Recensione: Il Maniscalco Maldestro
Avrei facilmente potuto aggirare l’ostacolo, scegliendo di non recensire
questo lavoro, tacciandolo di un non meglio specificato cross-over, che agli
occhi, ma soprattutto alle orecchie, del sottoscritto è un termine vuol dire
tutto e niente.
Pur di difficile catalogazione, la proposta de “Il Maniscalco Maldestro” non è
affatto trascurabile dalle nostre pagine, essendo ben lontana dal “pericolo”
nu-metal, bensì influenzata da una larga fetta del rock progressivo italico, di
cui andiamo fieri e per cui abbiamo da sempre un occhio di riguardo, nonché
dall’irriverenza e autoironia che nel metal/rock ha avuto grandi interpreti come
i Primus.
E’ proprio la band di Les Claypool che incide maggiormente nel songwring di
questi quattro ragazzi di Volterra, che con un look “tradizionalmente”
alternativo, arrivano quasi a scimmiottare gli eclettismi compositivi della band
californiana, infarcendola di bizzarri riferimenti folk – il “burattino” cattivo
della cover, su tutti – musicalmente vari come la scuola progressiva dello
Stivale insegna.
Di primo acchitto, l’impressione è quella di una punk/acid band che tenta di
elevarsi rispetto a una situazione musicale ristagnante e poco impegnata, che
possa coinvolgere soggetti “pensanti e acculturati”, per una sorta di rivoluzione
già felicemente attuata in Italia da un certo Giovanni Lindo Ferretti con i suoi
C.C.C.P. e C.S.I., con i quali non ho mancato di annotare attinenze nella musica
de “Il Maniscalco Maldestro”.
I testi alternati tra il fiabesco e l’introspettivo, à la Branduardi per
intenderci, rigorosamente in italiano, possono sbizzarrirsi metricamente dalla
complessità di strutture offerte dagli echi acid-jazz e funky, e reclamano una
voglia di stupire che rischia fin troppo spesso di sfociare nella superba
misantropia di certi aspiranti artisti, e così dannatamente diffusa tra le band
emergenti del Bel Paese.
Se infatti da un lato il bombardamento di variazioni può attirare un ascoltatore
annoiato e in cerca di nuovi stimoli, dall’altro sorge il pericolo di accostare
“Il Maniscalco Maldestro” all’ennesima sensazione appena assaporata e mai
maturata, così frettolosa di mettere sul piatto tutte le idee in un minestrone –
mai cross-over fu termine usato più correttamente – che ne nasconde personalità
e, cosa fondamentale nell’ottica del music business, omogeneità.
Incoraggerei ad ogni modo la “follia” di questi ragazzi che hanno deciso di
intraprendere una strada sicuramente difficile e poco riconducibile ad un trend
preciso, sebbene gli stessi Primus, dopo la pubblicazione di “Pork Soda”, si
abbandonarono ai richiami delle melodie facili… Non dimentichiamoci inoltre che
l’alternative e lo stesso cross-over sono divenuti due veri e propri generi con i
loro dettami e i loro cliché, rimanere lontani dai quali è impresa assai
ardua.
Tracklist:
- Miscute…Mincanta
- Carta-Stagna
- Metamorfosi Plausibile
- Ego
- L’eta Del Bisturi
- Fase 5: Metabolismo
- Anima Dolosa
- Geometria Affabile
- Giro Immobile
- 8 Di Mattina
- Distanze
- Silenzio di Cartapesta