Recensione: Illwill
Nuova uscita, ormai l’ottava, per gli svedesi Lake of tears. Band che ha ormai completamente perso la bussola (in senso buono) e si diverte a sorprendere a ogni nuova uscita. I nostri, infatti, per lungo tempo sono stati una garanzia in ambito gothic rock, dopo la rottura e la reunion a cavallo del cambio di secolo, tuttavia, si sono sempre spostati su sentieri diversi o comunque atipici per loro.
Con questo “Illwill”, infatti, il gruppo vira decisamente verso sonorità heavy o hard rock, offrendoci quaranta minuti di adrenalina costruita (elemento insolito per la band) su batterie martellanti, tastiere praticamente assenti, voce sgraziata, velocità e chitarracce grezzone. Questo almeno in apparenza, dato che il gusto melodico dei nostri è inalterato, la qualità del suono elevatissima, la raffinatezza e la solidità compositive alle stelle. Ne viene fuori un curioso incrocio tra gli Hawkwind più ruvidi (quelli di “Doremi fasol latido”) certi Motorhead e i Voivod di “Katorz”, con sapienti spruzzate futuristiche, vagamente space-rock, qua e là.
Va da sé, il sound è derivativo, l’originalità non dilaga e alcuni pezzi finiscono per somigliarsi; il risultato complessivo tuttavia si rivela convincente. A partire dal riff di “Floating in Darkness”, che apre le danze, subito cattura e coinvolge con un semplice giro di chitarra e un ritornello diretto come pochi. Discorso simile per la title track, mentre “The Hating”, altro brano estremamente semplice ed immediato, si arricchisce di chitarre sinuose e avvolgenti nel refrain. Non mancano, però, anche momenti in cui i toni rallentano e il livello tecnico si alza un po’, come in “The U.N.S.A.N.E.”.
Altro brano decisamente degno di nota è “House of the Setting Sun”, e non solo per la citazione “colta”. A riprova del fatto che i nostri non si siano affatto votati alla grezzura più totale, ecco un brano lento, cupo e suggestivo, costruito su due arpeggi di chitarra estremamente scarni eppure dosati con malcelata maestria. Stesso discorso vale per la successiva “Behind the Green Door” che, sebbene mantenga un songwriting semplice ed orecchiabile, a livello sonoro si rivela decisamente il pezzo più ricco di sfumature all’interno dell’album. “Parassites” riprende a martellare, “Out of Control” è un mezzo inno, mentre “Midnight Madness” trascina e conquista con ritmiche al limite del black prima maniera (non fosse per la pulizia sonora), rivelandosi una brutale scossa elettrica che percuote e lascia l’ascoltatore ansimante alla fine.
Se avete tra le mani l’edizione limitata, inoltre, troverete tre live a corredare il tutto: “As Daylight Yelds”, “Demon You / Lily Ann” e “Crazyman”.
Si tratta di un disco che, i fan possono starne certi, farete vostro in un paio di ascolti, ma non ve ne libererete facilmente. “Illwill”, in definitiva, ci consegna un gruppo nel pieno della maturità, ma soprattutto nel pieno delle forze. Molto bene, bisogna ammettere. Molto bene.
Tracklist:
01 Floating in Darkness
02 Illwill
03 The Hating
04 U.N.S.A.N.E.
05 House of the Setting Sun
06 Behind the Green Door
07 Parasites
08 Out of Control
09 Taste of Hell
10 Midnight Madness
11 As Daylight Yields (bonus track – edizione limitata)
12 Demon You / Lily Anne (bonus track – edizione limitata)
13 Crazyman (bonus track – edizione limitata)
Tiziano “Vlkodlak” Marasco