Recensione: In Cauda Venenum / Heir / Spectrale

Di Daniele D'Adamo - 8 Settembre 2016 - 19:05
In Cauda Venenum / Heir / Spectrale
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Lo split “In Cauda Venenum / Heir / Spectrale” delle corrispondenti band francesi In Cauda Venenum, Heir e Spectrale, non è uno split: è un album vero e proprio, dotato di un inizio e una fine. Con, in mezzo, brani che seppur diversi, seguono un unico filo conduttore: l’orrore per il genere umano.

Tanto è vero, che il motivo portante del platter coincide con la suite ‘Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks’ degli In Cauda Venenum. Suite che riprende la leggendaria aria che scrisse Angelo Badalamenti come base per la colonna sonora dell’altrettanto leggendaria serie televisiva Twin Peaks (1990 ÷ 1991). Suite che, addirittura, è stata elogiata dal co-ideatore della serie stessa: David Lynch

Ovviamente ciascuna delle tre formazioni transalpine mette in campo le proprie peculiarità, e così i delicati Spectrale, con le loro tre song (‘Sagittarius A’, ‘Al Ashfar’ e ‘Crépuscule’), forniscono i necessari polmoni di rifiato, giacché la loro proposta è riferibile all’atmospheric post-black di natura esclusivamente acustica / orchestrale. Va da sé che la musica del duo chitarristico Jeff Grimal (The Great Old Ones) e Jean-Baptiste Poujol tratteggia scenari tetri, oscuri, malati. Morbosi, incestuosi, aberranti. Viziati dalle più abiette pulsioni sessuali e omicide della specie umana.

Sensazioni, emozioni, percezioni appena accennate, che gli HEIR fanno loro, inserendoli, invece, in furiosi attacchi di raw black metal (‘Descent’, ‘Upon the Masses’ e ‘Sectarism’), possibili rappresentazioni della rabbia incontrollata che travolge gli assassini durante le loro efferate esecuzioni. Omicidi che non guardano in faccia nessuno, aventi l’unico scopo di compiacere i propri distorti e deviati impulsi sadico / carnali.

Il nucleo dello split è tuttavia la fenomenale suite ‘Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks’ degli altrettanto fenomenali In Cauda Venenum. Una suite preparata sia nella sua fase iniziale, sia in quella finale, dai brani delle altre due formazioni appena menzionate.

In ‘Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks’ si percepisce – grazie allo straziante screaming di Ictus e l’incedere dannatamente suicidal black metal – sulla pelle la ributtante ipocrisia sulla quale si fonda la società umana soprattutto nei decenni pre-terzo millennio, e specificamente agli inizi degli anni 90. Decade dominata dall’apparire senza sostanza, dalla lotta – persa – contro i deviati pruriti repressi, dalla perdita di ogni forma inibitoria – addirittura l’incesto – per nascondere, celare, seppellire l’orrore. E mostrare all’altra parte del Mondo un’irreprensibile, per i gaudenti benpensanti, facciata di putrefatta moralità dall’aspetto tanto finto quanto nauseabondo. L’Ipocrisia, la Falsità, materializzate a mò di divinità, per guidare gli uomini a celare quanti più possibili scheletri nell’armadio, nel mostrare agli altri una maschera che butta bigattini come una fontana con lo zampillo.

Altra chicca, altra grande opera da parte dei talenti del roster Les Acteurs De l’Hombre Productions Emanations.

Imperdibile.

Daniele D’Adamo

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