Recensione: Imis Avernis

Di Daniele Balestrieri - 18 Aprile 2009 - 0:00
Imis Avernis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

La musica è una strana bestia. Alcuni dischi hanno bisogno di essere ascoltati decine di volte prima di essere compresi appieno, mentre altri aprono, fanno scala 40 e chiudono nelle prime 10 battute. Ebbene, questa volta abbiamo tra le mani un album che è tutto tranne un appartenente alla prima categoria. Se il Black Metal fosse un ariete da sfondamento, “Imis Avernis” ne sarebbe probabilmente le corna.

Parliamo di black metal ferale, primigenio, assolutamente e indiscutibilmente nero come la morte. Ogni speranza è perduta fin dalla mostruosa intro, “Obscuritas Ubique et In Aeternum“, il cui titolo è un vero manifesto di intenti. Voci strazianti gorgogliano soffocate da echi provenienti dalle viscere stesse dell’inferno, mentre chitarre che farebbero impallidire un alveare dato alle fiamme aggrediscono percussioni senza respiro e vocalizzi che paiono, nei loro momenti migliori, una ripetizione eterna del primo, leggendario urlo di I Am The Black Wizards.
Il nuovo lavoro dei Mortuus Infradaemoni ha definitivamente firmato il patto con il diavolo: vengono sacrificate le anime dei bavaresi ex-Lunar Aurora in cambio dell’ispirazione per l’album più black della decade. A volte nemmeno si comprendono i riff, coperti dal maelstrom di zanzare: i chitarristi corrono come maniaci lungo il manico della chitarra per trasferire a quanti più bpm possibili atmosfere atroci e demoniache, con ben pochi momenti di respiro tra cui la più melodica title-track o l’ottima “Doresh El Ha’metim“, che aggiunge una dose ipnotico-ossessiva al già conclamato spargimento di sangue à tout court.
Certo, non tutto l’album è una ripetizione furiosa del manuale del perfetto blackster: delle piccole scintille di originalità perversa aiutano a staccare dal muro sonoro senza conferire però particolari benefici all’esperienza finale. Imis Avernis è davvero tutto qui: un’ora di inferno – filo rosso tradizionalmente relegato alla scena underground, meno frequente nel mainstream – dedicata a chi, della fiamma nera, ha fatto uno stile di vita.

Chiunque si trovi in crisi d’astineza di black metal assoluto e abbia già divorato qualunque cosa sia mai uscita sul mercato dal primo vagito dei Mayhem in poi, troverà in questa seconda fatica dei Mortuus Infrademoni pane per le proprie zanne. Tutti gli altri – e sono certamente la maggioranza – prendano coscienza del fatto che prima di giungere a quest’album bisogna percorrere un lungo sentiero fatto di altre band che hanno segnato lo stesso passo prima e meglio di loro.
Elitario. Estremamente elitario.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

   1. Obscuritas Ubique et In Aeternum
   2. Darkland
   3. Imis Avernis
   4. Bastard
   5. Doresh El Ha’metim
   6. Mortuus et Prodeunt Infradaemoni
   7. Merihim Rises
   8. Der Tod
   9. Animatus

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