Recensione: III Weightless
Tornano i Creye, i sei musicisti scandinavi che hanno già realizzato, fino ad oggi, due album tra i più apprezzati nell’ambito dell’hard rock melodico contemporaneo.
Il nuovo lavoro della band s’intitola “III – Weightless”, e si pone senza indugio alcuno nel solco dei precedenti: quello di un sound devoto sia all’AOR statunitense dei tempi gloriosi di Journey e Survivor, sia a quello scandinavo, e che non lesina rimandi – comunque sempre di gran classe – a certo pop-rock di questi anni.
Va detto subito che tutte le canzoni dell’album sono di alta qualità (niente filler, per capirci), ad ulteriore riprova anche delle capacità compositiva – oltre che di esecuzione – dei Creye.
Il perfetto mix tra U.S.A. e Svezia si palesa in canzoni di grande presa come Glorious (dal grande lavoro di voce e chitarre), Air (che esibisce un perfetto equilibrio tra gli strumenti, un chorus avvincente e una sei-corde impeccabile a ostentare tanta emozione e melodia) e One Step Away (dalla dinamica serrata e melodica, stracolma di classe e energia).
Il versante più nordamericano dell’AOR pare, invece, ispirare Dangerous, dall’andamento carico di feeling, assai orecchiabile e con le tastiere sugli scudi, mentre il sound del nordeuropa vince in
In The Shadows, tirato ed entusiasmante, e Spreading Fire, traccia veloce tra riff di chitarra e di tastiere sempre in un brodo di giuggiole di melodia.
Il lato maggiormente soft-rock del sound dei Creye viene esploso dal cadenzato midtempo The Game e dall’elegante How Far, mentre un andamento slow e, comunque, una straordinaria manifestazione di pathos e di sentimenti, arrivano da Stay (ballad guidata dal piano incantevole ed intensa ingemmata da una voce solista piena di soul) e da Weightless (una canzone dalle tastiere in bella vista e dagli echi quasi pomp, ma contraddistinta anche da un canto dal mood intensamente emotivo e da un chorus melodico ma energico e definito anche dalla sezione ritmica che l’accompagna).
In buona sostanza, “III – Weightless”, non mostra alcunché di nuovo rispetto ai suoi predecessori ma dimostra, se possibile, ancora maggiore qualità.
Con il nuovo album, infatti, i Creye dimostrano un equilibrio stupefacente tra raffinatezza ed emozione, e, come si diceva più sopra, tra i diversi spunti di pop di oggi, AOR di ieri di marca U.S.A. e svedese e in linea, peraltro, col melodic rock scandinavo degli ultimi anni.
Le canzoni vedono, poi, brillanti esecuzioni, una voce sempre all’altezza in ogni ambiente stilistico, un altissimo valore del songwriting e suoni cristallini e patinati come si conviene al genere di riferimento.
Se ci fosse una po’ di giustizia nel mondo della musica, molte di queste tracce dovrebbero diventare delle hit subito, e non solo nell’ambito del rock di nicchia.
Francesco Maraglino
