Recensione: In for the kill

Di Alberto Fittarelli - 14 Gennaio 2004 - 0:00
In for the kill
Band: Inhume
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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83

E’ proprio vero che ormai non ha quasi più senso tentare di definire dei suoni, delle scene musicali, anche delle qualità, basandosi sulla provenienza geografica del gruppo sotto esame: quante volte ci siamo stupiti davanti a dischi che sembravano usciti dai Morrisound, o dai Sunlight, o dai Fredman studios, per poi scoprire che in realtà eravamo di fronte ad una nazionalità sicuramente inaspettata?

Anche per gli Inhume il discorso potrebbe essere simile, anche se il loro Paese non è certo di quelli che sorprendono per proposta musicale: il sestetto grind arriva infatti dall’Olanda, terra di origine di decine di grandi death metal bands, ma a cui forse mancava ancora un sound così esasperato, così saturo ed “americano”. Collocatisi con soli due full-lenght tra i vertici del roster della Osmose Productions, label che ha perso gran parte dello smalto passato, gli Inhume riescono a confermare, con questo In for the kill, quanto già lasciato intendere nel più che buono Decomposing from inside, del 2000: la capacità di creare un muro di suono non indifferente, con suoni molto buoni nel genere e pezzi potenti e definiti, che rendono l’insieme una vera bomba.

Il loro tipo di sound mi ha ricordato più volte quello dei Disgorge messicani, con dei riffs elementari, qualche reminescenza death metal e tempi comunque sempre elevatissimi; la coordinazione dei chitarristi e l’ottimo lavoro svolto dalla sezione ritmica anche in fase compositiva riescono a dare quella marcia in più che spesso a produzioni di questo tipo manca: notevole, in questo senso, il lavoro svolto ad esempio sulla title-track dal combo, con diverse stacchi e ripartenze, nonchè una prova vocale decisiva. E proprio la scelta di assoldare non uno, ma due singer in pianta stabile conferisce al gruppo quel grado di varietà in più che rende ancor migliore i pezzi, e che sicuramente li valorizza anche dal vivo: entrambe le timbriche (ovviamente l’una profonda, l’altra urlata) sono ottime, mai eccessive o fastidiose come potevano diventare, per fare un nome, quelle dei connazionali Prostitute Disfigurment; ed il mixaggio dei suoni non fa che valorizzarle.

Detto anche di un artwork in perfetto stile “Osmose”, e cioè confuso, naïf e francamente discutibile, non possiamo però che considerare questo ritorno discografico degli Inhume un album ai massimi livelli del grind, tra i top dell’anno appena conclusosi: sperando che la band riesca ad essere un po’ più prolifica (e che magari si faccia vedere dalle nostre parti) vi rimando tutti all’ascolto di In for the kill. I vicini vi odieranno, ma la vostra soddisfazione sarà grande.

Alberto “Hellbound” Fittarelli

Tracklist:

1. Incineration of the body by own will
2. Process to Decelerate
3. Inhume
4. Genetic Intervention
5. Prelude to Human Confinement
6. Scourging
7. In for the Kill
8. Decimated Content
9. Bitch Redecoration
10.Bowel Movement
11.Ignorance Of The Elevated
12.Profound Presumption
13.Fucked With Paranoia
14.Blood Orgy At 7th Street
15.Sodomizing Encounter
16.Retreat From Morality

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