Recensione: In Hearing Of Atomic Rooster
Di solito quando si vuole citare bands degne di nota nel panorama hard rock degli anni 70 si finisce per citare i gruppi più famosi, i “porta bandiera” per usare un modo di dire molto comune nel gergo musicale. Ma se ci si cimenta in una ricerca più approfondita si può scoprire un panorama vastissimo sviluppatosi in quegli anni e ugualmente importante e degno di essere ricordato. Si potrebbero citare i “Wishbone Ash”, i GranFunk Railroad” o gli Atomic Rooster. Proprio questi ultimi ritengo sia un gruppo particolarmente interessante, sicuramente non meno degli altri due sopra citati. L’hard rock di questi quattro ragazzi inglesi è vivace, diretto, impreziosito da una certa attitudine progressiva che rende le composizioni di questo combo piene di fascino. Parlo di “attitudine”, attenzione, perché qui di “progressivo” non c’è ne il drumming e ne i fraseggi chitarristici bensì una pregevole abilità in sede di songwriting. Quello che può connotare come effettivamente “hard rock progressive band” gli Atomic Rooster è quella capacità di essere dinamici e nello stesso tempo estremamente articolati nelle loro composizioni. Il disco oggetto qui di recensione è “In Hearing of Atomic Rooster”, album uscito nel lontano 1971. Questo lavoro non esito a definirlo uno dei migliori in assoluto del combo, pregno com’è di grinta e vitalità, nonché di classe tecnico-strumentale. La copertina del platter è ironica e suggestiva allo stesso tempo, immortalando una donna anziana intenta ad “aguzzare l’orecchio” per ascoltare (forse?) il contenuto dell’album, il tutto su uno sfondo pieno di nuvole. Ma passiamo all’analisi di “In Hearing of Atomic Rooster”.
In apertura troviamo l’energica “Breakthrough”, song dove fondamentale per la riuscita del brano risulta l’ottimo lavoro sia del pianoforte, che crea il motivo di base (egregiamente), che con la chitarra costruisce una trama melodica accattivante e di sicuro effetto. Le vocals sono trascinanti al punto giusto e la sezione basso/batteria tesse ritmiche dinamiche e piene di brio. La pregevole cura negli arrangiamenti non sacrifica la forza d’impatto del pezzo, anzi esaltandola con la giusta misura assicurando un risultato più che soddisfacente. La seguente “Break The Ice” prosegue nella ricerca di sonorità dirette ma allo stesso tempo ricercate, specialmente per quanto riguarda i “cambi di fase”. Molto ben costruito è il riffing di base del pezzo, che riesce a fare da “motore” al resto degli strumenti. Un introduzione morbida e malinconica dà inizio alla terza traccia, “Decision/Indecision”. Qui il gruppo dimostra buona capacità di cimentarsi in temi melodici riflessivi, concentrando l’attensione dell’ascoltatore prevalentemente sugli ottimi passaggi pianistici di Grane e soprattutto sulla voce, quasi narrante, di French. “A Spoonful of Bromide” riporta la band ad “avventurarsi” nell’esecuzione di un brano fortemente incentrato sul ritmo, dove pianoforte e chitarre quasi si rincorrono nella tessitura di un riffing brioso e accattivante. La classe esecutiva si sposa alla perfezione, qui, con la maestria degli arrangiamenti che, grazie a pregevoli accorgimenti armonici, rende questa song molto interessante all’ascolto. E’, insomma, in questa song strumentale che notiamo la caratura degli Atomic Rooster come grandi musicisti e interpreti. “Black Snake” è una piacevole track, dove un rilassante tema fondamentale, eseguito quasi prevalentemente per hammond, porta questa traccia ad essere la degna risposta alla storica e magnifica “Child in Time” dei Deep Purple, (e il paragone, anche se scomodo e riduttivo, può risultare calzante ad ascolto del brano ultimato). A seguire troviamo un’altra gemma del platter, “Head in the sky”. Il pezzo è introdotto da una chitarra distorta e quasi sporca, che poi “si lancia” in un riffing tra i più azzeccati dell’album, tanta è la forza persuasiva in esso insita. Il drumming asseconda il ritmico lavoro della chitarra, sviluppando le ritmiche in maniera però molto incisiva e dinamica. Il lavoro all’hammond, poi, arricchisce il tutto con una dose di ulteriore carica di impatto sia ritmico che melodico. Particolarmente interessante è, inoltre, l’inserimento dell’assolo lungo le linee portanti della song, donandole una certa “tonicità”. “The Rock”, penultima traccia del disco, è uno strumentale dove il combo concentra l’attenzione dell’ascoltatore su ritmiche cadenzate sulle quali sia la chitarra che l’hammond ne tessono il tema fondante, semplice ed efficace allo stesso tempo, ma comunque eseguito in una maniera tale da “impegnare”, sempre gradevolmente, l’orecchio dell’ascoltatore (soprattutto negli assoli di chitarra e organo). La band in questo brano si avvale, in più di una sezione fiati che dona originalità all’insieme. Chiude l’album “The price”, pezzo che sembra riprendere , declinandolo diversamente, il discorso introdotto con la precedente track. Da rilevare il lavoro alle vocals di french che, quasi in modo martellante, intona il refrain coadiuvato da un preciso drumming che ne sottolinea la quasi ossessiva ripetività. Fondamentale risulta essere l’apporto di Grane che, sfoggiando una tecnica buona tecnica pianistica, inserisce lungo il tema portante del brano una serie di assoli molto suggestivi.
Il bello degli Atomic Rooster è che non stancano mai, la loro musica è libera da monotone “consuetudini” e si lascia ascoltare con leggerezza e impegno insieme. Questo “In Hearing of Atomic Rooster” ne è prova esemplare.
Nota finale – Nell’edizione remasterizzata del 2001 sono comprese nel cd tre bonus tracks di sicuro interesse: si tratta della versione americana del singolo “Devil’s Answer” e delle versioni live, registrate al “Paris Theater” il 27 luglio 1972, di “Breakthrough” e “A Spoonful of Bromide”.
Tracklist:
1. Breakthrough
2. Break the Ice
3. Decision/Indecision
4. Spoonful of Bromide Helps the Pulse Rate Go Down
5. Black Snake
6. Head in the Sky
7. Rock
8. Price
Bonus Tracks:
9. Devil’s Answer
10) Breakthrough*
11) A Spoonful of Bromide*
BBC In Concert: Paris Theater 27/7/72
Line Up:
Vincent Crane – Keyboards
Pete French – Vocals
Rick Parnell – Drums
Steve Bolton – Guitar