lo percepisce: e non è, purtroppo, cosa che accade troppo spesso. E poi c’è Eugent Bushpepa: albanese, star della TV nazionale grazie al suo ruolo di vocal coach nel programma The Voice Of Albania, e addirittura rappresentante del proprio Paese all’Eurovision Song Contest del 2018 (Lisbona), Bushpepa è il vero asso nella manica di Leo Leoni. Il cantante offre una prestazione sopra le righe, capace di scorrere lungo tutte le modulazioni che la voce di un singer hard rock deve saper affrontare e gestire: ascoltate le grida splendidamente controllate in Like It Or Not e non resterete delusi.
Let Life Begin Tonight è il singolo che apre III e raccoglie tutte le caratteristiche dei “nuovi” Coreleoni: una eccellente melodia appoggiata su una base ritmica possente, spinta da una chitarra che sa essere protagonista senza debordare ed è valorizzata al massimo da una voce nata per l’hard rock.
Purple Dynamite è un mid tempo pesante sorretto da un riffone rotondo di grande groove, che gode di un crescendo reso al meglio da Bushpepa.
Guilty Under Pressure è un pezzo tirato e divertente, che suona davvero molto Gotthard; forse troppo.
Greetings From Russia è un altro bell’hard rock convinto, che Bushpepa riesce a salvare da un certo rieschio di ripetitività.
Sometimes si va ad accostare alle storiche ballad dei Gotthard: e lo fa alla grande, grazie a un 6/8 caldissimo e un’atmosfera cangiante che accosta un fantastico ritornello hard a una strofa delicata e sentita.
Wake Up Call è un bel sincopatone dinamico e adrenalinico che ha nella base ritmica (davvero scatenata) il proprio tratto migliore.
Sick & Tired ricorda un po’ i Tesla, ma con una voce decisamente più potente e qui al limite dell’heavy.
Would You Love Me ha tutto quello che volete da un pezzo hard rock: un tiro pazzesco e un Bushpepa che non le manda a dire, offrendo una prestazione realmente di livello, anche in virtù di una scrittura di Leoni davvero ispirata. Tra i migliori episodi di III.
Deep In My Soul è una ballad quasi soul (appunto) fatta di voce, organo e cori: il pezzo è bello, ma sembra più una vetrina delle capacità di Bushpepa che non un progetto motivato.
La cover di Jumpin’ Jack Flash è una cover di Jumpin’ Jack Flash, una di quelle canzoni che, comunque e chiunque la suoni, viene sempre bene. Divertente la versione dei Coreleoni, che se la sentono propria: divertente, ma trascurabile.
Come detto, la versione estesa di III include le cover di quattro pezzi dei Gotthard. Il primo è Say Goodbye (da Homerun, 2001), che è una canzone di bellezza eterna e cristallina. Se Bushpepa offre una prestazione impressionante, rimango dell’opinione che non ha alcun senso che Leo Leoni si metta a fare le cover di sé stesso con la coda dell’inevitabile confronto tra il cantante di turno e il grande assente Steve Lee. Il recensore, che qui si sovrappone al fan dei Gotthard, apprezza la versione di Say Goodbye dei Coreleoni: ma ascolterà sempre e solo quella originale, perché in III tutto ha una ragion d’essere tranne proprio le quattro cover presenti sulla sua versione estesa.
Lo stesso discorso vale per le successive Good Time Lover (una B side di inizio anni Novanta), Fist In Your Face (tratta da G, del 1996) e la ballad I’m On My Way (Die Hard, 1994).
In conclusione, III è un gran bel disco di vero hard rock: e qui l’accento va su “vero”, perché i Coreleoni finalmente non solo dimostrano di avere un grande groove, ma riescono a valorizzarlo in un pacchetto di inediti la cui sincerità non potrà non emozionare il rocker d’annata, che ancora una volta vede il proprio amato genere resistere alle mode e regalare quei momenti che vi fanno essere su questa pagina; che mi fanno scrivere su questa pagina. Grazie, Leo.