Recensione: Il tempo della semina
Nominate i Biglietto Per L’inferno a qualsiasi conoscitore di rock progressivo e gli brilleranno gli occhi mentre vi parlerà di loro. Vi parlerà un gruppo che ha contribuito a scrivere negli anni settanta una delle pagine di più alto livello nella storia della musica italiana.
Formati a Lecco nel 1972, i Biglietto Per L’inferno esordiscono con il loro primo album auto intitolato nel 1974, meravigliando per il loro stile irruento, appassionato, trascinante e per la loro violenta descrizione della vita e delle cose, che rende i testi particolarmente ad effetto, opera del genio di Claudio Canali, cantante e paroliere del gruppo.
Nel breve tempo di un anno il gruppo si rimette al lavoro per comporre il materiale del secondo disco in studio, grazie ad un contratto con Klaus Schulze e con la la produzione di Eugenio Finardi. Come un triste copione che si ripete per diversi gruppi di questo periodo, i Biglietto Per L’inferno devono fare i conti con il fallimento della Trident, la casa discografica con cui erano sotto contratto e che aveva pubblicato l’anno prima Biglietto Per L’inferno e con cui avrebbe dovuto essere stampato anche il nuovo disco, portando poco dopo il gruppo allo scioglimento.
La Trident, una piccola etichetta Milanese attiva tra il ’73 ed il ’74, fallì prima di portare a termine la stampa già programmata del singolo estratto dal nuovo disco, secondo 45 giri in assoluto per la band (il precedente singolo, estratto da Biglietto Per L’inferno, conteneva Una Strana Regina/Confessione), che avrebbe dovuto contenere le canzoni Vivi Lotta Pensa/ L’arte Sublime Di Un Giusto Regnare. Dubbia e chiacchierata è ancora oggi la presenza di alcune copie promozionali del singolo in questione, ma certa è l’esistenza di copie ufficiali.
Il secondo album dei Biglietto per l’inferno dovette circolare per diversi anni tra gli appassionati sotto forma di audiocassetta pirata, prima che la Mellow Record ne proponesse la pubblicazione ufficiale nel 1992, quando Il Tempo Della Semina fu finalmente alla portata di tutti.
La particolare formazione a sei elementi con due tastieristi è uno dei fattori che contribuisce a rendere particolarmente ricca la varietà sonora e compositiva del sestetto lecchese. A differenza del precedessore, Il Tempo Della Semina si contraddistingue per la partecipazione alla composizione dei brani l’intera band, anziché affidare tutto il lavoro a Claudio Canali. Questa scelta porta ad un ingentilimento ed un arrotondamento del suono molto evidente rispetto al primo disco; la musica ed i testi appaiono meno aggressivi e sanguigni, mantenendo tuttavia una forte personalità ed espressività.
La title-track di dieci minuti, Il Tempo Della Semina, è uno dei momenti di più grande effetto del disco, con la sua lunga introduzione strumentale che lascia al centro della scena un cantato di immediato impatto, quasi malato, ossessivo, reso ancora più inquietante dalle linee di tastiera di Giuseppe “Baffo” Banfi e Giuseppe Cossa ripetute, in lontananza, con i soffocati arpeggi di chitarra di Marco Mainetti. I testi fortemente espressivi ed esaltati dalla sapiente voce di ClaudioCanali, hanno un impatto straordinario, rivestiti da metafore e da sinestesie (“Le tue Risa Profumate”) che, se da una parte rendono il brano più ermetico nella comprensione, dall’altra lo avvolgono con un alone di mistero che completa nel modo migliore le sensazioni trasmesse dalla musica.
Il Tempo Della Semina non è solo questo: è un rapido e repentino cambio di scena, con incursioni ed assoli in cui il gruppo esibisce la sua ottima preparazione musicale, nonché il suo grande gusto compositivo, trascinando l’ascoltatore da un luogo all’altro, ora ipnotizzandolo con suoni conturbanti, ora cullandolo con dialoghi di chitarra e di basso, cadenzati dalla batteria di Mauro Gnecchi, per poi sorprenderlo con le energiche incursioni del basso di Fausto Branchini ed il flauto traverso di Claudio Canali che si esibiscono in sorprendenti assoli.
Il secondo brano nacque forse per gioco quando il gruppo scovò, all’interno degli studi in cui si trovava, alcuni strumenti utilizzati probabilmente per creare gli effetti sonori nei cartoni animati e provò a suonarli. È in questa occasione che nacque Mente Sola – Mente: una sorta di spensierata mischia sonora, in forte contrasto con la linea di cantato sussurrata ed inquietante.
Vivi Lotta Pensa è la canzone che, nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto essere il lato A del singolo. Scelto probabilmente per la sua maggiore semplicità ed immediatezza rispetto alle altre canzoni dell’album, protagonista di questo brano è la protesta contro il Sistema e la lotta del singolo per emanciparsi da esso e non venirne schiacciato. Ipotetico lato B del singolo è il successivo L’arte Sublime Di Un Giusto Regnare, brano ironico di presa in giro nemmeno troppo velata della nobiltà, che ricorda per la sua ironica critica ( “Voi che di me non potete sapere/ quanto importante sia il perseguire/ l’arte sublime di un giusto regnare/ Cacce coi falchi da organizzare/ le danze i costumi le giostre i tornei,/ tasse tributi da controllare”) il famoso poemetto Il Giorno del poeta settecentesco Giuseppe Parini.
Solo Ma Vivo è un brano che ancora una volta mette in mostra la bravura vocale di Canali, la cui voce è supportata da un gentile tappeto di tastiere, arpeggi di chitarra acustica e un leggero tocco di flicorno, suonato dal frontman stesso. Forte è il riferimento nei testi all’episodio narrato al brano L’Amico Suicida contenuto nell’album di esordio.
La Canzone Del Padre è un episodio autobiografico sulla difficile infanzia di Canali, che snocciola una ad una diverse tematiche, tra cui ancora una volta una critica al Sistema (“Quei banchi di scuola che per anni ho scaldato/ come si vive non me l’hanno insegnato”), del rapporto difficile e conflittuale con il padre, contrariato all’idea della carriera di musicista del figlio, esponendole usando lo stile crudo e diretto tipico dei Biglietto per L’inferno, dove la conclusione è un infelice quanto inaspettato cambiamento dei ruoli (“E oggi invece mi fai tanta pena/ però almeno tu hai una vita serena”).
Prima dello scioglimento, il gruppo proseguì la sua attività fino al 1975, ed è in quest’ultimo periodo che avvenne anche un cambio di formazione con l’uscita dal gruppo del bassista Fausto Branchini, sostituito da Dario Canevaro, presente anche nell’ultimo periodo di vita artistica dei Latte e Miele.
Dopo lo scioglimento, alcuni dei membri continuarono a lavorare nel mondo della musica: Giuseppe “Baffo” Banfi si dedicò alla sperimentazione elettronica, raccogliendo nell’album Galaxy My Dear una serie di brani registrati tra il 1976 ed il 1977 e pubblicando in un secondo tempo, grazie ad un contratto firmato sotto Shulze, altri due dischi: Ma Dolce Vita e Heart; Mauro Gnecchi partecipò alla registrazione dell’album Racconti Della Tenda Rossa di Franco Mussida (PFM) e attualmente milita in un gruppo jazz.
Ironia della “sorte” volle che Cesare Canali, la “voce del diavolo”, come era soprannominato per via dei suoi testi apertamente critici nei confronti del clero, dopo essersi avvicinato al movimento Hare Krishna, al ritorno di un viaggio in india decise di prendere i voti e ritirarsi in un convento di clausura.
Il Tempo Della Semina, con l’inconfondibile copertina ad opera di Cesare Montichiari che vede il gruppo in posa brandendo una falce, è stato stampato su LP dalla Mellow Records (MMLP 103) nel 1992, con copertina apribile.
Per quanto riguarda il CD, la prima stampa risale ach’essa al 1992, sotto la Mellow Records (MMP 106), mentre esiste una ristampa della BTF/Trident (TRI 1009) che risale al 2004. Si può inoltre trovare una ristampa della casa giapponese Arcangelo con copertina rigida mini-LP (ARC-7004), mentre un cofanetto edito dalla BTF contiene una versione dell’album di esordio rimasterizzata, Il Tempo Della Semina, un concerto live del 1974 e un DVD di interviste che racconta la storia del gruppo.
Silvia “VentoGrigio” Graziola
Tracklist:
01- Il Tempo Della Semina (10:13)
02- Mente Sola- Mente (2:55)
03- Vivi Lotta Pensa (3:15)
04- L’arte Sublime Di Un Giusto Regnare (3:17)
05- Solo Ma Vivo (6:27)
06- La Canzone Del Padre (9:34)
Formazione:
Giuseppe “Baffo” Banfi: organo, sintetizzatore
Claudio Canali: flauto, voce
Fausto Bianchini: basso
Marco Mainetti: chitarra
Mauro Gnecchi: batteria
Giuseppe Cossa: pianoforte, organo