Recensione: In Progress

Di Luca Corsi - 23 Agosto 2011 - 0:00
In Progress
Band: Work Of Art
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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86

Dopo quest’ultimo decennio, caratterizzato dall’uscita di innumerevoli dischi in ambito melodic rock, i fan di questa magica e sempre verde musica hanno appreso – se ce ne fosse stato ancora il bisogno – un’importante lezione: se il disco che si è appena messo nel lettore proviene dalla Svezia, le possibilità che sia mal riuscito, o addirittura inascoltabile, rasentano lo zero.

Terra fertile, quella svedese, che ha saputo dare alla luce nel corso dei gloriosi anni ’80, per rimanere in ambito prettamente AOR, band del calibro di Alien – il debutto omonimo del 1988 è tutt’oggi uno dei cimeli più ricercati dai collezionisti – e Bad Habit “Revolution” (1995) è una delle poche sicurezze in una decade oscura.
Dopo le fatiche fatte, non diciamo per eguagliare, ma perlomeno per partecipare al successo avuto da un genere che ha letteralmente spopolato negli USA come in gran parte del globo, sarebbe stato un vero peccato bloccare la crescita e lo sviluppo di certe sonorità, un netto passo indietro.
Così, sul finire degli anni ’90 e sul progredire dei 2000, gruppi del livello di Last Autumn’s Dream prima, H.E.A.T., Houston e Work Of Art poi, hanno saputo continuare quello che di buono era stato prodotto nelle zone scandinave.
Quest’ultimi in particolare, debuttanti nel corso nel 2008 con lo splendido “Artwork” – da molti esperti del settore inserito nella Top Ten del decennio – si trovano tre anni dopo alla fatidica “prova del nove”: il secondo album.

Frutto di un’esperienza già comunque accumulata negli anni ‘90 – fu infatti nel lontano 1992 che Herman Furin e Robert Säll fondarono i Work Of Art – e ulteriormente corroborata sia dalle numerose collaborazioni intraprese dai vari membri del gruppo (W.E.T., Shining Line, Lionville) negli ultimi anni, che dall’esordio discografico, “In Progress”, l’atteso ritorno degli svedesi, non poteva che essere ottimale. Le influenze che riecheggiano qua e là all’ascolto sono tra le più eleganti e gustose possibili: Toto (soprattutto), ma anche Chicago, Giant, Journey, Survivor e Harem Scarem, giganti dai quali i nostri si limitano a prendere dei pregevoli spunti, lasciando ai più dilettanti e scansafatiche la tristezza del plagio.
Il risultato sono 12 stupende tracce, da ingoiare in un sol boccone, l’una dopo l’altra, senza fermarsi, anzi, ripetendo ulteriormente l’ascolto una volta arrivati a termine.

Sono episodi maestosi come l’accoppiata iniziale formata dall’opener “The Rain” e “Nature Of The Game”, con tastiere prorompenti e sempre in evidenza, a mettere subito le cose in chiaro e schiarire le idee ai più dubbiosi: è ad uno dei lavori più riusciti dell’intera annata che ci troviamo dinanzi.
Una sensazione, questa, decisamente piacevole, soprattutto se a doverla  ulteriormente rafforzare sono le Toto-oriented “Once Again” e “Fall Down”, e tre perle degne del Harry Hess più ispirato: le irresistibili “Never Love Again”, “Until You Believe“ e “Call On Me”, dai cori quanto mai accattivanti. Il singolo “The Great Fall” – del quale è stato girato anche un videoclip – fa la sua strabiliante comparsa a metà tracklist, evidenziandosi come una delle numerose punte di diamante di questa imperdibile uscita.

La voce di Lars Säfsund, per nostra infinita gioia già presente quest’anno nell’omonimo (magnifico) dei Lionville, non è più una sorpresa, bensì una sicurezza. L’ugola del buon Lars è quanto di meglio si possa chiedere ai giorni nostri ad un AOR-singer: calore, sensualità, precisione, e l’invidiabile capacità di catturare l’attenzione nell’immediato, sapientemente ricamata dalla chitarra di Säll, altro protagonista, nonché cervello pensante della band.
Nelle ultime battute fanno capolino pure spunti degni dei mitici Giant dei fratelli Dan e David Huff: “Castaway” è forse la canzone che, ad oggi, il quartetto a stelle e strisce farebbe carte false per possedere.

Senza girarci troppo intorno, quindi, gli svedesi Work Of Art colpiscono ancora una volta nel segno. Se infatti con “Artwork” si guadagnarono ottimi consensi, con questo “In Progress” riescono non solo a bissarne il successo, ma a raggiungere un livello ancora più alto, segno di una crescita oramai avvenuta e, ci auguriamo, destinata a non fermarsi qui.

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Tracklist:

01. The Rain
02. Nature Of The Game
03. Once Again
04. Never Love Again
05. Eye Of The Storm
06. Until You Believe
07. The Great Fall
08. Call On Me
09. Emelie
10. Fall Down
11. Castaway
12. One Step Away

Line Up:

Lars Säfsund – Voce
Robert Säll – Chitarre / Tastiere
Herman Furin – Batteria

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