Recensione: Immerse in Infinity
Questi sono salti di qualità. Avevamo lasciato i Lost Soul nel 2005 come una buona realtà proveniente da quella Polonia che tanto bene ha fatto al death metal, ma senza quel “qualcosa” che li facesse emergere sopra alla concorrenza – contando che quando hai dei connazionali come Vader, Behemoth e Decapitated, devi farne di fatica.
Quindi?
Quindi il gruppo s’è rimboccato le maniche, ha lavorato duro per quattro anni ed è riuscito a sfornare non solo il suo lavoro migliore, ma uno dei più interessanti usciti recentemente sulla scena europea. Rispetto al precedente Chaostream, Immerse in Infinity ha una ricchezza di suono e compositiva che gli permette di ambire davvero ai primi posti delle classifiche del death metaller: e non solo come produzione, cosa ormai quasi facile da ottenere, ma in quanto a songwriting, finalmente vario e personale.
Chiaramente la struttura dell’album è sempre quella del death europeo, quadrata e diretta, ma ora finalmente anche complicata da tocchi di vera classe: i pezzi hanno generalmente groove e dinamica, grazie all’ottimo lavoro della coppia basso/batteria e a riff stoppati che fanno la parte maggiore nei pezzi cadenzati. Prendiamo ad esempio …If The Dead Can Speak, sicuramente uno dei brani migliori e più inusuali del disco: gran lavoro alle pelli, stoppati di chitarra trascinati dalle vocals di Jacek e un feeling epico sottinteso, lasciato alle melodie tessute, di nuovo, dalle chitarre e dal basso dell’ottimo Damian.
Il compito di aggredire in velocità è lasciato invece a pezzi come la successiva 216, con un riff morbidangeliano à la Covenant/Domination arricchito da tocchi melodici e variazioni da mozzare il fiato: dobbiamo attendere più di due minuti perché il cantato intervenga, ma non c’è un solo secondo sprecato.
Ci sono poi i momenti di atmosfera, dove il death dei Lost Soul recupera il 100% di quell’anima che il genere dovrebbe avere, specie nella sua concezione europea: Breath Of Nibiru, quasi sabbathiana nella sua intro, procede su tempi lenti, aiutata da arpeggi e riverberi da dungeon, nonché da un’espressiva interpretazione di Jacek. Di nuovo, una hit.
La morale, quando arrivano dischi come questo, sembra essere: basta che sia polacco, e il più delle volte merita l’acquisto. Non vogliamo generalizzare, ma un album come Immerse in Infinity rischia davvero di contribuire a rinsaldare lo stereotipo. Nonostante escano per un’etichetta sostanzialmente sconosciuta, se l’industria musicale non guardasse solo alle vendite sicure (con etichette di grido che rifiutano di mettere sotto contratto gruppi che non vendano sotto a una certa soglia da anni) i Lost Soul sarebbero uno dei gruppi punta già da ora.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
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Tracklist:
1. Revival 07:04
2. Personal Universe 06:08
3. …if the Dead Can Speak 05:04
4. 216 08:00
5. One Step Too Far 06:43
6. Breath of Nibiru 06:18
7. Divine Project 06:18
8. Simulation 09:42