Recensione: …In Death Of Steve Sylvester [Reissue digifile Cd 2023]
Trentacinque lunghi anni sono passati dall’uscita primigenia di …In Death Of Steve Sylvester, a tutti gli effetti il primo album ufficiale dei Death SS, nonostante le cronache riportassero sconquassi da parte del combo di stanza a Pesaro a partire dal 1977. Una storia tumultuosa la loro, senz’altro unica all’interno del panorama italiano ma non solo, della quale oggi si conoscono molti particolari grazie all’uscita di due libri: Il Negromante del Rock e La Storia dei Death SS, entrambi griffati Tsunami Edizioni.
A metà degli anni ’80, il cantante Steve Sylvester, da sempre il dominus della situazione, successivamente al suo trasferimento a Firenze, rianimò il progetto che riprese nuovamente vigore con una formazione nuova di zecca, composta per buona parte da metallari duri e puri ansiosi di poter scaricare a terra tutti i cavalli dei quali disponevano: Andy “Kurt Templar” Fois (chitarra), Ezio “Erik Landley” Lazzerini (basso), Mario “Christian Wise” Assennato (chitarra) e Domenico “Boris Hunter” Palmiotta (batteria), che si occupò di incidere tutti i pezzi restanti, in quanto “Terror”, “Black Mummy”, “Zombie”, “Werewolf” e “Murder Angels” furono appannaggio del bombardiere dei Sabotage, Dario Caroli.
E il risultato fu stupefacente. L’attesissimo …In Death Of Steve Sylvester sul finire dell’anno di grazia 1988 non deluse le attese: crudo, possente, violento e tagliente divenne poi nel tempo un caposaldo dei Death SS e dell’Acciaio Italiano tutto, tanto che ancora oggi molti die hard ultras della band lo considerano uno fra i migliori dell’intera loro discografia. Sotto le grinfie di Sua Maestà Steve Sylvester e dei suoi pard pezzi storici quali “Terror”, “Vampire”, “Zombie” crebbero fatalmente in termini di tonnellaggio espresso, per la gioia della fan base, andando a costituire il connubio perfetto su disco insieme con altre canzoni totalmente inedite. Impossibile poi non citare “Murder Angels”, splendido affresco acido di heavy metal in your fuckin’ face, il manifesto dei Death SS con due chitarre, letteralmente invincibili.
Lucifer Rising e Self Distribuzione in questo inizio di 2023 pubblicano la versione digifile (rappresentazione con le misure tipiche di alloggiamento di un Cd di un packaging assimilabile a quello a tasca di un Lp a tre ante) di …In Death Of Steve Sylvester, con tutti e dieci i pezzi (i nove originari più “Come To The Sabbat”, rigorosamente senza la “h” sul finale, cover dei Black Widow, eseguita dal vivo) remixati e rimasterizzati in alta definizione accompagnati da un nuovo libretto allestito appositamente per l’uscita, di otto pagine con tutti i testi. In generale, l’idea è stata quella di produrre un lavoro a livello di grafiche e allestimento così come sarebbe dovuto uscire nelle intenzioni di Steve Sylvester nel 1988. Cosa poi non accaduta per vicissitudini varie, narrate con dovizia di particolari nelle pubblicazioni citate a inizio recensione. Il digifile costituisce il primo capitolo di una serie di uscite successive che prenderanno forma prossimamente e che copriranno l’intera discografia dei Death SS.
Per poter assaporare e respirare a pieni polmoni lo spirito dell’epoca, qui di seguito è riportata la recensione di …In Death Of Steve Sylvester così come apparsa all’interno delle colonne della rivista H/M numero 61 dell’anno 1989. Lo scritto è a firma di Vincenzo “Jamaica” Barone, anima e corpo di quel magazine, purtroppo mancato lo scorso dicembre a soli 57 anni.
Profanato il sepolcro…
I Death SS, incarnati nella persona del carismatico Steve Sylvester, sono risorti dalle loro nere ceneri e si ripropongono al pubblico sulle ali di un sound che si muove agilmente tra lo speed di maniera, l’heavy classico, il power più meditato ed il doom più annichilente! ”In Death Of Steve Sylvester” è l’album del ritorno, una palese dimostrazione di come il culto non si fosse mai definitivamente spento ed, anzi, abbia continuato a maturare nel buio per giungere di nuovo a noi in tutta la sua variegata potenza. Il progetto, di cui ci ha abbondantemente parlato lo stesso Steve in sede di intervista [riportata qui per intero, all’interno dello Special Death SS “The Trinity Of Seele” realizzato su queste stesse pagine nel 2020. Nd Steven], recupera i canoni oscuri che caratterizzarono gli esordi riproponendoli in chiave più attuale ed arricchendo il tutto con una visione più aperta del suono. La prima facciata del disco è un concept che presenta i personaggi che compongono i Death SS nelle loro dimensioni ovviamente orrorifiche ed ecco quindi sfilare impietosi il Vampiro, la Morte, la Mummia, lo Zombie e l’Uomo Lupo; musicalmente si alternano momenti tesi ed ispirati con altri assai più immediati e veloci, in un mélange coinvolgente ed oscuro. E’ evidente come i Death SS non vogliano scrollarsi di dosso il passato ma si rendano conto che sono passati dieci anni dall’alba di quest’incubo: atmosfere sabbathiane si accavallano a riff rocciosi e ricercati o ad infusioni power/speed di grandissimo gusto, per nulla spersonalizzanti. La seconda side è composta da quattro brani uno più bello dell’altro: il megaclassico ‘‘Terror’’ è un masterpiece dell’epic horror e si dipana in tutta la sua grandezza in una versione per nulla sminuita rispetto all’originale; ‘‘l Love The Dead”’ ricalca pochissimo il classico di Alice Cooper dal quale è stato mutuato solo il ritornello vocale; si tratta di una song che farebbe impallidire il miglior King Diamond rovesciandogli addosso un riff da una tonnellata ed un cantato allucinato e stravolto! ‘“The Hanged Ballad”’ è un lento atipico, giocato sulla secca voce di Sylvester che si rivela possedere un potenziale espressivo impensabile. Chiude il rito ‘‘Murder Angels”, un quasi thrash che sbaraglia ed assesta il colpo definitivo ad un ascoltatore ormai ipnotizzato… Sappiamo che questo LP sta già vendendo moltissimo: voi cosa aspettate a procurarvelo?
Vincenzo “Jamaica” Barone
Stefano “Steven Rich” Ricetti