Recensione: Illumination
Sono passati dieci anni. L’emersione dei Tristania fu di quelle da embolia: veloce, ostinata, forse impulsiva.
Diverse etichette incrociarono il demo plasmato da Einar Moen e dall’ex Morten Veland. Una firma, il disco e subito in tour coi Lacrimosa, poi fianco a fianco con gli Haggard.
E’ il secondo album, Beyond The Veil, a collocarli nel metal che conta; e i sodalizi “on the road” con Trail of Tears, Tiamat ed Anathema riflettono uno dei diversi aspetti di un’ascesa invadente.
Gli anni, le vicissitudini interne e il cambio di rotta, hanno livellato l’intera scala valori che compete ai Tristania; non più astri nascenti e futuri condottieri del Gothic metal ma semplici, generosi e laboriosi adepti. Quanto basta per ritrovarli con una certa costanza sul mercato discografico.
Illumination è la sintesi di quanto enunciato. Il disegno melodico è preciso e riconoscibile, l’apparato tecnico una certezza assoluta e l’atmosfera post-apocalittica che abbraccia le dieci isole dell’arcipelago scandinavo, affascinante. Non basta, però, per decretare poesia uno scritto in rima.
L’abbandono parziale dei retaggi accostabili al metal più estremo è una caratteristica che lascia soddisfatti a metà; il punto di incontro tra il lato più lieve e quello più grave della loro musica è ora a vantaggio del primo e i ritmi calano ancora, inesorabilmente.
L’esordio è di quelli vincenti, tre spaccati goth-rock intitolati Mercyside, Sanguine Sky e Open Ground, carichi di espressività e qualificati da un minimo comune denominatore ormai trademark del sestetto: aggressività contenuta.
E’ il quarto sigillo, The Ravens, a presentare una gradita novità. Vorph dei Samael, nelle vesti di ospite di lusso, offre un prezioso contributo vocale aumentando, di fatto, il tiro efferato e apprensivo del quale si compone l’intero brano. Tutto il resto è in salita.
La cadenza è appesantita e ingigantita da un disegno melodico meno funzionale del solito, e si ha la sensazione di tagliare il traguardo con innaturale fatica soltanto dopo aver percorso tratti quasi indigesti.
Lo scambio di opinioni con Anders Hidle, chitarrista elegante e raffinato, non scioglie i miei dubbi sul fattore primo, composizioni, che su Illumination paiono non recitare un ruolo predominante; piuttosto la produzione, quello sì, è il punto sul quale l’artista si sofferma lustrandosi gli occhi. E’ Waldemar Sorychta (Lacuna Coil, The Gathering, Tiamat, Samael) la soluzione? No.
Un disco che apre e chiude qualche piccola nuova parentesi nel mondo dei Tristania, lasciandoci liberi di scoprire aspetti inediti di un’eredità musicale a volte scomoda da ricordare, quella di Morten Veland.
All’interno dell’esigua discografia Illumination si rivela, comunque, un lavoro fresco e stimolante che avrà il merito di non passare inosservato.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
1.Mercyside
2.Sanguine Sky
3.Open Ground
4.The Ravens
5.Destination Departure
6.Down
7.Fate
8.Lotus
9.Sacrilege
10.Deadlands