Recensione: Imago

Di Eva Marabotti - 30 Dicembre 2024 - 8:30
Imago
Band: Ekoa
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Metalcore  Progressive 
Anno: 2024
Nazione:
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80

È il turno degli Ekoa, gruppo metal made in Cracovia dalla fine del 2019 ma di caratura internazionale e del loro primo album, ‘Imago’, pubblicato nel luglio 2024.

Il gruppo si è consolidato rapidamente fin dalla nascita, con l’ingresso del batterista Sergio Barbero e del bassista e cantante Aurélien Thomas, mentre il chitarrista solista Davide Corda si è unito solo nel febbraio 2024.

Il sapore degli Ekoa include elementi tipici del Progressive Metal e del Metalcore, con momenti imponenti alla Opeth, che danno vita ad uno stile altamente personale, definito dalla congiunzione tra due coinvolgimenti di cui uno melodico e l’altro aggressivo e di rottura, i quali vengono uniti con l’eleganza tipica, ma mai scontata, dei Grandi Artisti.

Il debutto non è stato con quest’ultimo album del quale vi stiamo parlando, bensì dal loro EP, ‘Chrysalis’, di 4 brani, rilasciato il 20 marzo 2022. L’EP gli ha permesso di ottenere un ottimo riscontro soprattutto per brani come ‘Delegation of Thoughts’ e ‘Rooted Into Grudge’ (più di 100k ascolti su Spotify), consolidando in questo modo il loro nome e la loro fanbase nella scena underground locale e non.

È con l’uscita di ‘Imago’ che la band intraprende una nuova era, in precedenza ambita e lavorata a dovere tramite proprio ‘Chrysalis’. L’album intreccia con maestria temi filosofici e complessi, consolidando così la grande particolarità tematica e soprattutto sonora che gli Ekoa hanno il potere di sprigionare e che, con l’aiuto di tutti noi, potranno portare a compimento massimo.

Questo concept album, per terminare, lo reputo a mani bassissime una chicca di cui averne cura. Un lavoro eccezionale che, lo dico con anche un po’ di imbarazzo, mi ha sbalordita fin dalla prima traccia, perché non me lo sarei mai aspettato, arrivando ad uno stato di piacere puro con tracce come ‘Chimera’ (quella che preferisco) e ‘Break of Time’, per non parlare proprio della perla in chiusura che dà il nome all’album: uno strumentale in grado di crearmi sinestesie di una dolcezza quasi anacronistica. Merita un ascolto tutto d’un fiato, su un impianto professionale, per poterne cogliere i frutti più prelibati.

L’unico ago nel pagliaio riguarda il fatto che io li abbia conosciuti solamente adesso, per caso. Voglio credere, però, che tutto avviene “per caso” e mai “a caso”.

Gli Ekoa sono appena arrivati e consiglio a tutti di recuperare ciò che, fino ad ora, vi siete persi. Se passeranno di qua, noi andremo ad ascoltarli dal vivo con estremo piacere.

E voi?

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