Recensione: Immortal

Di Gianluca Fontanesi - 3 Febbraio 2020 - 0:10
Immortal
Band: Lorna Shore
Genere: Death 
Anno: 2020
Nazione:
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85

Mannaggia a te CJ, cosa ci combini! La storia recente dei Lorna Shore ormai è cosa nota: ci ritroviamo a recensire un disco senza ben sapere quali saranno le future mosse di una band che, di fatto, aveva tutte le carte in regola per diventare sempre più di alto livello. Per chi non lo sapesse, l’uscita di Immortal, fissata per il 31 gennaio, è stata in forse fino all’ultimo a causa del licenziamento di CJ McCreery, accusato di violenza sessuale e abusi vari. I Lorna Shore poi, di comune accordo con la Century Media, decisero di non registrare le linee vocali una seconda volta con un nuovo cantante ed eccoci qua. Senza esprimere giudizi sulla persona, non è questa la sede adatta, la scelta della band si è rivelata sensata sia dal lato economico che da quello artistico. Sarà molto difficile però sostituire CJ, autore di una prova al microfono che definire fenomenale appare persino riduttivo.

I Lorna Shore vengono dal New Jersey e sono una band piuttosto giovane; Immortal è la terza prova in studio ed è forte di un prestigioso contratto con Century Media, che di questi tempi non sbaglia la pubblicazione di un disco neanche pregando in turco. Il genere proposto è piuttosto particolare e farà felici tutti i navigatori del limbo degli ibridi estremi e non. Il sound dei Lorna Shore nasce come deathcore, poi da quella base si dirama in direzioni che, messe tutte insieme, ottengono un risultato impressionante. Già dal precedente Flesh Coffin le basi per qualcosa di grande erano state poste; ora con una produzione e un supporto più serio il cerchio si è chiuso. Come descrivere la musica di Immortal? Prendete i Dimmu Borgir di Death Cult Armageddon e mischiateli coi Necrophagist! Aggiungete sporadici breakdown e momenti gutturali al limite tra deathcore e brutal e il gioco è fatto.

La componente sinfonica nell’economia della band, da valore aggiunto nei precedenti lavori, si rivela qui fondamentale e vera protagonista del disco, che è il risultato di un percorso artistico ben preciso e in costante ascesa. I dieci brani di Immortal non presentano filler, non presentano cali e non presentano momenti morti; i Lorna Shore sono qui per distruggere e lo fanno radendo tutto al suolo.

Immortal si apre con la titletrack, ed è subito capolavoro. Il pezzo è disumano e uno dei migliori brani estremi di questi ultimi anni: nei suoi sette minuti esplora un range di influenze vasto, vario e mette tutto insieme raggiungendo un risultato pazzesco. CJ passa dal growl allo scream a un gutturale di una potenza inaudita nel break centrale; il ritornello con la chitarra solista alla Fallujah si rende protagonista assoluto e il finale sinfonico e cinematico è fantastico. Difficilissimo mantenere tutto il disco su questi livelli, ma non per i Lorna Shore, che vanno avanti come un treno impazzito per tutta la durata della tracklist. I riff arcigni sembrano prima provenire dalla più gelida della Norvegia per poi fare un viaggio a Tampa e la produzione a livelli da denuncia li aiuta ad emergere e a imprimersi in maniera indelebile nella mente dell’ascoltatore. Gli assoli sono sempre presenti e hanno il giusto spazio, generalmente accompagnati da mitragliate di cassa al limite della querela.

La quantità dei colpi sprigionata da Austin alle pelli è in grado di competere col Superpicchiotrivella e potrebbe ammazzare il Booz e liberare la regina di Vega bissando il successo del sistema Passarini-Landini-Wupperthal. Un buon 50% di Immortal è suonato in blast beat, e quando si rallenta i raddoppi di cassa sembrano un tuono; la prestazione è molto vicina a quella che fece Francesco Paoli su Agony, il risultato qui è però più brutale.  Pezzi come This Is Hell, la più “solare” Hollow Sentence o l’apocalittica Obsession non possono lasciare indifferenti; si può comunque inserire la modalità shuffle e pescare a caso, non ce n’è una brutta e alla fine dei 45 minuti proposti se ne vuole ancora, ancora e ancora.

La prima regola del Fight Club è “Non mettere le clean vocals se non le sai cantare”; fortunatamente i Lorna Shore sanno quello che fanno e queste amenità stanno a zero. CJ è tanta, troppa roba e l’unico spazio lasciato al respiro viene dato dalle orchestrazioni, che sono sempre dosate alla perfezione. Che ne sarà dei Lorna Shore e come continueranno il loro percorso artistico? Ancora non si sa e non è stato annunciato nessun nuovo cantante. Quello che è certo è che Immortal è una bomba e a fine anno sarà sicuramente in parecchie top ten; di dischi estremi a questo livello ne escono pochi e sono portavoce di un moderno che, se per il 90% rimane stantio, nel restante 10 è in grado di regalarci ancora grandi soddisfazioni.

Se l’inferno nel 2020 avesse bisogno di una colonna sonora, questa sarebbe Immortal.

 

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