Recensione: Immorality Ovra Colostrum
“Immorality’s Ovra Colostrum” rappresenta un’antologia della migliore produzione degli inizi dei Deviate Damaen prendendo materiale dai primi demo datati dal 1991 al 1994. Una sorta di operazione di archeologia musicale dato lo stato dell’audio di gran parte di queste registrazioni. Il sospetto è che già la produzione iniziale fosse estremamente pessima, ma di certo il passare del tempo non ha giovato alla qualità.
Proprio la qualità e l’utilità di questa uscita è per il sottoscritto un punto di domanda. Per natura son portato a cercare qualcosa di positivo in tutto ciò che ascolto, in particolare nei demo, perché ritengo che una stroncatura immotivata non giovi a nessuno: ne a chi scrive, ne a chi la musica l’ha composta e qualcosa potrebbe anche imparare dalle critiche positive che gli venissero poste. Posto che i Deviate Damaen non han fatto la storia del black metal, pur cominciando a suonare e a sfornare demo proprio nell’epoca d’oro del genere, rimango un po’ perplesso da questo cd.
Ad aprire il cd troviamo “Alitandum Est”, canzone composta con spezzoni, anche brevissimi, di song appartenenti al primo periodo della band. Registrazioni in studio, live, e altro, tutto mescolato in una cacofonia decisamente discutibile.
Quello che dovrebbe presentarsi come una sorta di “best of…” si presenta quindi subito non nel migliore dei modi. A seguire poi è più un coacervo di brani incomprensibili basati in gran parte su pezzi campionati. Fin dal primo istante in cui sentiamo la voce di Papa Giovanni Paolo II o di questo o quell’altro sacerdote o di cori e preghiere da chiesa, ne è chiaro il perché dell’uso da parte della band. Di certo l’effetto è spesso disturbante e in questo i Deviate Damaen colgono sicuramente nel segno, la prima cosa a cui ho pensato ascoltandoli per esempio è stato ad alcune delle parti più inquietanti de “L’Esorcista” di William Friedkin. Ma un cd, comunque venga composto, non può basarsi solo su questi brani.
In questo marasma, qui e là, compaiono anche vere e proprie canzoni e non solo pezzi d’atmosfera. Purtroppo il risultato è rivedibile anche in questo caso. Se infatti con il passare delle tracce ci avviciniamo sempre più a oggi e in qualche modo ci pare che la qualità delle registrazioni subisca un leggero miglioramento, lo stesso non si può dire della intrinseca validità dei brani. All’inizio del cd il genere richiama a volte a un black funereo e depresso in cui però le idee sembrano latitare e il continuo e ripetuto utilizzo delle urla disperate per dare pathos alla composizione risulta in definitiva noioso.
Con i proseguo delle canzoni assistiamo a un parziale cambiamento: tracce come l’ottava “Hail Lefebvre” lascerebbero anche ben sperare, il pezzo iniziale di oltre quattro minuti denota infatti capacità compositive interessanti, per cui non si capisce cosa porta a rovinare questa canzone con un, per me osceno, intermezzo parlato. In realtà si tratta di un problema che, soprattutto nelle ultime canzoni, si ripresenta spesso. Le song infatti migliorano notevolmente sotto il profilo prettamente musicale, e, prese a pezzettini, sembrano presentare anche passaggi molto belli. Purtroppo però non basta mettere in fila tanti pezzi musicali belli per fare una bella canzone, bisogna anche saperli amalgamare ed evitare di mescolarli con altri decisamente rivedibili.
Per concludere trovo questa operazione di “archeologia musicale” piuttosto inutile e, forse, rivolta solo agli amici e appassionati indefessi di questa band. Certamente la scelta stessa dei brani da presentare, prima che la qualità degli stessi, tra l’altro non esattamente altissima, inficia notevolmente sulla consigliabilità di questa compilation.
Tracklist:
01 Alitandum Est
02 Lyturgical Obsession
03 Ovra1
04 Beyond Those Brambles
05 Mirror My Love
06 Libido Pro Peccatoribus
07 The Horrible Marquise
08 Hail Lefebvre!
09 Ovra2
10 Satan’s Erection
11 Font Near the Ossuary
12 Dantesque Lektures
13 Evil’s Pride
14 Ovra3
Alex “Engash-Krul” Calvi