Recensione: Immortal Legacy
Terzo disco per il nuovo corso artistico dei californiani Hirax, storica thrash metal band californiana autrice, nel lontano 1985 della loro pprima release “Raging Violence”. L’esordio fu una brillante espressione dello speed/thrash metal tipico delle release pre-“Master of Puppets”, indiscusso masterpiece targato Metallica che cambiò per sempre l’approccio compositivo a questa affascinante corrente artistica. Tante erano infatti le band orientate ad accellerare lo speed metal di matrice statunitense. Tanti erano quelli che avevano trovato in band come Exciter e primi Anthrax una fonte d’sipirazione in grado di portare l’heavy metal ad un livello superiore per velocità ed aggressività. Non tutte però riuscirono nell’intento di dare corpo e continuità ad un aspetto compositivo che non poteva permettersi cali di tensione che non fossero dei sani e piazzati groove in grado di far scuotere le teste. Gli Hirax da questo punto non fallivano di certo! Avevano nel cantante Katon de Pena e nel chitarrista Scott Owen due solide colonne su cui ergere quel loro tipico approccio speed così accattivante e tagliente che ben pochi simili ha avuto nel corso del tempo. Questo, segno di una personalità notevole, ha pure indirizzato la band su un binario ben poco propenso all’innovazione. Considerata la velocità con cui questo genere al tempo cambiava faccia (si pensi al crossover, al thrashcore, all’applecore, al post-thrash, al teutonic thrash, al thrash-death), è stato quasi inevitabile il tracollo per quelle band che, tra le centinaia in circolazione, non sono state in grado di farsi identificare con il passar del tempo ovvero di dare un qualcosa in più al movimento. La band chiuse quindi la carriera con un più che discreto “Hate, Fear and Power”. Correva il 1986.
Solo nel 2004 il quartetto, completamente rinnovato, fece nuovamente capolino sul mercato. Da quel momento, a cadenza quinquennale, sono tre i dischi pubblicati, l’ultimo in questione “Immortal Legacy”, uscito di recente tramite Steamhammer. Tanto tempo è quindi passato, ma lo stile è sempre quello. Ovviamente questa è ora una band diversa, decisamente più matura e che, a volerla dire tutta, di quei tempi ormai ha solo il cantante. Cantante che però rappresenta in tutto e per tutto lo stile, l’attitudine e l’anima degli Hirax.
Anche qui, come in passato, si parla di thrash-speed metal. Accellerato ad alto indice di bpm, tagliente e costantemente amplificato nelle ferite che riesce a generare sui timpani. A livello compositivo i brani spaccano in pieno stile dei grandi tempi che furono con peculiarità riscontrabili solo in grandi band ovvero una dinamica coinvolgente e martellante e delle sezioni soliste non fini a se stesse. Lance Harrison dimostra un grande talento sotto il profilo compositivo e notevole ispirazioni per un riffing che spicca pure per un po’ d’originalità, aspetto da non trascurare nelle produzioni contemporanee in ambito thrash metal. Ottima la dinamica alle pelli che dà vita ad un sostenuto tappeto ritmico, vero punto di forza dell’intero disco. Non aspettatevi nulla di iper raffinato, tantomeno di ascoltare un qualcosa che non abbiate già digerito in anni di thrash metal. Il bello è che tutto suona piacevole, non sa di patinato bensì risulta comunque fresco all’ascolto. Qui tutto invecchia bene come il buon vino tanto per farsi capire. I ragazzi hanno centrato l’obiettivo.
Che la band volesse far le cose per bene lo si nota anche dalla cura della release stessa, disponibile in Cd, gatefold colored LP e download digitale, queste ultime due versioni corredate da inedite bonus track (una per formato).
Certo, quando parliamo degli Hirax, come di tante band che nel corso di questo ultimo decennio sono risorte con grande qualità dalle loro ceneri, parliamo di un nome di nicchia che, con grande entusiasmo ed energia, si rimette in gioco in un mondo assai competitivo. Per quanto motivo possiamo riconoscere a questo gruppo il valore che lo conbtraddistingue da sempre, esordi o tempi recenti che siano. “Immortal Legacy”: gran bel disco di puro thrash-speed che rende sicuramente onore a questa immortale corrente artistica.
Nicola Furlan
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