Recensione: Il Culto Del Fuoco
Il sestetto romano dei Dyrnwyn arriva al secondo capitolo della propria discografia e sorretti dalla Cult of Parthenope presentano un ambizioso lavoro intitolato Il Culto Del Fuoco. Forgiato nelle fiamme che hanno reso grande e poi ferito l’immortale città eterna, quello dei nostri è un album che trasuda passione e che come accade in casi ormai sempre più rari trasmette un sound personale, costruito attorno ad un’atmosfera folk che ben si integra con i canoni tradizionali del black metal. Il cantato in lingua italiana aggiunge poi un gusto nello specifico caso estremamente coerente con le origini della band stessa e sottolinea tinte ideali che descrivono un periodo fatto di eroi, mitiche battaglie e leggende.
La stessa title-track, posizionata come opener, vale il costo del biglietto e promette all’ascoltatore un’esperienza musicale profonda e sorretta non soltanto da abilità strumentali di tutto rispetto, ma una produzione che bilancia alla perfezione gli strumenti della tradizione folk con quelli canonicamente metal. Quel che segue ne ricalca sapientemente l’atmosfera, a tratti malinconica, a tratti deflagrante in veloci variazioni intramezzate da ritmiche sempre ispirate. Nel quadro complessivo Il Culto Del Fuoco è un disco che può appagare anche i meno avvezzi a questo tipo di sonorità, ma saprà davvero esaltare chi predilige contaminazioni che valorizzino una resa finale che sancisce questo secondo album come una prova di grande personalità e composizione.