Recensione: iLLacrimo
Tramite le poche note di presentazione visibili sulla loro pagina Facebook, apprendiamo che gli italo-ungheresi iLLacrimo nascono in provincia di Milano e che propongono un gothic rock/metal a tinte alternative ispirato alle sonorità che hanno fatto la fortuna di gruppi come Evanescence e Lacuna Coil.
Non stupisce, dunque, che sia proprio una voce femminile – quella di Federica Sara Falletta – a farsi carico della parte vocale dei brani scritti dal chitarrista Davide-Kristof Acs (che, sempre attraverso le note biografiche, scopriamo essere figlio del noto direttore d’orchestra Janos Acs) e ancor meno stupisce l’impronta goth/romantic data ai cinque brani che vanno a costituire “iLLacrimo”, un EP di debutto autotintolato con il quale il duo meneghino (completato in sede live dall’apporto di altri ben quattro musicisti, Raffaele Lamorte, Giovanni Lima, Dario Vanoli e Alessandro Napolitano), decide di presentarsi al variegato pubblico del metallo, tricolore e non.
L’influenza delle due band che hanno maggiormente segnato il lato più “commerciale” del gothic rock metal degli anni 2000 è certamente fortissima ed evidente; ciò tuttavia non impedisce agli iLLacrimo di proporre canzoni piacevoli e riuscite, valorizzate dall’esuberante vocalismo della Falletta e dalla capacità di mettere a segno melodie quasi sempre vincenti. L’opener “Burning Fields”, elettrica, diretta e oscura, così come la granitica “Chains In the Cold” ci mostrano sin dai primi istanti il lato più aggressivo della musica del gruppo milanese. Il titolo di top track spetta tuttavia alla successiva “1000 Reasons To Die”, una splendida ballata inizialmente per sola voce e pianoforte, alla maniera dei migliori Evanescence, fino al debordante crescendo strumentale verso il finale di canzone. Da segnalare la versatilità della Falletta, del tutto a proprio agio tanto in brani dal taglio più cupo e pesante quanto nei frangenti più melodici ed avvolgenti.
Meno bene le restanti due tracce, la disordinata “No Longer” e la poco attinente “Non Credi”, non malvagia dal punto di vista musicale quanto penalizzata dalle liriche in italiano, a creare discontinuità rispetto al resto dei pezzi cantati in lingua inglese.
La sostanza c’è e con la possibilità di avvalersi di una voce come quella della Falletta sognare non è un delitto; si tratta di limare qualche piccola (e scusabilissima) imperfezione e magari di migliorare la resa sonora (questa si penalizzante e sinceramente da rivedere). Alla prossima!
Stefano Burini