Recensione: Il Male di Vivere
Nati nel 1999 come band brutal, i Common Grave dopo qualche tempo cominciano a cercare altre vie d’espressione, e le trovano nel black. In seguito alla fuoriuscita di uno dei membri fondatori, il gruppo si assesta nell’attuale line-up e comincia a perseguire la strada che lo porterà poi alla realizzazione di questo disco. Dopo un primo demo realizzato nel 2002, mai distribuito, e un secondo nel 2005 intitolato “Memories”, la band autoproduce questo “Il Male di Vivere” nel 2007 che gli vale il contratto con la Eerie Art Records e che viene quindi pubblicato l’anno successivo come loro debutto ufficiale.
A discapito del titolo italiano, i testi (e anche i titoli) delle canzoni son praticamente tutti in inglese. Fa eccezione solo il ritornello della title-track piazzata in apertura del disco.
Subito ci si accorge che il passato di band brutal non è stato del tutto dimenticato dai Common Grave, in particolare per quanto riguarda la voce. Un growl profondo e per buona parte incomprensibile contraddistingue infatti gran parte della prova del singer. Maggiore afflato black gli viene conferito dall’eco e dal riverbero sempre presenti e dalle grida vicine allo scream.
Sotto il profilo prettamente musicale i musicisti riescono a legare insieme diverse influenze risultando a tratti quasi avantgarde come proposta. L’arpeggio di inizio e fine della titletrack, sono solo un primo chiaro esempio in tal senso. Nel resto delle composizioni i vari cambi di riff e i continui salti da un black legato alle origini a passaggi di sapore più death fan ben sperare. Tuttavia è proprio nei momenti più legati agli inizi che la band mostra un po’ la corda. Non sempre infatti gli inserti più vicini al death risultano del tutto perfettamente amalgamati nelle canzoni e in generale i brani meriterebbero un po’ più di attenzione in fase di arrangiamento.
Ciononostante il gruppo mette in luce una notevole voglia di fare, come testimoniato anche dalla lunghezza media delle tracce, che dimostra come questi ragazzi ricerchino sempre un songwriting variegato e complesso. È infatti proprio sulle canzoni più lunghe che i Common Grave sembrano mettere in luce le proprie qualità migliori risultando autori dotati di idee e voglia di mostrarle appieno.
Per quanto sia un esordio discografico, non dobbiamo dimenticarci che si tratta pur sempre di un disco inizialmente autoprodotto. Certamente con il loro secondo album questi ragazzi sapranno fare di meglio. Sia alla resa sonora degli strumenti, che al mixaggio delle tracce, gioveranno la produzione professionale. In particolare bisognerà puntare su un maggiore spessore delle chitarre e, soprattutto, evitare il suono palesemente falso che assume la batteria nei pezzi più veloci.
Per concludere i Common Grave realizzano un interessante disco d’esordio che ci presenta una band con diverse potenzialità. Le capacità compositive sembrano esserci e le qualità anche. Un po’ più di esperienza potrebbe portare questi ragazzi a fare sempre meglio limando e aggiustando le ovvie imprecisioni dell’esordio.
Tracklist:
01 Il Male di Vivere
02 Memories
03 No Turning Back
04 In Silente They Fade
05 Falling from the Sky
06 Union of Sorrows
07 For a Dead Person
08 The End of All Things
Alex “Engash-Krul” Calvi