Recensione: Impact Is Imminent
“Impact is Imminent” è il quarto album della band californiana Exodus, il terzo col carismatico Steve “Zetro” Souza al microfono dopo la dipartita del tanto amato (e ora purtroppo compianto) Paul Baloff.
A mio parere, al quarto disco prodotto, o in generale ‘attorno alla terza release’, ‘Storia della musica’ insegna, ogni band si trova nel momento di una ‘svolta artistica’.
Si pensi ad “All Justice for All” dei Metallica, a “State of Euphoria” degli Anthrax, a “South of Heaven” degli Slayer: sono stati tutti grandi Album, bellissimi, ma comunque inferiori per composizione e, soprattutto, emozioni, rispetto ai precedenti “Master of Puppets”, “Among the Living” e “Reign in Blood”. I motivi sono diversi, ma quello più significativo può trovar origine nella ricerca di una sperimentazione che garantisca un livello qualitativo superiore. Gli Exodus non hanno fatto eccezione.
In questo loro momento storico, gli Exodus si trovavano anche a dover affrontare una fatica in più: l’inizio degli anni ’90, ovvero il periodo in cui il genere chiamato “grunge” cominciava ad inserirsi in un mondo dove si riteneva che il Metal avesse ben poco da dire. Tanti infatti furono gli amanti del metal proiettati nel mondo velocemente colonizzato da band quali Nirvana e Pearl Jam.
Non ultimo, non va sottovalutata la responsabilità che la band portava sulle spalle ovvero quella di aver contribuito alla nascita del Thrash metal stesso sfornando, nel 1985, quel primo album mitico ed inimitabile chiamato “Bonded by Blood”. Dare continuità alla crescita del genere stesso era quindi un ‘dovere personale’ per il quintetto californiano.
Ed eccoci ai contenuti. Anno 1990, entro in negozio, lo vedo, lo compro! Torno a casa, ed ascolto questo “Impact is Imminent”. Mi dico: ce l’hanno fatta!
Non posso dire che d’impatto il disco mi sia piaciuto più del terzo perché mentirei, ma di una cosa ero sicuro: era un grande disco, fin dalle prime note, dall’inizio alla fine, senza momenti di cedimenti o cadute nel banale.
La voce di Souza, pregna di quell’irriverenza tipica del grande Bon Scott (AC/DC), e la dinamica ritmica delle due chitarre, caratterizzavano lo stile degli Exodus intrapreso dopo la dipartita di Baloff. Una bella soddisfazione in grado di cancellare le paure di un potenziale ‘flop’.
I cambi di tempo sono ben inseriti in ogni singola canzone e non snaturano il pezzo. Gli assoli sono granitici, mai troppo lunghi o con estremi di virtuosismo fini a sé stessi.
Soprattutto, pur essendo un gruppo indiscutibilmente Thrash, il disco richiama le influenze del più schietto Metal matrice NWOBHM (si assaporano riferimenti ai Judas Priest e agli Iron Maiden, rapportati naturalmente alle velocità del genere). In poche parole, senza girare troppo attorno: Thrash puro, essenziale, di alta qualità!
Difetti? Sì, ce ne sono. Batteria e basso non godono di una missaggio decoroso e ciò abbassa la potenza della sezione ritmica, ma poco importa, il disco, data soprattutto l’eterogeneità e la ricchezza di soluzioni compositive, è godibile, pur sostenuto da una durata complessiva di oltre tre quarti d’ora (durata al tempo notevole considerato che la maggior parte dei dischi non superava i quaranta minuti).
Concludendo, non finiremo mai di ripeterlo ad onor di una band così importante: gli Exodus meritano di entrare di diritto nei cosiddetti ‘Big Four’.
Dischi come “Impact is Imminent” contribuiscono oggi come non mai a cementificare gli stilemi del sound Bay Area a dispetto di una storia musicale statunitense sempre più corposa di proposte mediocri. Una storia moderna tanto debitrice, quanto irriverente nei confronti di un gruppo mai troppo omaggiato per quanto concepito in passato.
Oltre al voto indicato, ci sentiamo di giudicare il disco con decisione: ottimo!
“Impact is Imminent” troverà sicuramente estimatori tra gli appassionati del genere e tra coloro che, attratti dall’abilità endemica di queste muse profumate di asfalto, aggressive ed estreme, ci si avvicinano ora per la prima volta.
Andrea Bacigalupo