Recensione: In Distortion We Trust

Di Alessandro Zaccarini - 8 Luglio 2006 - 0:00
In Distortion We Trust
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Anno: 2006
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69

Nel caso qualcuno dovesse raccontarvi che queste Crucified Barbara sono i Motörhead rosa, non credetegli: se Lemmy fosse stato donna sarebbe sicuramente nei Nashville Pussy. Dopo questa doverosa precisazione passiamo al debut album delle Crucified Barbara, progetto tutto al femminile arrivato al debutto discografico con questo In Distortion We Trust.

Debutto sulla lunga distanza, perché a dire la verità prima del disco in questione hanno visto la luce due singoli. Sommati a un terzo uscito dopo l’abum lasciano intendere abbastanza chiaramente che qualcuno, nella label o altrove, creda quantomeno economicamente in questa formazione. Dopotutto il sound ha abbastanza attualità e attitudine per esercitare una discreta presa trasversale sul mercato.

In Distortion We Trust è un lavoro non particolarmente originale ma abbastanza ibrido, che se si dimentica della vecchia scuola scandinava non fa di certo orecchie da mercante a quanto arriva da oltreoceano, specialmente dal sud degli States. Per quanto riguarda invece l’apporto del vecchio continente allo stile delle Crucified Barbara è tutto radicato in UK: il movimento punk (genere a cui il passato di queste ragazzacce si avvicina molto) e Motörhead su tutto il resto. Le influenze del loro background musicale escono allo scoperto più di una volta in questo disco: non a caso la band si prodiga in proiettili di hard rock stile Motörhead per poi lanciars in passaggi quasi alla Pantera, dove le distorsioni raggiungono canoni non troppo vicini al rock più ‘loud’. Se questo serve ad attualizzare un prodotto ed evitare l’ennesima scopiazzatura, ben venga, purché non conduca queste quattro svedesi al di là dei confini di un certo modo di intendere la musica.

Questo debut delle Crucified Barbara è un album non lineare ma con diversi brani degni di nota. Il disco si risolve infatti tra pezzi davvero trascinanti e accattivanti come l’ottima Play Me Hard e Losing The Game, altri episodi di buon livello come Bad Hangover e Rock’n’Roll Bachelor, e purtroppo qualche parentesi che soffre notevolmente di fronte ai brani citati. Come dire: le potenzialità ci sono, ora bisogna puntare a qualità e costanza.

Non un miracolo ma comunque un disco che si lascia ascoltare volentieri e che ci propone una nuova formazione hard rock completamente tinta di rosa. Attenzione però: se pensate che le Crucified Barbara sintetizzino al meglio avvenenza curvilinea e riff eletrizzanti come non mai, probabilmente rimarrete almeno parzialmente delusi: in giro ci sono giovani band con quantomeno la stessa carica… e inoltre, per essere quattro fanciulle di Stoccolma, ci si poteva aspettare esteticamente di meglio…

Da migliorare assolutamente la produzione, troppo pulita e sintetica per una band che sembra voler lasciar intendere genuinità da vendere. Anche perché, se il passo è quello che porta al “prodotto curato”, siamo costretti a tirare in causa pecche che in un disco discretamente rifinito non dovrebbero esserci: vale a dire linee melodiche troppo simili e ritmiche piuttosto ripetitive, tanto per cominciare.

Insomma, la tattica di nascondere dietro l’iconografia del grezzo un disco che strizza l’occhiolino alle frange meno estreme di più generi non ci piace: o di qua, o di là. Attendiamo una scelta.

Tracklist:
01. Play Me Hard (The Bachelor’s Guitar)
02. In Distortion We Trust
03. Losing The Game
04. Motorfucker
05. I Need A Cowboy From Hell
06. My Heart Is Black
07. Hide ‘Em All
08. Going Down
09. I Wet Myself
10. Rock’n’Roll Bachelor
11. Bad Hangover

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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