Recensione: In Remembrance
Recensire un Cd single? E perché mai? La ragione è semplice: la Bud Tribe non ripubblicherà questo pezzo in nessuna altra loro futura realizzazione e, salvo smentite, finora nessuno ne aveva scritto una recensione su nessuna webzine. In Remembrance, per il sottoscritto, rappresenta fin dal primissimo ascolto più di un mero pezzo musicale: l’ho classificato come una delle testimonianze viventi che danno dignità al metallo. Un brano che dimostra che anche i rozzi, duri e sporchi metallari (come ci ghettizza da sempre un certo tipo di stampa benpensante e buona parte dell’opinione pubblica) sappiano scrivere delle canzoni evergreen che possono piacere a tutti, travalicando qualsiasi confine e barriera sia oggettiva che ideologica. Già… come si dice in questi casi? Musica immortale!
Ebbene, proprio di musica immortale si tratta: il vecchio Bud, in occasione della scrittura del pezzo in memoria delle vittime dell’ 11 settembre a New York ha dato fondo alla propria creatività, spogliandosi del vecchio e puzzolente chiodo testimone di mille battaglie e indossando la vesti di un improbabile salvatore della causa. Il tutto coadiuvato da dei pard eccellenti: il batterista Dario Caroli e il chitarrista ritmico (nell’occasione) Leo Milani – entrambi ex Sabotage – , da suo fratello Bid al basso e da Marcello Masi – ex Strana Officina – alla lead guitar e alle tastiere. Grazie alla collaborazione di Alex Marquez e James Hogg per quanto riguarda i testi il singer dei Bud Tribe e il buon Marcello Masi ci regalano una manciata di minuti di estasi metallica, un insieme di note universale, trasognato e senza tempo.
Il brano parte con una tastiera mai intrusiva e prevaricante, rincorsa poco dopo da una chitarra dal suono antico e retrò, quasi evocativo, che rimanda ai maestri degli anni settanta. Fin dalle rime note si percepisce che In Remembrance non è un brano qualunque, ma una composizione destinata a divenire una pietra miliare del metallo italiano prima e mondiale poi. Il passo successivo è l’entrata della calda e scultorea voce del Bud nazionale che sfoggia un’interpretazione da leggenda per tutta la durata del brano: ben sette minuti e ventisei secondi di delirio mistico sonoro. La batteria di Dario è calibrata, mai ossessiva, così come il basso di Bid e il morbido rifferama di Leo, che si adeguano alla struttura rallenty d’insieme. Inutile dire che la parte del leone la fanno la magica chitarra di Marcello Masi e l’inimitabile voce di Daniele Ancillotti, probabilmente alle prese con l’highlight assoluto della sua già lunga carriera, suadente, e capace di avvolgersi su stessa in lente spire, come l’acqua melmosa e pigra intorno alle travi di sostegno di un molo.
Sul finire di questa suite d’eccezione la Bud Tribe si permette di raddoppiare le voci, senza mai però travalicare, consegnando alla storia un pezzo memorabile. Se In Remembrance l’avessero scritta dei gruppi mainstream (solamente a livello di vendite, s’intende!) come Iron Maiden, Metallica, Kiss, Aerosmith e Bon Jovi sarei qui a parlare di una canzone che avrebbe fatto il giro del mondo, vendendo milioni di copie ma, purtroppo la realtà non è questa.
In Remembrance nacque in quel di Empoli e lì rischiò anche di rimanerci, relegata inesorabilmente a una realtà – comunque dignitosa – di provincia italiana. Il pezzo rimette al posto che giustamente le compete l’enfasi sulfurea dell’heavy metal senza inutili auto-indulgenze, rifuggendo procacemente superflui gelidi modernismi tecnologici, come sempre dovrebbero fare certi brani nati per restare ai posteri nell’ancor lustro simulacro del rock duro. Da sempre rifiuto l’assunto, implicito o esplicito che sia, diventato ormai un’epopea, secondo cui ormai ci siamo lasciati irrimediabilmente alle spalle la cultura con la ‘C‘ maiuscola. Sono invece convinto che esista ancora da qualche parte, su quelle note blu della Bud Tribe, con gli autori che si mettono in viaggio su una macchina scassata alla ricerca di quella famosa cultura di cui sopra cercandola tra gli sradicati come noi.
Dopo questo singolo i Bud Tribe sono stati definitivamente catapultati nell’empireo dell’HM… quello che resta alle loro spalle è solo acciaio… solo sogno!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Qui di seguito un contributo eccezionale: Bud Ancillotti spiega i retroscena di questo disco con numerosi aneddoti.
Premetto che In Remembrance non è nato con questo titolo, bensì come Time for Believing, un brano scritto da Marcello Masi dopo l’uscita di On the Warpath. Una sera mi chiamò al telefono e mi disse: “Bud ho per le mani un blues “moderno”, un brano d’atmosfera, vieni a cantarci sopra e vediamo cosa viene fuori”. Mi precipitai, in una stanza della casa aveva messo su un piccolo ma attrezzatissimo studio di registrazione. Mi fece ascoltare il brano che fin dall’inizio mi travolse completamente. Non nascondo che per tutti i sei minuti della durata ho avuto la schiena percorsa da brividi infiniti, e capii subito che anche questa volta Marcello ci aveva regalato un capolavoro. Quando cominciai a improvvisarci sopra ero talmente ispirato che mi feci trasportare dalla musica, e la melodia uscì fuori da sola con naturalezza, tant’e che decidemmo di registrarlo subito per fermare quel magico momento. Lo incidemmo su una cassetta con un testo non ancora ben definito, cassetta che mi fu letteralmente fregata da un amico in partenza per Miami (Florida – USA), dopo aver trascorso le feste di Natale dai suoi familiari in Toscana.
L’amico in questione altro non è che Fabio Ballerini, per gli amici “Topo”, di professione tattoo-man, residente ormai da quindici anni negli USA. In quel periodo lavorava al Merlin’s Art Attack di Miami Beach, un posto sul Boulevard frequentato dalle star di Hollywood, ai musicisti più affermati e non, e dagli addetti ai lavori. Un giorno, mentre stava lavorando, in sottofondo ascoltava la cassetta con la futura In Remembrance. Alcuni suoi amici musicisti, tra i quali Alex Marquez e James Murphy (il primo batterista dotato di incredibili capacità tecniche: ex Anger, Soltices, Malevolent Creation, Demolition Hammer e apprezzato session-man; il secondo già chitarrista dei Death, Obituary, Testament e coinvolto in innumerevoli progetti tra cui il tributo ai Rush realizzato con Billy Sheenan e Dan Castronovo), rimasero colpiti dal pezzo, chiesero a Fabio chi fosse quella band e si offrirono di collaborare alla definitiva stesura del testo.
A lavori ultimati accadde l’attentato alle Twin Towers, così i ragazzi di Miami ci chiesero di registrare in breve tempo quella canzone, chiaramente con un nuovo testo ispirato alla tragedia di New York. Onorati dalla proposta, rispondemmo subito di sì. In Remembrance fu registrato nello studio personale di Marcello e spedito, insieme al disegno di copertina di James Hogg, ai ragazzi di Miami, i quali stamparono il disco (in duemila copie) e lo distribuirono nei negozi delle maggiori città della Florida. Il singolo fu esaurito in breve tempo e tutti i proventi andarono in beneficenza ai familiari delle vittime. Decidemmo di non produrre altre copie perché il progetto richiedeva uno sforzo non indifferente soprattutto per gli amici di Miami che dovevano seguire fino in fondo l’operazione e anche perché ci sembrava giusto chiudere così con il nostro piccolo ma importante contributo. Dopo alcuni mesi ci venne recapitato dall’America un nastro con un brano inedito di James Murphy con Alex Marquez alla batteria e il grande Chuck Billy alla voce, con il beneplacito di loro stessi di poterlo utilizzare se avessimo voluto. E’ un brano che si adatta benissimo al nostro sound e anche se non comparirà sul nostro ultimo lavoro, sicuramente un giorno lo incideremo. Questo è stato il loro ringraziamento e la profonda riconoscenza per quello che avevamo fatto.
Aneddoti
1. Ad Alex piacque talmente il brano che se l’ascoltava sempre tutti i giorni sul suo walkman.
2. Mr. Marquez in quel periodo stava lavorando in studio al progetto solista di James Murphy e tra una pausa di lavoro e l’altra montarono insieme il testo di In Remembrance.
3. Quando il master di In Remembrance arrivò in città, la sera stessa si riunirono per ascoltarlo sul furgone di Fabio una decina di persone tra cui due ragazzi che lavoravano al famoso Criterya Studios di Miami e chi sa abbastanza di musica dovrebbe ricordare che tra quelle mura furono registrati Screaming for Vengeance e Defenders of the Faith dei Judas Priest, Pump degli Aerosmith, Appetite for Destruction dei Guns n’Roses, roba di Marylin Manson etc. etc. Ascoltarono il brano con lo stereo a tutto volume in religioso silenzio e alla fine mi disse Fabio ci fu uno scoppio di emozioni bellissime, un lungo interminabile applauso, urla, forti abbracci e lacrime di commozione.
4. In seguito, vista la richiesta dei nostri fan, In remembrance venne stampato anche qui da noi. Chi fosse interessato può richiederlo direttamente al sito www.budtribe.it
Daniele “Bud” Ancillotti