Recensione: Immortal Soul
A distanza di cinque anni dall’ultimo capitolo in studio Army of One, i redivivi Riot tornano sul mercato con un nuovo album: Immortal Soul. Ad ogni uscita degli americani non ci si è praticamente mai posti qualche dubbio sulla sua qualità, ma su Immortal Soul si sono create aspettative decisamente elevate a causa di ritorni illustri in casa Riot: primo tra tutti quello di Tony Moore, ugola dello storico Thundersteel, ritenuto da chiunque un classicissimo del Power americano, seguito dal batterista Bobby Jarzombek e dal bassista Don Van Stavern, anche lui presente nella formazione di Thundersteel.
Aspettative deluse? No, nella maniera più assoluta, e a fugare gli interrogativi creatisi nell’attesa di Immortal Soul ci pensa direttamente la sua opener: una chitarra epica e battagliera introduce la rabbiosa “Riot“, che mette in mostra sia dai primi secondi una coesione strumentale eccellente ed un Tony Moore che si rivela essere aggressivo e graffiante così oggi come vent’anni fa, specialmente nell’agguerrito ritornello; ma il piatto forte lo rappresenta il lungo assolo mozzafiato che parte a metà conferendo alla canzone un tocco melodico arricchendola moltissimo. Potrebbe trattarsi della nuova Thundersteel? Non sarebbe affatto azzardato affermarlo.
Ovviamente tutto Immortal Soul è corredato da episodi eccezionali, a partire dalla seguente “Still Your Man“, che richiama fortemente i Judas Priest di Painkiller (un confronto con “Hell Patrol” sarebbe tutto meno che campato per aria), e che sembra essere proveniente da un tempo dimenticato che solo i Riot riescono a far rivivere con questo pezzo dall’umore deliziosamente spensierato. “Wings Are for the Angels“, altro pezzo di matrice Speed con il solito grande assolo regalatoci da Mark Reale, uno dei più grandi e sottovalutati chitarristi di sempre, la title track, aperta dalla breve “Majestica“, ancora una volta caratterizzata da chitarre fiere ed esaltanti, o la sfrenata “Whiskey Man“.
Tony Moore tuona ruggente nella spedita “Sins of the Father“, mentre trovano spazio anche melodie più allegre in “Insanity“, canzone a dir poco eccezionale; c’è posto anche per un paio di pezzi dalle trame più moderne come l’ottima “Fall Before Me” e “Crawling“, unico mezzo passo falso di Immortal Soul, ma niente di particolarmente penalizzante. A chiudere l’album troviamo le chitarre granitiche di “Believe” e la voce acuta e lancinante di Tony Moore in “Echoes“.
Che dire di Immortal Soul? Un altro grande album da parte di un gruppo tanto capace quanto sottovalutato e sfortunato (basti pensare al tour appena cancellato per problemi alla bocca di Tony Moore, per esempio), ma sempre in grado di rialzarsi e dare ancora una volta una prova della sua enorme forza di volontà. Delle vere e proprie “Immortal Souls“.
Federico “Federico95” Reale
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Tracklist:
01 Riot
02 Still Your Man
03 Crawling
04 Wings Are for the Angels
05 Fall Before Me
06 Sins of the Father
07 Majestica
08 Immortal Soul
09 Insanity
10 Whiskey Man
11 Believe
12 Echoes
Line-up:
Tony Moore: vocals
Mark Reale: guitars
Mike Flyntz: guitars
Bobby Jarzombek: drums
Don Van Stavern: bass